I volontari di Liber Liber, come credo ogni persona dotata di un minimo di umanità, sono colpiti da questa ennesima guerra che affligge il nostro mondo. Tutti noi sentiamo il bisogno di reagire e sono convinto che se ci mobiliteremo in massa, se dimostreremo quanto è capillare e diffuso lo sconcerto per quanto sta accadendo, il processo di pace ne sarà favorito.

Le reazioni sono state le più diverse, ma quella scelta da Paolo Alberti mi è piaciuta in modo particolare. Ha deciso di tralasciare per il momento il lavoro sugli altri ebook che sta realizzando per Liber Liber per concentrarsi su “L’idiota” di Fëdor Dostoevskij.

Perché un autore russo?

In tutto il mondo, anche in Italia, si stanno prendendo iniziative per sanzionare la Russia. Lo dico in modo chiaro e violando una regola di neutralità della nostra associazione: sono favorevole; penso che le sanzioni siano una alternativa infinitamente migliore delle armi. E, sempre per chiarezza, aggiungo che in linea generale sono favorevole anche a quelle istituzioni che sospendono contratti e iniziative culturali perché vi partecipano russi. Magari incolpevoli, anzi probabilmente incolpevoli. Ma in questi giorni è imperativo e urgente lanciare un segnale. La guerra è intollerabile. Punto. Non solo ogni cittadino russo, ma ogni essere umano se ne deve sentire responsabile e deve fare di tutto perché si fermi il prima possibile. Anche rimettendoci di tasca propria, anche accettando che un contratto salti o per lo meno venga rinviato.

E allora, perché pubblicare proprio in queste ore un autore russo? Perché mandare un segnale che può essere equivocato come un sostegno a Putin e alle sue scelte infami? Lo devo ripetere: infami. Perché Liber Liber è un progetto culturale, questo che stiamo costruendo non è solo un archivio di file, è un luogo di riflessione. E lo sappiamo, lo capiamo, che in tempi di guerra la comunicazione deve essere lineare e semplice; che le contrapposizioni diventano più nette, che gli spazi grigi vanno sparendo. Ma a noi non piace. Noi non dimentichiamo che anche in Russia ci sono tanti cittadini che preferiscono la pace. Che si stanno battendo per essa e che stanno pagando la loro scelta con il carcere, con le minacce, con la riprovazione sociale.

Allora, “in linea generale” sanzioniamo la Russia per mandare un segnale, ma facciamo delle eccezioni quando opportuno e quando capaci di mandare un segnale di pace ancora più forte. Lavoriamo a Dostoevskij, pensiamo a un autore che ha subito gravi ingiustizie e che ha comunque trovato la forza di scrivere sulla giustizia e sulla bontà. È probabile che ci aiuti a capire che sono soprattutto i russi che potranno fare leva sul proprio Governo e che chi lavora per la pace va sostenuto e difeso.

Marco Calvo
Liber Liber