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La situazione interna al Partito Democratico (PD) sembra essere in piena ebollizione, tanto che Andrea Orlando, con la sua faccia da giovanotto, pare aver bevuto grappa ad alto grado alcolico, viste le sue recenti dichiarazioni. Elly Schlein, nel ruolo della dolce euchessina, cerca di far digerire il tutto, ma in realtà sembra essere la sua purga. Tra i due sembrava amore, ora è odio; tentennano, si cercano e si criticano, come due fidanzati sull’altalena, oppure teneramente abbracciati sulla sdraio ferragostana. Tuttavia, lei mai si metterebbe in topless e lui in bermuda, forse per questo il loro amore senza eros sembra più un patto di interesse.
Il PD ha avuto successi elettorali, ma ora deve consolidarli, nonostante il partito sia suddiviso in mille rivoli in eterna lotta fratricida, dove non mancano spesso le botte e gli sputi in faccia. Non c’è da stupirsi di tutto ciò in un partito di sinistra che attua politiche liberali, un coacervo di interessi ormai senza anima. Tuttavia, ce la stanno mettendo tutta e hanno recuperato. La Meloni ha paura, sa di non avere molto tempo prima che uno sgambetto da sinistra la scalzi. Attizza il popolo di destra, ma questo popolo fluttua e chissà mai che non possa votare PD se insoddisfatto: elettori come trote e dirigenti politici come polpi, questa è l’immagine iconica.
Il “Piccolo Buddha” di La Spezia
Come il piccolo Buddha, anche Andrea Orlando è un predestinato. E naturalmente, fin dalla più tenera età, in pratica da quando fu eletto sui banchi del consiglio comunale in quel di La Spezia. La città dove nacque, e dove a pochi mesi dal lieto evento si iscrisse alla Federazione giovanile comunista, diventandone, in men che non si dica, segretario cittadino. Il tempismo infatti è una delle sue qualità più evidenti, da quando iniziò a mettere nel mirino un qualche incarico (soprattutto ministeriale), a cui sembrava inevitabilmente portato. Insomma l’uomo giusto al posto giusto, ça va sans dire. D’altra parte è la fortuna di trovare sulla propria strada tanti talent scout. Come Piero Fassino, che lo scoprì nella «cantera» ligure e lo nominò responsabile dell’organizzazione nei Democratici di sinistra. O come Walter Veltroni, che nel neonato Partito Democratico lo promosse portavoce. E ancora Pier Luigi Bersani, che scoprì la sua attitudine ai temi della giustizia, rendendo possibile la realizzazione di un sogno della pubertà: sedersi da guardasigilli alla scrivania di Palmiro Togliatti nei governi Renzi-Gentiloni.
Schlein e Orlando: Un Amore Senza Eros
Ora, il “Piccolo Buddha del Golfo dei Poeti” è un po’ alle strette. Elly Schlein vuole in tutti i modi che si candidi nella sua Liguria. Lui, all’inizio, è stato pure lusingato, ma, pensandoci meglio, sta cercando una via di fuga, un altro nome che possa prendersi carico della “bega”. Una ricerca che non indispettisca il Nazareno, pubblicamente infatti il bel “tenebroso” non esclude il percorso. Nelle interviste con la cronaca genovese di Repubblica, dichiara: «Io sono a disposizione». Una frase fatta che dicono tutti quelli che vorrebbero svignarsela. Da questo punto di vista Andrea Orlando è un maestro del diversivo, un giocherellone, un talentuoso virgulto dell’ammuina. Tanto vale allora dare l’impressione a Elly che è cresciuto, che questa volta ci pensa sul serio, anche se l’ex ministro non può certo essere considerato un “profeta in Patria”, dato che i suoi rapporti nel capoluogo di regione sono freddini. Poi arriverà l’autunno, spera, e come per magia, il “predestinato” uscirà di scena, spunterà un civico d’area, chiunque, ma non lui, con buona pace della segretaria.
I Leader Usa e Getta del PD
Un po’ come è successo alle Europee: per settimane la sua candidatura è circolata con insistenza, capolista nel Nord Ovest, poi alla resa dei conti, lo spezzino è scappato a gambe levate. È che Bruxelles, esattamente come Genova, non valgono una messa. Il “golden boy” deve curare i suoi interessi nella Capitale, in qualità di capo della sinistra dem, nonché di ultimo “comunista”. Un dato di fatto, che gli ha consentito di diventare la spalla di Ugo Sposetti, in pratica il vice guardiano nella ricchissima fondazione della memoria. C’è solo un desiderio a cui il prode Orlando sacrificherebbe la “bella” vita da deputato di opposizione: diventare prima o poi segretario del PD, cosa che non gli è ancora riuscita. Un sogno che però non può condividere con Elly, almeno per il momento.
Il Brivido dell’Incubo Meloni
Mentre all’interno del PD la tensione è palpabile, fuori dalle sue mura si respira l’aria di un thriller mozzafiato. Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, osserva con preoccupazione crescente. Sa bene che il tempo non gioca a suo favore. Ogni giorno che passa, il rischio di uno sgambetto da sinistra aumenta. La Meloni è consapevole che la sua posizione di potere potrebbe essere minacciata da un PD che, nonostante le liti interne, sta lentamente recuperando terreno.
In questo clima di incertezza, la Meloni attizza il popolo di destra con parole infuocate, sperando di mantenere saldo il suo elettorato. Ma questo popolo fluttua, come trote in un torrente in tempesta, sempre pronte a cambiare direzione. Gli elettori sono delusi, insoddisfatti, e in un attimo potrebbero decidere di voltare le spalle alla destra per dare una chance al PD, se quest’ultimo riuscirà a presentarsi come un’alternativa credibile e unita.
La Meloni vive nell’incubo costante di vedere il suo impero crollare da un momento all’altro. Ogni mossa politica è un passo sul filo del rasoio, dove un minimo errore potrebbe essere fatale. Le ombre del PD si allungano minacciose, e il timore che una coalizione di sinistra possa riuscire a scalzare la destra diventa ogni giorno più reale.
Il popolo di destra è come un banco di trote, sempre in movimento, difficile da controllare. I dirigenti politici, simili a polpi con mille tentacoli, cercano di agguantare ogni opportunità per consolidare il proprio potere. Ma nel mare in tempesta della politica italiana, nulla è certo. La Meloni sa che deve guardarsi le spalle, perché un attacco può arrivare da qualsiasi direzione. E quando arriverà, potrebbe essere già troppo tardi.
L’ultima sbornia politica del PD potrebbe trasformarsi in un incubo per la Meloni, un thriller che tiene con il fiato sospeso l’intera nazione. Tra alleanze strategiche e litigi intestini, la battaglia per il potere è appena iniziata. E in questo gioco senza regole, il finale è tutt’altro che scontato.