(voce di Luca Grandelis)
Ieri la SIAE ha rilasciato un comunicato sul provvedimento AGCOM per il diritto d’autore.
Il contenuto è sorprendente; non ho il tempo per commentarlo integralmente, e forse non è neanche interessante farlo. Mi limito ai primi due punti, che sono comunque rappresentativi. Scrive la SIAE:
1. Perché il diritto d’autore, che fuori dalla rete è riconosciuto, in rete non deve essere remunerato?
2. Perché coloro che criticano il provvedimento AGCOM non criticano anzitutto il furto della proprietà intellettuale? Perché impedire la messa in rete di proprietà intellettuale acquisita illegalmente dovrebbe essere considerata una forma di censura?
Sul primo punto la risposta è facile, anzi banale. Nessuno ha mai sostenuto che in rete debba essere negato il diritto d’autore. Le leggi attuali sono obsolete, fanno riferimento a un sistema produttivo del secolo scorso, ma laddove finalmente si riuscisse a cambiarle, non credo ci sia qualcuno che le vuole valide solo offline.
Il secondo punto è capzioso: ciò che in questi giorni molti cittadini criticano non è la difesa del copyright, ma i metodi incostituzionali e illegali che si vogliono adottare per difenderlo. Arrivare alla chiusura di un sito, oppure al sequestro di apparecchiature, senza il vaglio di un giudice è semplicemente inaccettabile.
Inoltre, la formulazione originale del provvedimento AGCOM si prestava a essere utilizzata come uno strumento di censura. Chi avesse voluto zittire un quotidiano o un blog, avrebbe dovuto semplicemente sollevare il sospetto che conteneva illecitamente materiali protetti da copyright.
Lascio il link al comunicato originale della SIAE, così potete farvene un’idea in prima persona: http://www.siae.it/edicola.asp?view=4
Continuiamo a essere costretti a difendere l’ovvio. Povera Italia…