Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: La giara di Luigi Pirandello.
La giara è una novella di Luigi Pirandello pubblicata nel 1909 e dà il titolo alla undicesima raccolta pubblicata nel 1927 delle Novelle per un anno. Fu convertita nel 1916 in una commedia teatrale e venne rappresentata a Roma nel 1917.
Nel 1922 Pirandello decide di progettare un ciclo unico che raccolga le novelle in 24 libri di 15 novelle ciascuno, con l’editore fiorentino Bemporad disposto a varare un piano editoriale per riorganizzare l’intero corpus della sua produzione novellistica. La poetica pirandelliana vuole che l’autenticità e la verità esistano solo nel caos multiforme del flusso della vita, l’unico stadio in cui possono esistere la libertà e la realtà, ecco che dunque si assiste ad una volontaria scomposizione nella disposizione dei racconti, fatta di novelle giustapposte, senza una cornice, senza un filo logico che le unisca.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Novelle_per_un_anno
Dall’incipit del libro:
Piena anche per gli olivi quell’annata. Piante massaje, cariche l’anno avanti, avevano raffermato tutte, a dispetto della nebbia che le aveva oppresse sul fiorire. Lo Zirafa, che ne aveva un bel giro nel suo podere delle Quote a Primosole, prevedendo che le cinque giare vecchie di coccio smaltato che aveva in cantina non sarebbero bastate a contener tutto l’olio della nuova raccolta, ne aveva ordinata a tempo una sesta più capace a Santo Stefano di Camastra, dove si fabbricavano: alta a petto d’uomo , bella panciuta e maestosa, che fosse delle altre cinque la badessa. Neanche a dirlo, aveva litigato anche col fornaciaj o di là per questa giara. E con chi non l’attaccava Don Lollò Zirafa? Per ogni nonnulla, anche per una pietruzza caduta dal murello di cinta, anche per una festuca di paglia, gridava che gli sellassero la mula per correre in città a fare gli atti. Così, a furia di carta bollata e d’onorarii agli avvocati, citando questo, citando quello e pagando sempre le spese per tutti, s’era mezzo rovinato. Dicevano che il suo consulente legale, stanco di ve derselo comparire davanti due o tre volte la settimana, per levarselo di torno, gli aveva regalato un libricino come quelli da messa: il codice, perché ci si scapasse a cercare da sé il fondamento giuridico alle liti che voleva intentare.
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