Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: I misteri della giungla nera di Emilio Salgari.

I misteri della jungla nera è un romanzo di avventura del 1887 dello scrittore italiano Emilio Salgari, che fa parte del cosiddetto ciclo indo-malese.

Era apparso per la prima volta nel 1887 in appendice a un quotidiano col titolo de Gli strangolatori del Gange, poi su un altro giornale tra l’agosto 1893 e il novembre 1894 come Gli amori di un selvaggio.

La vicenda è ambientata in un’India di fantasia. Le minuziose descrizioni ambientali e i paesaggi esotici, presenti nei racconti che hanno caratterizzato lo stile di Salgari, sono nate da una vasta consultazione di saggi, diari, libri e carte geografiche. Lo scrittore in realtà non ha mai visitato di persona i luoghi da lui descritti nel testo e durante il viaggio.

Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/I_misteri_della_jungla_nera

Dall’incipit del libro:

I misteri della jungla nera di Emilio SalgariIl Gange, questo famoso fiume celebrato dagli indiani antichi e moderni, le cui acque son reputate sacre da quei popoli, dopo d’aver solcato le nevose montagne dell’Himalaya e le ricche provincie del Sirinagar, di Dehli, di Odhe, di Bahare, e di Bengala, a duecentoventi miglia dal mare dividesi in due bracci, formando un delta gigantesco, intricato, meraviglioso e forse unico.
La imponente massa delle acque si divide e suddivide in una moltitudine di fiumicelli, di canali e di canaletti, che frastagliano in tutte le guise possibili l’immensa estensione di terre strette fra l’Hugly, il vero Gange, ed il golfo del Bengala. Di qui una infinità d’isole, d’isolotti, di banchi, i quali, verso il mare, ricevono il nome di Sunderbunds.
Nulla di più desolante, di più strano e di più spaventevole che la vista di queste Sunderbunds. Non città, non villaggi, non capanne, non un rifugio qualsiasi; dal sud al nord, dall’est all’ovest, non scorgete che immense piantagioni di bambù spinosi, stretti gli uni contro gli altri, le cui alte cime ondeggiano ai soffi del vento, appestate dalle esalazioni insopportabili di migliaia e migliaia di corpi umani che imputridiscono nelle avvelenate acque dei canali.
È raro se scorgete un banian torreggiare al di sopra di quelle gigantesche canne; ancor più raro se v’accade di scorgere un gruppo di manghieri, di giacchieri o di nagassi sorgere fra i pantani, o se vi giunge all’olfatto il soave profumo del gelsomino, dello sciambaga o del mussenda, che spuntano timidamente fra quel caos di vegetali.

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