Magali Boisnard (1882-1945), poetessa, scrittrice e conferenziera, nacque in Provenza ma si trasferì da bambina in Algeria, dove i genitori avevano attività di silvicoltura. Parlava correntemente l’arabo e fu molto interessata alla cultura islamica. Nella novella Les Endormies descrive le differenze tra la cultura francese e quella islamica, confrontandole come due diverse forme di civiltà, una laica e l’altra religiosa. Per Boisnard l’Islam rappresenta una grande forma di civiltà di un tempo, ora momentaneamente assopita. Francesco Cucca, in questo breve scritto traccia un profilo della scrittrice e offre la trama di alcuni suoi lavori ancora (nel 1911) al livello di manoscritto tra cui Maâdith che dieci anni più tardi, dato alle stampe, divenne un grande successo editoriale.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
«Nesgma» – stella – è l’appellativo soave e delizioso che i beduini di «Annèba» – Bona – e dei dintorni han consacrato a Magali Boisnard, dal giorno in cui Rebah il «deruisc» – negromante – dal volto bello ed austero, disse che sulla fronte di lei vedeva splendere una stella, e predisse che quella stella, su quella fronte, sarebbe apparsa ogni giorno più fulgida e smagliante.
Così, come i buoni beduini, anche noi, parlando della sua arte grande e vigorosa di poetessa e di studiosa, di profonda osservatrice e sicura psicologa, amiamo chiamarla con quel nome che suona particolarmente significativo perchè è il battesimo di quel popolo ignaro e selvaggio e diffidente della razza bianca, che non si dà e non si svela se non dopo aver riconosciuto la sincera ed affettuosa simpatia dentro il cuore di una razza diversa, verso la quale, per istinto e per fanatismo, nutre un forte odio che cova vigile in fondo al suo cuore di vinto e di sottomesso.
Ma Nesgma, che fiorì la sua infanzia nelle selve del Beni-Salah, dove per molti anni suo padre, ingegnere civile, attese ad opere di industria agricola nelle foreste, imparò da piccina a vivere la vita della tenda e del gorbino, e accompagnandosi con le vagabonde e selvagge pastorelle del bled, colle folleggianti custodi delle caprette, su per le rupi scabrose e per le balze lisce, s’inebriò di bellezza e di libertà, di bontà e di passione, di sole e di scirocco; si diede tutta ad una fanciullezza immemore, quasi di primitiva, correndo agile come una gazzella e cantando ignara le canzoni d’amore voluttuose ed appassionate in groppa ai polledri selvaggi che, fin da allora, furono la sua predilezione.
Scarica gratis: Magali Boisnard-Nesgma. La musa d’Algeria di Francesco Cucca.