Il poemetto di Monti intitolato L’invito a Nice fu pubblicato nel 1779 a Siena. All’epoca il Monti aveva venticinque anni, si era iscritto ventunenne all’Accademia dell’Arcadia e due anni dopo all’Accademia degli Agiati, e da un anno si era trasferito a Roma al seguito del cardinale Scipione Borghese.

La famiglia era contraria al suo trasferimento ed alle sue ambizioni letterarie; in questo periodo quindi Monti, che stilisticamente si ispirava al classicismo arcadico, cercò chi potesse lanciarne la carriera poetica, e scrisse diversi componimenti dai toni adulatori, chiaramente con l’intento di trovare protettori illustri. L’intento gli riuscì nel 1781, quando il papa Pio VI apprezzò i suoi componimenti dedicati alle nozze del nipote Luigi Onesti, che lo assunse come segretario.

L’Invito a Nice fa parte di questa categoria di componimenti adulatori, fu infatti composto in occasione delle feste notturne della famiglia Borghese. Si tratta di un poemetto in ottave, che si rivolge alla studiosa Nice, e la invita a lasciarsi andare nelle allegre feste anziché dedicare tempo ai severi studi. Le suggerisce di travestirsi da uomo, anche se la dolcezza del volto la potrebbe smascherare, e sicuramente non ingannerà il “fedele Arielle” che invita ben duecento suoi fratelli a farle corona. Amori nuovi ed ex amanti si intrecciano danzando, tanto che il poeta conclude che:

«Apprenderò tra poco anche da Nice
Che bella e insiem costante esser non lice.»

Ma questi intrecci amorosi non accontentano il poeta, che vede dinanzi a sé un destino glorioso da poeta tragico:

«Io voglio di coturno allor calzarmi,
E d’altro serto cingermi la fronte,
Che sazio io son di pastorali carmi,
E de i mirti di Flacco e Anacreonte.»

Non immediata sarà l’evoluzione poetica di Monti, ché al momento c’è da intonare un canto “degno de’ Borghesi auspici”. Ma l’ora della poesia tragica è destinata ad arrivare, ci vorranno ancora sette anni, poi nel 1786 verrà rappresentato l’Aristodemo di Monti, e sarà un successo.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Dunque sempre stancar l’avide ciglia
Vorrai di Giulia su le carte, o Nice?
E tanta al cor pietade ti consiglia
Quella bella de l’Alpi abitatrice?
Non biasmo io già la brama che ti piglia
Di saper quanto avvenne a l’infelice:
Duolmi solo, o crudel, che i pensier tui
Non cangi ancora co l’esempio altrui.
Lascia l’amara istoria, e cerca alquanto
Fra men lugubri idee calma e diletto.
Potrai dimani seguitar col pianto
La sventurata al nuzzìal banchetto,
E mirar come in lei pugni frattanto
Di consorte, e d’amante il doppio affetto,
Mentre di qualche lagrimosa stilla.
Tu bagnerai leggendo la pupilla.

Scarica gratis: L’invito a Nice di Vincenzo Monti.