Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Giustino Roncella nato Boggiòlo di Luigi Pirandello.

 

Giustino Boggiolo, un modesto impiegato fornito di una cultura altrettanto modesta, sposa la giovane scrittrice Silvia Roncella e, dopo che questa diventa celebre, rivela uno straordinario fiuto negli affari, prendendo tutte le iniziative di contratto con gli editori, i critici, i giornalisti, i traduttori e il pubblico, per reclamizzare e far fruttare la produzione letteraria della moglie.

Questa sua frenetica attività di agente pubblicitario lo espone alla malignità dei colleghi d’ufficio, che lo ridicolizzano appioppandogli il nomignolo di Roncello e facendogli trovare i biglietti da visita intestati a Giustino Roncella nato Boggiolo. Silvia, che vede il ridicolo della situazione, si distacca sempre più dal marito e si separa da lui, cedendo al corteggiamento di un maturo scrittore, Maurizio Gueli, né si ricongiunge più col marito quando perde l’amore del Gueli e le muore il figlio, sicché sia Giustino sia lei restano soli, ciascuno per la propria strada, chiusi nel proprio dramma interiore.

L’opera fu pubblicata con il titolo di Suo marito dallo stesso autore nel 1911, dopo aver incontrato l’opposizione dell’editore Treves, che avrebbe dovuto stamparlo, perché i personaggi erano molto probabilmente ispirati a Grazia Deledda ed al marito, Palmiro Madesani, e comunque con loro potevano essere identificati. In seguito l’autore ne fece una revisione da intitolarsi Giustino Roccella, nato Boggiolo, ma non la pubblicò, secondo il figlio Stefano perché temeva l’identificazione dei personaggi con Grazia Deledda (ormai insignita del Premio Nobel per la letteratura) ed il marito.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Suo_marito

Dall’incipit del libro:

"Giustino Roncella nato Boggiòlo" di Luigi PirandelloDa quindici giorni Attilio Raceni, direttore della rassegna femminile Le Grazie , scontava con infinite noje, arrabbiature e dispiaceri d’ogni genere una sua gentile idea: quella di salutare con un banchetto la giovane e già illustre scrittrice Silvia Roncella, venuta da poco tempo col marito a stabilirsi da Taranto a Roma. Partendo l’invito da una rassegna come la sua, la quale, piú che a una qualche reputazione letteraria, aspirava a esser considerata òrgano del la mondanità intellettuale romana, e mirando quell’invito nella sua intenzione, non tanto a rend ere onore alla scrittrice quanto a mostrar viva la rassegna con un atto di pura cortesia fuori d’ogni competizione letteraria, non s’aspettava da parte dei letterati colleghi della Roncella, dei critici piú autorevoli della letteratura contemporanea nei grandi giornali quotidiani e, in genere, degli amici giornalisti, tanti tentennamenti e «ma» e «se» e «forse», ombrosità, riserve, anche recisi e sgarbati rifiuti, che gli avevano rappresentato la letteratura militante in Italia come una meschina pettegola farmacia di villaggio; e piú d’una volta aveva sospirato per l’amara considerazione che un’idea come la sua ben altre accoglienze avrebbe avute certamente a Parigi, dove in parte il comune orgoglio nazionale (sia benedetto!) in parte quella piú diffusa e sentita cognizione delle cose ordinarie del viver civile, che affievolisce risentimenti e gelosie pur non impedendo la stima particolare che ciascuno in segreto può fare dell’altro, consigliano di non negare onore a chi per giudizio ormai universale se lo sia comunque meritato; come a lui pareva che fosse il caso della Roncella, dopo il grande successo del romanzo La casa dei nani.

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