Pubblicato nel 1913 dall’editore Formiggini – che nei tristi anni delle persecuzioni razziali che lo accomunarono all’autore pose fine con il suicidio alla sua vita – questo saggio, che anticipa in un certo qual modo gli studi successivi del Momigliano su Manzoni e i Promessi sposi, verte sulla figura del noto personaggio al quale Don Rodrigo si rivolse per avere Lucia in suo potere. Momigliano descrive la crisi dell’Innominato in seguito alle parole di Lucia «Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia»; crisi che tuttavia stava maturando da tempo e viene solo affrettata dalle parole di Lucia alle quali segue la notte di tormento che stava per approdare alle soglie del suicidio. La notte di crisi trova la sua alba nello scampanio che annuncia la visita pastorale del cardinale Borromeo.

L’analisi dell’episodio dell’Innominato è fatta in maniera circostanziata e interessante, ma la sezione più importante del saggio è probabilmente nella seconda e terza parte nelle quali il Momigliano traccia il parallelo tra la conversione dell’Innominato e quella dello stesso Manzoni e rintraccia gli indizi di questo parallelo nella composizione degli Inni sacri e di Ermengarda, Napoleone etc. come elementi di formazione successiva delle varie sfaccettature della personalità dell’Innominato; su binari convergenti colloca la storia intellettuale della conversione del Manzoni attraverso le Osservazioni sulla morale cattolica, che rappresentano il retroterra di riflessione e speculazione per la creazione e costruzione del personaggio dellʼInnominato.

Opera breve ma densa per chi studia e riflette sulla straordinaria completezza del romanzo manzoniano. Rifuggendo come suo costume dalle ampie ricostruzioni storiche dà anche in questo piccolo esempio di critica letteraria il meglio di se stesso ricreando col suo senso di meraviglia di fronte all’opera d’arte la commozione e l’interesse per l’umanità del Manzoni. Questo saggio non è quindi secondario rispetto alla sua collocazione culturale lontana dall’aridità del metodo storico di fronte alla poesia e anche dallo schematismo al quale spesso indulge il crocianesimo. Certamente il suo entusiasmo può risultare declamante e vago rispetto all’oggettiva realtà dell’opera letteraria.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del saggio:

Balza fuori dalle pagine sul terribile signore, ferreamente concatenate, martellate fra un’atmosfera di fumo e di bagliori, una statua di bronzo in cui ogni nervo è teso da una volontà infallibile: ne costituiscono lo sfondo i delitti di un secolo di arbitrii.
LʼInnominato è un facinoroso che riesce a sollevarsi sopra una turba vasta di facinorosi. Campeggia nella sua presentazione una volontà che cerca gli ostacoli per superarli. Ogni azione, ogni sentimento irraggiano da essa; e intorno ad essa il Manzoni, colla stessa potenza di concentrazione con cui ha fatto derivar da un solo punto la complessità delle anime di don Abbondio e di Gertrude quando ne tracciava ai lettori la formazione, raggruppa in una falange serrata e sempre più incalzante gli atti della vita dellʼInnominato. Egli lotta contro le leggi, contro qualunque forza, impone la complicità ne’ suoi misfatti, si fa arbitro degli affari altrui: persino il bene lo fa per volontà di dominio, non per altro. Dominare: ecco lo scopo; calpestando o sollevando, questo non importa.

Scarica gratis: L’Innominato di Attilio Momigliano.