La nozione di progetto anatomico generale, compendiante tutte le particolari configurazioni e incarnazioni biologiche, ebbe in Goethe un geniale precursore con la sua forma archetipa della pianta identificata nella foglia. Questa intuizione, unitamente alla “vertebra” di Saint-Hilaire, ha consentito di superare lo stadio di “mattone” disincarnato e immateriale di tipo “creazionista”e consolidare invece quello di struttura reale presente in un antenato dal quale si può rintracciare un percorso di sviluppo trasmesso ereditariamente.

Si può accomunare le splendide intuizioni di Goethe e quelle di Geoffrey di Sant-Hilaire anche per il fatto di aver tenuto deste nell’ambito del dibattito evoluzionistico le possibilità di interpretazioni morfologiche anche al di fuori dell’intellettualmente pervasivo funzionalismo darwiniano. Il vigore intellettuale, che nessuno può disconoscere a Goethe, ha consentito che via via si consolidasse la plausibilità di queste interpretazioni grazie a studiosi come Severtzov, Adolf Remane o Rupert Riedl.

In pratica Goethe elaborò una teoria degli archetipi che appare formulata secondo schemi strutturalisti e formalisti e decisamente critica riguardo a teorie funzionaliste, teleologiche e adattazioniste. Alla luce delle scoperte della biologia evolutiva dello sviluppo tale teoria appare adesso molto meno scorretta di come è stata fatta apparire per lungo tempo.

Del Lungo presenta due poesie didascaliche di Goethe attraverso le quali possiamo scorgere gli elementi di questa sua teoria e le commenta con un breve ma interessante saggio introduttivo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Fra le liriche di Goethe da lui aggruppate sotto il titolo “Dio e Mondo” (“Gott und die Welt”), due ve ne sono di singolare importanza e non minore bellezza: “Le metamorfosi delle piante” e “Le metamorfosi degli animali”; la prima in distici e dall’autore chiamata elegia, l’altra in esametri.
Non è la prima volta che esse compariscono in forma italiana; ma pur credo che ai più saran come nuove. Ripresentandole, occorre ricordare che non furono scritte dal Goethe con soli intendimenti letterari e per impulso d’estro, ma che egli ebbe veramente un fine didascalico. Egli volle, con gli allettamenti e l’efficacia della poesia, affermare e diffondere l’idea che lo occupò costantemente; che lo mosse e lo guidò verso la contemplazione e lo studio della natura; e che sostenuta pertinacemente da lui contro la leggerezza dei contemporanei, mentre a lui vivo fruttò più che altro amarezze e contrasti, oggi fatta universale come dottrina e come metodo, è uno dei titoli più grandi e più sicuri della sua gloria.

Scarica gratis: L’evoluzione in due poesie di W. Goethe di Carlo Del Lungo.