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Seconda opera narrativa di Mirco Dondi dopo I Malriusciti (Elliot 2012), I soldi degli altri (Vallecchi 2023) è un romanzo a trama finanziaria che mira a riflettere sulle verità scomode, sull’arte manipolatoria dei media e sui riti assolutori. La vicenda si snoda attorno a un comico che nel suo show denuncia uno scandalo finanziario, ma la banca che è coinvolta nell’affare si vendica contro di lui riducendolo in prigionia in un hotel nel sud della Francia.
Il comico Gerri Sansa passa da un picco di popolarità, che lo indica tra i più graditi alla presidenza della Repubblica, a un’ondata di discredito dal momento che la sua denuncia è presentata dai media come una forma di pubblicità emotiva, un bluff orchestrato insieme alla banca.
Dal canto suo il pubblico giunge a godere la gogna dei personaggi, accompagnato per mano da strutture mediatiche precise e inesorabili. La domanda che ne sorge è: quale ruolo ha assunto oggi l’informazione? I media indeboliscono i poteri partecipativi? Cosa davvero significa «libertà di stampa»?
Dentro alla storia si coglie il potere ipertrofico della finanza (costruito attorno al personaggio di Michele Colavolpe) che va a incrociare la vita quotidiana di persone comuni, a loro volta afflitte da debiti insostenibili, brama di guadagno, prodigalità.
I soldi degli altri è un’opera narrativa molto diversa dai Malriusciti. Romanzo di formazione il primo, dove, nello sfondo di una Bologna dei primi anni Ottanta, quattro amici che si credevano inseparabili sperimenteranno individualmente, e inevitabilmente, un futuro per ciascuno molto diverso. I Malriusciti adombrano comunque una antecedenza: la vanità delle illusioni e l’urto con la realtà delle cose.
Se pure differente è la loro architettura narrativa, entrambi i romanzi sono ben strutturati, e senza discontinuità i fatti vengono raccontati attraverso una scrittura moderna (contemporanea, se mettiamo in conto i tecnicismi e certo slang), incisiva, smagliante. A tratti comica, anzi, pirandellianamente, visti gli argomenti, umoristica. A tratti irriverente nei confronti del mondo con cui parecchi personaggi, e non solo i personaggi, si scontrano. Il linguaggio non sconfina dall’urgenza comunicativa soprattutto perché, per Dondi, la letteratura non è solo un’operazione estetica: la sostanza della forma ha carattere etico.