(voce di SopraPensiero)

Una debolissima nana rossa e la sua compagna binaria passarono attraverso la Nube di Oort solo 70.000 anni fa

L’astronomo tedesco Ralf-Dieter Scholz riportò (http://www.aanda.org/articles…) alla fine del 2013 la scoperta di una nana bruna, o forse di un sistema binario ravvicinato di nane brune, a circa 20 anni luce di distanza dal sistema solare. Da allora l’oggetto, il cui nome di catalogo è WISE J072003.20-084651.2, è più conosciuto come la stella di Scholz. A febbraio 2015, poi, un nuovo studio (http://iopscience.iop.org/2041-8205…) condotto da un team internazionale ha fornito dati più precisi su questo sistema binario. L’oggetto principale è probabilmente una nana rossa, che, con 86 ± 2 masse gioviane, è appena sopra il limite minimo di 75 masse gioviane, necessario per l’innesco delle reazioni di fusione termonucleare. La compagna binaria sembra essere invece una nana bruna, cioè una stella fallita, con 65 ± 12 masse gioviane.

La particolarità emersa dal nuovo studio è che in un passato molto recente (astronomicamente parlando), cioè all’incirca 70.000 anni fa, questa coppia di stelline altrimenti insignificante è passata vicinissima al sistema solare, sfrecciando, secondo i calcoli dei ricercatori, ad appena 52.000 unità astronomiche da noi. Secondo il metro umano si tratta di una distanza enorme (circa 8 mila miliardi di chilometri), ma in termini astronomici è un’inezia: sono solo 8 decimi di anno luce, un quinto appena della distanza che ci separa da Proxima Centauri, la stella più vicina. In questo passaggio così ravvicinato, la stella di Scholz ha attraversato la cosiddetta Nube di Oort, cioè quella rarefatta schiera di comete che gli astronomi ipotizzano essere la fonte delle comete di lungo periodo che visitano periodicamente le regioni interne del sistema solare.

Il grafico mostra il rapporto dimensionale tra la Fascia di Kuiper, all'interno della quale orbita Plutone, e la molto più grande Nube di Oort. La freccia indica il percorso seguito dalla stella di Scholz durante il suo attraversamento della Nube di Oort. Credit: NASA, Michael Osadciw/University of Rochester, Illustrazione: T. Reyes
Il grafico mostra il rapporto dimensionale tra la Fascia di Kuiper, all’interno della quale orbita Plutone, e la molto più grande Nube di Oort. La freccia indica il percorso seguito dalla stella di Scholz durante il suo attraversamento della Nube di Oort. Credit: NASA, Michael Osadciw/University of Rochester, Illustrazione: T. Reyes

Ma come è stato ricostruito questo incontro ravvicinato del passato? Studiando le componenti del moto della stella di Scholz, si è scoperto che il suo moto tangenziale rispetto al nostro punto di vista è molto ridotto per una stella così vicina (in altri termini, si sposta relativamente poco nel cielo da un anno all’altro). Al contrario, la velocità radiale, cioè la velocità con cui la stella si avvicina o si allontana lungo la linea ideale che la congiunge al nostro punto di vista, è piuttosto elevata. La disparità tra i due moti indica in sostanza che il sistema solare è stato (o sarà) sulla traiettoria della stella. Poiché l’analisi spettroscopica ha rivelato che la stella di Scholz si sta in realtà allontanando da noi, deve esserci stato allora un momento nel passato in cui la piccola nana rossa e il Sole si sono trovati pressappoco nello stesso punto. Ricostruendo il percorso della stella all’indietro in base alla sua velocità, gli astronomi hanno così calcolato che questa sovrapposizione si è verificata, con una certa approssimazione temporale, intorno a 70.000 anni fa. La probabilità che la stella di Scholz abbia attraversato la regione esterna della Nube di Oort è del 98 per cento.

La cosa singolare è che, persino quando raggiunse la minima distanza dal Sole, la stellina era così fioca da non poter essere vista a occhio nudo dagli homo sapiens che popolavano la Terra a quell’epoca, se si eccettuano forse possibili brevi periodi di intensa attività elettromagnetica, in cui la nana rossa potrebbe avere emesso brillamenti così potenti da renderla temporaneamente visibile nel cielo notturno. Ciò induce a riflettere su quanto possano essere grandi le differenze tra le stelle. La supergigante blu Eta Carinae, lontana ben 7500 anni luce dalla Terra, divenne verso la metà dell’Ottocento la seconda stella più luminosa del cielo (https://medium.com/eta-carinae…), in seguito al cataclisma che generò la famosa Nebulosa Homunculus. Al contrario, la stella di Scholz, passata a meno di un solo anno luce dalla Terra, non superò neppure la 10ª magnitudine, rimanendo almeno 50 volte più debole della più debole stella visibile a occhio nudo.

Immagine in falsi colori della stella di Scholz, visibile al centro. Credit: V. D. Ivanov et al., DOI 10.1051/0004-6361/201424883
Immagine in falsi colori della stella di Scholz, visibile al centro. Credit: V. D. Ivanov et al., DOI 10.1051/0004-6361/201424883

Michele Diodati scrive sul blog astronomico Media Meraviglia.