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I libri della memoria catturano sempre l’anima: ne è un esempio “Negli anni in cui amavo Jim Morrison” di Sylva Batisti. L’autrice ci apre il suo cuore e narra di sé e della sua vita, delle sue gioie più grandi, dei suoi dolori, della maternità, della morte del genitore. Molto intense e suggestive le pagine in cui l’autrice spiega che rinascere è vedere il mondo con gli occhi di un neonato e che per riaprirsi al mondo bisogna avere anche il coraggio di chiudere. I bambini sono sempre stati i compagni fedeli della rinascita dell’autrice, i maestri fondamentali che le hanno donato una saggezza innocente e pura.
“Tutto cominciò a Brighton” scrive la Batisti. Ebbene sì, il suo amore per Jim Morrison iniziò lì, lontano dalla sua terra nel luglio del 1986 in casa Eglington dove alloggiava per studiare l’inglese. Pioggia, musica, il fresco mare del nord, quindici anni, desiderio di crescere, di amare e la libertà. Era l’epoca in cui non c’era il cellulare, il tempo in cui si scrivevano lettere d’amore oppure ci davamo un appuntamento telefonico. C’era il gusto dell’attesa, l’emozione che si faceva largo nell’animo e diveniva sogno, poesia. E la vita non è vita senza sogni, senza fughe, senza segreti, senza piccole adorabili bugie. Vent’anni non tornano più, nell’attesa di qualcosa che sconvolga la nostra vita donandoci la felicità, anche solo per un attimo. Cantava Morrison: “Reinventiamoci tutti gli Dei, tutti i miti dei tempi. Celebriamo simboli da vecchie profonde foreste…”.
Mi è piaciuto moltissimo questo libro, il cui linguaggio è universale e nelle cui pagine ciascuno può ritrovare una piccola parte di sé. La scrittura è perfetta, mirabilmente scorrevole e affascinante. A tratti assume la forma di una ballata, sì la ballata della vita, ha un suono quasi musicale e racchiude un’immensa poesia. Scrittura molto convincente che avvince ed evince, che tesse e ricama, che ricorda e riscopre. Parole dettate dall’anima così cariche di energia che coinvolgono profondamente e trasmettono voglia di fare unita ad una potente carica positiva.
La narrativa di Sylva Batisti è impegnata nella ricerca tenace dei vecchi miti per renderli attuali e dare alla parola una nuova dimensione e stesura, pur rimanendo nella musicalità del tempo. La sua vena creativa non conosce tramonti sia per l’armonioso raccontare e per la melodia intrinseca del contesto, sia per l’alta ispirazione di sentire e di sapersi esprimere. Un libro molto valido.
Note di Nicla Morletti.
L’autrice
Sylva Batisti nasce a Firenze nel 1971, docente precaria della scuola secondaria di secondo grado a Prato, mediatrice familiare, scrittrice con spiccato interesse per la scrittura autobiografica come cura di sé. Ha al suo attivo diverse pubblicazioni oltre al libro Negli anni in cui amavo Jim Morrison (edizioni Ibiskos 2014): Pietro Nencioni e l’arte della cura, 2012, Piano b editrice (segnalazione d’onore 2013 al Premio Firenze), Dal ghetto del paradiso, la pedagogia antidiscriminatoria di Fabrizio De André, 2017, Sensibili alle foglie. Infine Il pegaso nascosto del sentiero, 2019, Kimerik.
Ama il teatro, le tartarughe, i conigli e la poesia. Verso preferito: Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza… (Lorenzo Il Magnifico).
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Audiolibro
“Negli anni in cui amavo Jim Morrison”
di Sylva Batisti
Edizioni Ibiskos 2014