L’ultimo spettacolo di Gianluca Foglia, fumettista, narratore e blogger de Il Fatto Quotidiano, in tournée nazionale
C’era una volta il liscio, storia “di calli gentili, di mani ruvide che lavorano” come racconta l’autore Gianluca Foglia di Parma, che insieme ai musicisti Stefano Melone ed Emanuele Cappa ha dato vita allo spettacolo Nel ventre della balera, che dopo il debutto a Milano sarà in scena sabato 18 novembre in provincia di Ravenna e il 24 a Bertinoro, proprio nelle terre romagnole che hanno visto nascere (e tramontare) il fenomeno delle balere estive e del ballo di coppia.
Distribuito da Sonoriscausa e finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia Romagna, lo spettacolo è un atto unico con voce narrante e disegno dal vivo.
Fogliazza è noto come blogger per Il Fatto Quotidiano, autore satirico e narratore di testi a fumetti sul tema della Resistenza antifascista e temi sociali. Da Memoria indifferente – Le donne della Resistenza del 2008, a Officine Libertà, dedicato allo sciopero dei tranvieri milanesi del marzo 1944 in scena nel 2014, fino al recente libro illustrato per Gianna Pasi del 2021 intitolato Storia di una bambina farfalla di Gaza, per Edizioni Q di Roma. Nel 2022 ha vinto il Premo Nazionale “Maurizio Musolino” per il suo impegno come disegnatore e narratore pro Palestina.
Suo compagno in questo viaggio musicale nella memoria delle balere è, come si scriveva sopra, Stefano Melone, musicista, produttore artistico oltre che ingegnere del suono; autore delle musiche del Giubileo 2000 e collaboratore per 14 anni, di Ivano Fossati. Insieme a loro Emanuele Cappa, formatosi al Conservatorio Arrigo Boito di Parma e in curriculum le collaborazioni con i registi Ilaria Gerbella e Pino L’Abadessa, fino al sodalizio, nel 2008, con Gianluca Foglia.
Come è nato il progetto di uno spettacolo dedicato al liscio e alle balere e quali sono state le fasi della sua realizzazione?
“L’occasione nasce da un bando della Regione Emilia Romagna, l’opportunità di conoscere quindi un argomento nuovo, ma con tutti i dubbi di chi imbocca una strada sconosciuta. Io non so ballare, non so suonare e non conosco la musica. Forse per questo il mio approccio è con la curiosità della gente, che scopre e le si rivela l’inimmaginabile. Prima di tutto occorre leggere e parlare, capire se la storia da raccontare è nelle tue corde. Una volta che la senti dentro, un libro tira l’altro, le parole ascoltate da chi ha vissuto quelle balere, sulla pista e sul ballo, sono autentiche poesie di vita. Disegnare i personaggi, per vedere, quindi capire la storia, condividerla col gruppo di lavoro e rassegnarsi al fatto che ci sei già dentro fino alla punta dei capelli e quella del liscio è storia di popolo che attraverso il ballo mostra il suo cambiamento, il suo riscatto, il suo coraggio”.
Quali sono state le fonti per raccontarla? Racconti di genitori, filmati, riviste dell’epoca…
“Dalle piccole edizioni di paese, quelle che trovi al circolo locale o presso l’associazione, alle parole di chi ha fatto quella musica quando ancora traboccava di talento, ai ricordi dei nonni, un libro in particolare E ballando ballando di Anna Tonelli, assistere alla musica dal vivo, cantata e ballata. Forse, più di tutto, è quello che chi era giovane allora, ti confida, quasi sussurra, come avesse trovato chi gli restituisce un pezzo di memoria e per questo ne capisce e apprezza il valore di quel tempo. Perché in fondo questa storia non è solo per i giovani, ma anche per loro”.
Nel trailer dello spettacolo racconti le origini del liscio che risalgono a Giuseppe Verdi e al passaggio dal ballo di gruppo al ballo di coppia che ha una forte carica erotica ma anche eversiva. Tanto che il liscio era visto male sia dalla Chiesa che dallo Stato. Oggi però il liscio è confinato a una danza per nostalgici. Come farlo piacere ai più giovani?
“Questa è LA sfida. Far scoprire ai giovani che in questa storia c’è una modernità che parla di loro: il ballo è l’espressione antropologica di un diritto per cui battersi, a cominciare dal diritto ad essere felici e quindi quello ad essere liberi. Ma non basta: ci vogliono suggestioni che portiamo avanti da anni: una forte, quasi simbiotica sintonia con Emanuele Cappa, musicista e autore, un accompagnamento da colonna sonora che affianca costantemente il racconto orale, soprattutto grazie al disegno che viene realizzato dal vivo. Lasciare al pubblico il tempo di stupirsi mentre vede un tratto prendere forma e linfa alla curiosità di ognuno, ascoltare e vedere che persone comuni hanno saputo imparare la musica senza aiuto se non con il solo desiderio di riscattare una vita di fatica, produce un coinvolgimento in cui il ballo si fa da parte per farsi scenografia del corteggiamento, dell’amore, della passione, della seduzione. Il disegno è la mia chiave: disegnare è vedere, vedere è capire, disegnare è capire. In questa storia è anche scoprire”.
Che cosa rappresenta questo spettacolo nel tuo percorso artistico in cui ti sei dedicato attraverso il teatro e il fumetto, a raccontare tematiche sociali e della Resistenza antifascista, oltre ad essere fumettista e blogger per Il Fatto Quotidiano?
“Rappresenta un sollievo, un divertimento trascinante, un senso di appartenenza a una comunità da ricostruire, alla creatività di chi non aveva nulla o quasi ma sapeva inventarsi un mondo che avrebbe abitato a passo di danza. Vuol dire che ancora una volta devo molto alla mia ignoranza che mi ha reso curioso. Non sono uno storico, sono un disegnatore che parla attraverso voce e tratto, ciò vuol dire che mi posso concedere licenze poetiche, ma non di raccontare bugie, perché il ventre della balera, per me che anagraficamente non ho vissuto quei tempi, resta comunque la suggestione più bella che la vita possa esprimere. Anche per questo stavolta mi diverto di più!”.
Quali saranno i pezzi musicali presenti nello spettacolo che avete scelto e perché?
“Le musiche dello spettacolo sono tutte originali così come tutte le musiche dei nostri precedenti spettacoli. Per Nel Ventre della Balera ho avuto la fortuna di condividere il lavoro di scrittura del testo, con un musicista e alchimista d’eccezione come Stefano Melone che ha composto ed arrangiato le musiche insieme ad Emanuele Cappa. In scena verranno eseguite da Emanuele che si alternerà tra chitarra, clarinetto, fisarmonica e kazoo a colorare con la giusta suggestione sonora ogni singola parola o disegno. Come sempre la musica è assolutamente fondamentale in tutti i miei progetti, in questo caso ancora di più. Si ascolteranno polche, mazurche e valzer …”.
Tu hai un ricordo particolare legato alle balere o c’è stato qualche aneddoto che ti ha colpito in modo particolare?
“Non ho vissuto le balere, ma il ballo nelle feste quando queste si erano fatte ormai politiche. Sono del ’71 e all’epoca, d’estate, ovunque vi fosse un prato libero in città trovavi volontari, cucine da campo e l’orchestra: mia nonna si ostinava a guardare i ballerini, io non capivo, me vedevo la felicità mista a sudore in chi percorreva la pista senza smettere più”.
Il liscio e la sua tradizione sono legate alla Romagna e alle vacanze estive. Perché è importante mantenere viva la memoria su questo fenomeno culturale anche oggi? Che cosa può dirci ancora di attuale sul modo di divertirsi?
“La memoria è sempre importante, una geografia della destinazione. Se il passato ha qualcosa da insegnarci, e ce l’ha, ha valore attuale perché ci dà la consapevolezza. Oggi la cultura civica è sempre più necessaria, l’educazione soffre in emergenza come una siccità di umanità. E il ballo, il ballo chiuso di coppia, è il trionfo di un rituale, un inno alla vita, una ribellione al destino che batte come una primavera inarrestabile: un desiderio in amore che ti afferra e ti travolge e accompagna la vita descrivendo il mutamento della società, il nostro quotidiano. Cosa può dirci ancora? Ballando in coppia puoi parlare anche a bocca chiusa, mescolare intimità, respirarsi nell’altro/a, ansimare come fosse l’apice di un piacere fisico a cui manca solo l’atto: ecco perché sono convinto che se torna il liscio fra i giovani… abbiamo risolto il calo demografico”.
Anna Cavallo
Cover: Nel ventre della balera – Photocredit Pierangela Flisi
In scena il 18 novembre al Teatro Socjale di Piangipane (Ra) ore 21.30 e il 24 novembre al Teatro Novelli di Bertinoro (Fc) ore 21.