Napoleone il piccolo è il primo di una lunga serie di libri pubblicati da Victor Hugo per denunciare al mondo gli avvenimenti del 2 dicembre 1851, il colpo di stato di Luigi Bonaparte, che causarono la fine della seconda repubblica. In realtà sembra che la prima idea di Hugo fosse di pubblicare un racconto cronologico degli avvenimenti in quello che divenne poi Storia di un delitto, ma l’autore lo mise da parte e lo pubblicò solo nel 1877. Un altro libro, di poesie, dedicate allo stesso argomento è già presente in Progetto Manuzio col titolo Castighi.

 

Questo testo venne scritto fa Hugo nel suo esilio di Bruxelles, ma la sua pubblicazione (nell’agosto del 1852 a Londra) coincise con il suo trasferimento in Inghilterra, prima a Jersey e poi a Guernsey. Si tratta, in tutti questi libri, di una violenta requisitoria contro Luigi Bonaparte, le sue manovre politiche, la corruzione e l’uso della forza. Il titolo è naturalmente un gioco di parole per paragonare quello che diventerà in seguito Napoleone III (ma al momento della pubblicazione non era ancora imperatore), al suo ben più famoso zio Napoleone I: l’inizio delle due fortune sono simili: il colpo di stato del 18 brumaio per Napoleone il grande, e il colpo di stato del 2 dicembre per Napoleone il piccolo, ma il primo riscattò la sua fama grazie alle sue grandi vittorie militari, ed il secondo l’infamò invece ulteriormente con il suo comportamento mediocre e opportunista.

Hugo descrive con ferocia la violenza del colpo di stato, il massacro dei cittadini inermi e la successiva repressione, denunciando la complicità dell’esercito, della magistratura e della Chiesa. Il linguaggio è vibrante e appassionato, ricco di immagini forti e di invettive dirette contro Luigi Bonaparte e i suoi sostenitori.

Tra i tanti delitti elencati, sicuramente di grado inferiore è il giuramento di fedeltà richiesto a tutti gli impiegati pubblici, ma la lettura di un capitolo, dedicato al giuramento degli scienziati e degli insegnanti, sembra perfettamente calzante se utilizzato come commento anche all’analogo giuramento che il regime fascista richiese in Italia nel 1931.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Il giovedì 20 decembre 1848, essendo l’Assemblea costituente, in seduta, circondata da un imponente apparato di truppa, dietro un rapporto del rappresentante Waldek-Rousseau, fatto in nome della Commissione incaricata di verificare lo scrutinio per l’elezione alla presidenza della Repubblica; rapporto, nel quale fu rimarcata questa frase, che ne riassumeva tutto il concetto: «È il suggello del suo inviolabile potere, che la nazione, con questa meravigliosa esecuzione data alla legge fondamentale, pone da sè stessa sulla Costituzione per renderla santa ed inviolabile» in mezzo al profondo silenzio di novecento costituenti riuniti in massa e quasi al completo, il presidente dell’Assemblea costituente, Armando Marrast, si alza e dice:
«In nome del popolo francese:
Attesochè il cittadino Carlo-Luigi-Napoleone Bonaparte, nato a Parigi, riunisce le condizioni d’eligibilità prescritte dall’art. 44 della Costituzione;
Attesochè nello scrutinio aperto su tutta l’estensione del territorio della Repubblica per l’elezione del Presidente ebbe la maggioranza assoluta dei voti;
In virtù dell’art. 47 e 48 della Costituzione, l’Assemblea Nazionale lo proclama presidente della repubblica, da oggi fino alla seconda domenica di maggio 1852».
Un movimento ebbe luogo sui banchi e nelle tribune ripiene di popolo; il presidente dell’Assemblea Costituente soggiunse:
«Ai termini del decreto, io invito il cittadino presidente della repubblica a volersi recare alla tribuna per prestarvi il giuramento.»

Scarica gratis: Napoleone il piccolo di Victor Hugo.