Mirella
di
Grazia Deledda
tempo di lettura: 4 minuti
A volte noi dubitiamo che Dio esista. Perché, infine, dov’è questo Dio? In cielo in terra in tutte le cose: va bene; ma insomma nessuno lo ha mai veduto.
Allora Dio, per provarci la sua esistenza, ordina che venga una bella giornata.
Non una giornata di primavera, di estate o di autunno, ma una giornata d’inverno.
È la più bella di tutte; è lo zaffiro nell’anello dell’anno.
Tutte le finestre si aprono al sole, tutti i sensi alla gioia.
E davvero allora si sente la presenza di Dio in cielo in terra e in tutte le cose.
Per completare la festa viene a trovarci Mirella.
Questa Mirella ha cinque anni, e sebbene non sappia ancora leggere, porta sotto il braccio il “Corriere dei Piccoli”.
È tutta fresca e rossa come il corallo appena pescato.
Il suo bel cappottino morbido è rosso, la sua scuffia è rossa. È la scuffietta ornata di ricami antichi delle bambine di Sardegna: ed anche gli occhi neri dorati di Mirella sono quelli delle bambine di Sardegna: quegli occhi ammaliatori dei quali parlano gli storici antichi, ed al cui sguardo si attribuiva una potenza quasi divina.
Ma il modo di esprimersi e il modo di parlare di Mirella, e sopratutto quello di osservare le cose, sono perfettamente toscani.
E questo si spiega, perché il babbo di Mirella si mise una volta in viaggio dalle sue montagne di Pistoia alle montagne di Nuoro in cerca di una moglie insieme alla quale comprare Mirella.
Mentre stiamo in giardino a goderci il sole, capita qui per un momento uno scienziato.
Appena affissa lo sguardo d’aquila su Mirella dice:
— Questa sarà una grande donna!
Il perché non lo dice; ad ogni modo, andato via lui, ci viene in mente l’idea d’intervistare la futura grande donna.
— Cosa farai, Mirella, quando sarai grande? – le domandiamo non senza un certo senso d’ansia.
E il cuore ci si allarga, poiché Mirella risponde:
— Voglio andare a ballare.
E lo dice con un tono un po’ cadenzato e impaziente, che significa: possibile che tu non lo capisca?
— Voglio fare anche la giardiniera – aggiunge un po’ pensierosa.
— E perché?
— Perché nel tuo giardino ci sono le ciliege e l’uva e gli alberi sui quali arrampicarsi.
E, certo, ella dimostra, fin d’ora una vera tendenza a salire in alto: i suoi piedi, come le zampe degli uccellini, non possono stare a lungo sulla nuda terra.
Mirella ha pure una grande attitudine a lavorare in giardino.
Scava e tocca la terra con voluttà, solleva pesanti secchi d’acqua, scopre insetti ancora a noi sconosciuti: e non ha paura dei vermi che prende sulla punta di un fuscello, per tentare di farci paura, e ridendo per la sua birbanteria.
E sa zappare ancora prima di saper scrivere.
Per questo, sì, ricorda i nostri avi sardi lavoratori e amici della terra.
I nostri discorsi non sono sempre frivoli, come per esempio quando si gioca alla visita della signora Maddalena e questa signora Maddalena, che è Mirella, parla di vestiti e, pettegolina com’è, critica i suoi amici e si beffa di loro: no, a volte i nostri discorsi assurgono ad altezze da impensierire.
Ecco, per esempio, Mirella mi si stringe addosso e mi dice sottovoce:
— Dio ci ha i lupi.
— I lupi? A far che?
— Io non lo so: ha con sé i lupi.
— Dio ha con sé gli angeli – dico io alquanto turbata. – Chi si è permesso di dirti questa brutta cosa, che Dio sta coi lupi?
— Me lo ha detto Allìna.
— Va subito a chiamare Allìna.
Allìna si può chiamare dall’angolo del giardino: Mirella però profitta dell’occasione per arrampicarsi in cima al cancello e di là sul tiglio nudo, e di lassù la sua voce si spande come a maggio il vivo odore del tiglio fiorito.
— Allìna! Allìna! Allìna vieni.
Dopo pochi momenti Allìna è con noi.
— Be’, come va questa storia? Perché hai detto che Dio sta coi lupi? Son cose, queste, da dirsi ai bambini?
— Ma io non ho detto proprio niente.
— Mirella! Perché questa bugia? Chi è che ti ha detto…
— Be’, – interrompe lei, – me lo sono inventato io.
Che avverrà di Mirella?
Non pensiamoci: per adesso è meglio lasciarla volare dietro al suo cerchio, o buttare sassi agli altri bambini, o tentare cantando i primi passi e gli atteggiamenti lusinghieri della danza.
Ecco Mirella che va a marito,
Con duecento anelli in dito;
Cento di qua – cento di là,
Ecco Mirella che se ne va.
Fine.
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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: Mirella
AUTORE: Grazia Deledda
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: "Novelle", di Grazia Deledda ; a cura di Giovanna Cerina ; Volume 5; Bibliotheca Sarda n. 11; Ilisso Edizioni; Nuoro, 1996
SOGGETTO: FIC029000 FICTION / Brevi Racconti (autori singoli)