L’adolescente con la sindrome di Asperger che ha conquistato i teatri

Un padre premuroso, una madre irresponsabile e un figlio quindicenne con la sindrome di Asperger. In mezzo, un delitto particolare e agghiacciante, come  si scoprirà alla fine, per l’inutile crudeltà e i futili motivi.  Si tratta de Lo stano caso del cane ucciso a mezzanotte, pluripremiata opera della compagnia Teatro dell’Elfo tratta dal romanzo di Mark Haddon, con un  Daniele Fedeli di straordinaria bravura nel rendere la particolarità del protagonista, Christopher.

Una forma di neurodiversità, la sindrome di Asperger, in cui tanta gente fa  rientrare gli stereotipi della persona strana, inespressiva, solitaria, di una puntigliosità maniacale su alcune cose e di totale disinteresse su altre.

L’ avventura di Cristopher è quella di imbattersi, appunto,  nel cadavere del cane della sua vicina di casa, sul quale decide di  indagare. Perché a Cristopher gli animali piacciono e gli dispiace che vengano uccisi, mentre ad esempio,  come si scopre più tardi  nel corso della commedia, non piange mai sulle persone morte, semplicemente perché non esistono più. Così come non lo scandalizza il venire a conoscenza che la madre, morta da due anni, aveva un amante.

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – photocredit Laila Pozzo

Aiutato  dalla maestra Siobhahn (pronuncia Scivon) e da un’anziana chiacchierona del quartiere, si muove in modo rocambolesco quanto surreale, proprio per via delle sue tante e per gli altri incomprensibili, idiosincrasie.  Quella di essere toccato, ad esempio. O quella per i colori marrone e giallo. O ancora, la sua difficoltà a capire le metafore. Perdere la testa, ad esempio, per lui significa perderla per davvero, letteralmente. Così come il significato del linguaggio non verbale per lui non è mai immediatamente decifrabile.

Di qui lo scivolare in una serie di peripezie, per fortuna, a lieto fine. Che  possa cavarsela nell’attività di detective una persona come lui, con la quale è sicuramente complicato relazionarsi, l’opera diretta da Bruni e Capitani ce lo raccontano in modo leggero e divertente, ma sempre con grande sensibilità e toccando un tema scottante come il disagio di genitori spesso isolati nell’affrontare la genitorialità con un figlio diverso dagli altri.

Le sue indagini, infatti,  alla fine lo portano a scoprire che l’omicidio non ha a che fare con la crudeltà verso gli animali quanto con la crudeltà di una persona repressa in un raptus di rabbia di fronte al quale si è ritrovata casualmente  la bestiola.

Ma soprattutto, nella sua indagine, Cristopher va incontro  ad altre questioni, che riguardano la scomparsa di sua madre e l’ostinazione di suo padre perché non faccia domande ai vicini sull’uccisione del cane.

Ad accompagnare Fedeli sul palco il trasformismo degli attori  del Teatro dell’Elfo e i disegni animati di Ferdinando Bruni che sembrano dar vita ai pensieri del ragazzo, accentuando ancora di più l’empatia degli autori  per il personaggio.

Il romanzo di Mark Haddon, pubblicato nel 2003, con la riscrittura del drammaturgo Simon Stephens ha vinto sette Laurence Olivier in Gran Bretagna nel 2013, mentre negli States ha ottenuto quattro Tony Awards. Per la versione italiana l’opera è stata tradotta da Emanuela Aldrovandi.

Anna Cavallo