Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)Pubblicato Memorie di Giulio Bonnot di Paolo Valera.
Dall’incipit del libro:
Le ultime parole dei copains del fatto sono state queste:
— Noi siamo tutti destinati alla morte. Se uno di noi sopravvive spieghi le ragioni della nostra guerra alla Società.
— E se morremo tutti? domandò Garnier senza spaventarsi.— Affidiamo questo compito alla storia, rispose con un gesto tragico Bonnot.
Io sono il superstite della «banda» e mi presento nell’anonimo. È inutile la spiegazione del mio rifugio. Nessuno può credermi vile. L’audacia degli automobilisti rossi è il mio scudo.
Mi abbozzo. Fisicamente sono simpatico e di una magrezza spettrale. Alto, forte, molti capelli chiari e crespi come quelli di Sante Caserio, il fornaio presidenticida. Occhi grandi azzurri lucidi, mani lunghe che stritolano o stringono come una morsa. Le mie dita sono tentacoli di ferro adunghiate di punte che lacerano le carni. La pieghevolezza delle membra l’ho acquistata al trapezio e al maneggio delle armi. Tutti noi siamo stati appassionatissimi degli esercizi muscolari, Garnier e Valet sono stati sorpresi dalla polizia mentre martellavano gli ultimi chiodi nei pali di sospensione. Il trapezio ci ha resi tutti agili e duttili come clown. Giulio Bonnot aveva la prestezza dei gatti lesti e gli slanci delle scimmie.