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Roberto Sartori è titolare della Libreria Ariosto di Reggio Emilia, libreria professionale che gestisce insieme alla figlia Laura. Ha riaperto i battenti ieri, 14 aprile 2020, grazie all’ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
La libreria Ariosto ha appena riaperto.
Sì, per fortuna ci è stato finalmente permesso. Noi siamo una piccola libreria, di una sessantina di metri quadri, e poter riprendere a lavorare per noi è prezioso.
Siamo ancora in piena emergenza da COVID-19. Non teme per la vostra sicurezza?
Credo che non ci sia niente da temere se ci si organizza adeguatamente. Noi abbiamo disposto un cordone all’esterno, dove i clienti si fermano e aspettano che io gli consegni i libri. All’interno, ad ogni modo, abbiamo organizzato i banchi secondo un percorso a ferro di cavallo, dimodoché le distanze di sicurezza possano venir comunque rispettate. Da noi i clienti possono anche entrare, uno alla volta, e vengono serviti con maschere e guanti.
Un’opportunità, quindi, più che un rischio.
A mio avviso è comunque un’opportunità. Francamente non parlerei di rischio, perché noi adottiamo le stesse misure di sicurezza degli altri esercizi commerciali rimasti aperti in questo periodo. Oltre a quanto già detto, la libreria viene costantemente igienizzata, e si evita qualunque possibilità di assembramento.
Non teme che, a fronte di una significativa riduzione dell’utenza, i costi di gestione possano superare gli incassi?
Nel nostro caso – noi siamo molto piccoli – questo non avviene. Detto per inciso, noi comunque abbiamo un nostro sito internet (http://www.libreriaariosto.it/, N.d.R.), grazie al quale abbiamo continuato a inviare libri anche nel periodo di chiusura; questo ha fatto sì che aumentasse l’attenzione nei nostri confronti.
Perché, secondo Lei, si è scatenata la polemica sulla riapertura? Inizialmente sembrava che i librai fossero scontenti della chiusura forzata. Ora pare il contrario.
Sinceramente non lo so.
Potremmo concludere che la riapertura non fa bene solo alle grandi catene, ma anche alle piccole librerie.
Be’, io non posso parlare a nome di altri, ma posso dire che è certamente positivo che possiamo tornare a vendere libri direttamente. Con una precisazione: stiamo parlando comunque di cifre d’incasso drammaticamente basse; non parliamo di guadagno, ma di riduzione del danno. Che comunque è meglio che subirlo per intero.
[Leggi sullo stesso argomento l’intervista a Eliana e Chantal Corrado della casa editrice Scrittura & Scritture di Napoli]