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(voce di SopraPensiero)
Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Le due tigri di Emilio Salgari.
Le due tigri è un romanzo d’avventura del 1904 scritto dal novelliere veronese Emilio Salgari ed è il quarto capitolo del suo ciclo indo-malese. La storia si svolge otto anni dopo gli avvenimenti narrati nel primo romanzo del ciclo, Le tigri di Mompracem. Se in quel caso il termine «tigri» era riferito, per estensione, a tutti i pirati seguaci di Sandokan (altrove identificati come «tigrotti»), in questo romanzo indica pienamente la «Tigre della Malesia» da un lato e, dall’altro, il suo antagonista Suyodhana, capo dei Thugs e «Tigre dell’India».
Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Le_due_tigri_(romanzo)
Dall’incipit:
La mattina del 20 aprile del 1857, il guardiano del semaforo di Diamond-Harbour, segnalava la presenza d’un piccolo legno che doveva essere entrato nell’Hugly durante la notte, senza aver fatto richiesta di alcun pilota.
Sembrava un veliero malese, dalle dimensioni straordinarie delle sue vele, la cui superficie era immensa, però lo scafo non era precisamente simile a quello dei prahos, non essendo provvisto di bilancieri per appoggiarsi meglio sulle onde quando le raffiche aumentano di violenza, né avendo al centro quella tettoia che chiamasi attap. Anzi era costruito, a quanto pareva, con lamine di ferro anziché di legno, non aveva la poppa bassa, la tolda era sgombra e poi stazzava tre volte di più dei prahos ordinari, i quali di rado hanno una portata di cinquanta tonnellate.
Comunque fosse, era un bellissimo veliero, lungo, affilato, che a vento largo, o, meglio ancora, con vento di poppa doveva filare meglio di tutte le navi a vapore che allora possedeva il governo anglo-indiano. Era insomma una vera nave da corsa che rammentava, salvo la velatura, i famosi legni dei violatori di blocco della guerra fra il sud e il nord degli Stati Uniti d’America.
Ma quello che più doveva stupire il guardiano del semaforo, era l’equipaggio di quel veliero, troppo numeroso per una nave cosí piccola ed anche assai singolare.