In questo articolo del 1885 il filosofo Francesco Bonatelli tratta del fatto che il pensiero umano ha dei limiti non solo relativi a ogni singolo uomo o alla natura umana in generale ma anche dovuti al pensiero in quanto pensiero. Sull’esistenza di questa impensabilità i filosofi sono concordi ma non su origini e natura di essa.

Per alcuni questa impensabilità è una necessità primitiva, per altri deriva da un principio superiore, una necessità razionale. Bonatelli però ritiene che nella questione dell’impensabilità bisogna fare due distinzioni: quella fra immagine di qualcosa e pensiero di qualcosa e quella fra impossibilità di pensare e impossibilità dell’oggetto del pensiero.

I limiti dell’immaginazione sono più stretti dei limiti del pensare. Si può dire che è possibile pensare un triangolo quadrilatero altrimenti non si potrebbe concludere che questa figura è impossibile. Per Bonatelli può esserci un lavoro mentale a cui però non corrisponde nessun oggetto e quindi occorre fare una terza distinzione fra oggetto reale e oggetto ideale.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit del libro:

È indubitato che il pensiero umano ha dei limiti. E prima di tutto tra questi limiti ve n’ha dei puramente relativi; relativi, dico, alla potenza individuale dell’ingegno, alla educazione ricevuta, al grado della coltura che un uomo, una nazione, un’epoca hanno raggiunto, alla durata della vita e via dicendo. Tutti questi, sebbene varino grandemente da uomo a uomo, sebbene non si possano fissare nè in rispetto al passato, nè in rispetto al presente, molto meno poi rispetto al futuro, sebbene non sia impossibile che col volger dei secoli, col perfezionamento dei metodi, coll’accumularsi e concentrarsi dei prodotti del pensiero stesso, anche, se vuolsi, con la trasmissione ereditaria delle disposizioni organiche e col perfezionamento della specie umana, vengano portati molto più in là di quello che noi, uomini del secolo XIX e che forse apparteniamo ancora all’infanzia del genere umano, possiamo immaginare, tuttavia è indubitato del pari che mai non cesseranno di essere, non verranno mai portati all’infinito; perchè l’uomo, perfetto quanto si voglia, è e sarà sempre un ente finito. Possiamo dunque dire che sono bensì relativi, ma che in questa loro relatività sono assoluti.

Scarica gratis: L’impensabile di Francesco Bonatelli.