Pubblicato la prima volta nel 1908, ebbe enorme successo, senza dubbio anche grazie al binomio autore-illustratore che risulta quanto mai felice. Purtroppo in questa edizione elettronica abbiamo dovuto togliere le illustrazioni di Attilio Mussino, che inseriremo nel 2025 per completare e riportare all’efficacia originaria quest’opera. A proposito di Attilio Mussino è da ricordare che l’illustrazione di Le orecchie di Meo gli valse la proposta di Bemporad di illustrare Pinocchio, lavoro che gli valse il “Diploma d’onore” all’esposizione di Torino del 1911.

L’eclettico Bertinetti ottenne certamente i suoi risultati più interessanti proprio come scrittore di libri per ragazzi. E tra questi Le orecchie di Meo è certamente il suo lavoro più riuscito e più famoso. Fama che resiste nel tempo: da un antico referendum con il quale i ragazzi dell’epoca lo collocarono al secondo posto (dopo Pinocchio) in una classifica dei libri più belli, alle riedizioni in tempi più recenti, fino poi ad essere riportato in auge da un noto articolo di Umberto Eco pubblicato su «L’espresso» nel 1989 – Marmellata d’albicocche e strutture narrative – dove leggiamo:

“Questo libro l’ho consumato con gli occhi […] questo bambino svogliato a cui, invece di crescere il naso, crescevano le orecchie asinine di incredibile lunghezza, tanto che doveva annodarle a crocchia sul capo e coprirle con un fazzoletto da pirata.”

Infatti la morale del libro è che chi non ama lo studio diventa un somaro e da questa deprecabile situazione, che porta Meo al centro dell’attenzione di un impresario americano di circo dove vengono esibiti “mostri” di ogni genere, si esce solo con la volontà e lo studio. Nessuna fatina può intervenire. “Le fate hanno fatto sciopero” si intitola il capitolo XXII, e quando Meo le cerca per ottenere un intervento magico che riporti le orecchie alle dimensioni originali, trova invece un ricco filantropo che, prospettando l’esistenza di una macchina per accorciare le orecchie, pone il riluttante Meo davanti ai libri e lo riconduce all’amore per lo studio.

Quando Kutt-Hardy, – “celebre” detective e già personaggio bertinettiano in racconti polizieschi, e che in questo romanzo fa la caricatura di se stesso apparendo in effetti parecchio asino anche lui, – riesce a ritrovare Meo e a ricondurlo al circo dei mostri, l’impresario può solo disperarsi per il colossale business sfumato. La “volontà” come chiave universale per il successo e la riuscita nella vita è un filo rosso che lega gran parte dell’opera bertinettiana. In Le orecchie di Meo il tema della volontà viene svolto in forma di apologo diretto ai più piccoli, ma lo stesso tema era stato affrontato l’anno precedente, in Il mondo è tuo mimetizzato dietro un altro dei numerosi pseudonimi dell’autore: “Ellick Morn”.

Da ricordare anche le pagine “fantascientifiche” del romanzo che caratterizzano le tappe della fuga di Meo per sfuggire al progetto dell’impresario americano. Un’aquila meccanica porta Meo nel paese degli inventori (dalla “capa tanta” come dice Eco nel già ricordato saggio) e da qui può vedere, in un apparecchio da loro inventato, sia il babbo che la “sorellina” – una bimba incontrata nella prima tappa della sua fuga –. E la stessa aquila lo conduce poi al paese dei bugiardi, dove tutti mentono ed è un reato dire la verità… ed hanno le gambe corte corte. Il ritorno trionfale di Meo al paesello natale getta nello scoramento tutti gli asini del posto che coi loro ragli reclamano a gran voce l’abolizione delle scuole. Il successo del romanzo indusse Bertinetti a pubblicare altri libri incentrati sul personaggio Meo, il più noto dei quali è I pugni di Meo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

La prima «specialità» di Meo era di imitare con tanta grazia il verso del merlo….. Ah! scusatemi, il dirvi che l’eroe di questa storia si chiamava Meo è poco per la vostra insaziabile curiosità: voi esigete una presentazione meno sommaria; e scommetto che volete sapere da me se egli era alto o piccino; e se aveva il naso voltato in sù alla francese; e se dalla bocca gli entravano sette pasticcini alla volta; e se era pettinato alla Guglielmo od alla zingaresca; e se insomma era quel che si dice un bel ragazzo. Ma io, a dirvi la verità, ho sempre avuto una spiccata antipatia per le descrizioni il cui solo effetto è di farvi sbadigliare; e perciò me la cavo con una bellissima astuzia: lascio al mio amico Attilio l’onore di presentarvi Meo, proprio tal quale l’abbiamo conosciuto al principio di questa storia….. Il mio amico Attilio con pochi tratti vi descriverà meglio il nostro eroe che non lo possa far io con l’aiuto dell’intero vocabolario…..

Scarica gratis: Le orecchie di Meo di Giovanni Bertinetti.