L’opera di Jean di Joinville, qui presentata con il titolo La sesta crociata, ovvero L’istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi 9. di Francia, è nota nell’originale francese con molti titoli: Histoire de Saint Louis, Livre des saintes paroles et des bons faiz de nostre saint roy Looÿs, Vie de saint Louis… È abbastanza certo che l’autore non scelse un titolo in particolare. Essa è considerata uno dei capolavori della letteratura francese del Medioevo; indubbiamente costituisce un’inestimabile testimonianza della personalità di uno dei migliori sovrani che mai abbiano regnato in Francia.

L’opera di Joinville, scritta in prima persona, trae grande fascino dalla vivacità, dalla spontaneità, dal candore del racconto dove l’uomo Luigi IX e l’uomo Joinville emergono in piena luce. E se da una parte l’autore vuole mostrare le virtù e la saggezza del suo re, nel farlo affiora tutta l’ingenuità, l’onestà, la semplicità, la schiettezza affettuosa dell’autore. Joinville non nasconde neanche a volte la sua codardia o la sua mancanza di tatto. E se i racconti sulla giovinezza di Luigi, sul suo regno dopo la crociata, sulla morte e canonizzazione sono preziosi perché spesso frutto di testimonianze dirette, il cuore dell’opera è proprio nell’ampia parte centrale, il racconto della Crociata. Così veniamo a conoscere le difficoltà finanziarie, i pericoli dei viaggi per mare, le devastazioni delle malattie, la confusione e la mancanza di disciplina nell’esercito crociato, le usanze musulmane.

«Si è detto che Jean de Joinville, come Geoffroy de Villehardouin, non sapesse scrivere. Leggendo le sue memorie è difficile condividere questa opinione. Senza dubbio egli non si atteggiava a studioso […] Forse se un dotto dell’epoca avesse preso in mano la penna per raccontare le gesta di San Luigi, probabilmente non avrebbe risparmiato citazioni greche e latine; avrebbe parlato di Alessandro, della guerra di Troia, e forse avrebbe mescolato gli dei di Omero ai santi del Paradiso.» (Jules Fériel, Jean, sire de Joinville, Chaumont, Impr. de Vve Miot-Dadant, 1853. P.21)

Composizione dell’opera

Forse fu proprio a partire dal 1305 che l’ottuagenario sire di Joinville cominciò a dettare la sua Histoire de Saint Louis, su invito di Giovanna di Navarra, moglie del re Filippo IV il Bello. È un uomo anziano che racconta di circostanze accadute nella sua giovinezza. Il testo è organizzato in tre parti di diversa ampiezza; la prima, molto breve, comprende aneddoti sulla vita di Luigi, che per Joinville servono per mostrare ancor di più la santità dell’uomo, grande cristiano ma anche cavaliere completo, ed ad esprimere il rammarico che la Chiesa, canonizzandolo, non l’abbia riconosciuto come martire; la seconda, più estesa, è la memoria della spedizione in Oriente alla quale Joinville ha partecipato avendo ‘preso la croce’ insieme con il re e molti altri cavalieri, dall’inizio della crociata nel 1248 sino al ritorno in Francia nel 1254. Nell’ultima parte, più breve, è il racconto delle azioni del re dal ritorno dalla settima crociata fino alla morte a Tunisi nel 1270. Il libro si conclude con un compendio delle istruzioni date da Luigi IX a suo figlio e con dettagli riguardanti la canonizzazione. L’inizio e la fine dell’opera erano destinati particolarmente ad esaltare il re e le sue virtù.

Uno dei titoli con cui era conosciuta l’opera era Livre des saintes paroles et des bons faiz de nostre saint roy Looÿ. Nella prima parte Joinville riferisce le ‘parole sante’, edificanti del re e le sue virtù cristiane. La parola per il futuro San Luigi era un importante strumento d’insegnamento. È con la parola che egli trasmetteva i precetti morali e religiosi e della parola si serviva per rafforzare la fede dell’interlocutore. L’intimità tra il re e le persone a lui vicine si esprimeva particolarmente nella conversazione, in un rimando di domande (da parte del re) e risposte che spesso generavano l’insegnamento morale. Ed in questi dialoghi emergeva la profonda fede del re. Joinville, come il suo re, era molto religioso. Ne è testimonianza una piccola opera di edificazione da lui composta nel 1250, intitolata Li romans as ymages des poinz de nostre foi, un breve commento al Credo. Tuttavia la sua fede sincera non arrivava alle vette eroiche del re; era assai più vicina a quella dei comuni mortali, come traspare da molti passi della sua Storia di San Luigi.

È ipotizzabile che le bozze dell’opera, soprattutto per la parte centrale, più autobiografica, possano essere state avviate già nel 1270 : non c’è alcuna allusione ad eventi successivi. L’autore utilizzò suoi ricordi personali, ma sicuramente anche documenti (dell’Archivio di Saint-Denis), altri manoscritti e testimonianze orali di altre persone. L’opera non perde però il suo straordinario carattere unitario e la vivissima impronta di chi la redasse. La freschezza e la precisione dei suoi ricordi impressiona, soprattutto se si considera che avrebbe scritto la sua storia decenni dopo il fatto. Alcuni medievalisti hanno spiegato questo presumendo che Joinville avesse spesso raccontato oralmente il suo passato accanto a San Luigi – cosa assolutamente naturale e umana – o che lo avesse messo per iscritto in brevi appunti. Il lavoro fu concluso nel 1309, quando ormai la regina Giovanna di Navarra era morta; il manoscritto fu consegnato nelle mani di Luigi X.

Valore storico della testimonianza di Joinville

Come si può immaginare, il tema del valore da attribuire alla testimonianza storica di Joinville, anche e soprattutto nel quadro di scarsissime opere coeve, ha generato un dibattito tra gli storici del medioevo.

Secondo Jacques Le Goff, uno dei massimi studiosi della società occidentale del Medioevo, Joinville non aveva altro progetto che scrivere il ‘vero’ San Luigi, quello che aveva conosciuto direttamente e di cui era stato amico. Questo lo rese un testimone del tutto fedele. Christopher Lucken, del Département de langues et littératures françaises et latines médiévales dell’Università di Ginevra, contesta che Joinville non avesse altro progetto che trasmettere la propria testimonianza ed anche che egli sia stato un diretto testimone, come sostenuto da tutti, e afferma che la Vita di San Luigi fosse una creazione letteraria tesa a mostrare in San Luigi un Cristo-Re, a scrivere il Vangelo del Re. Per chi volesse approfondire, rimandiamo al testo Jacques Le Goff, Mon ami le saint roi: Joinville et Saint Louis (réponse), in Annales. Histoire, Sciences Sociales, 56e année, no 2, 2001, p.469-477.

Noi propendiamo per l’interpretazione di Le Goff: che Joinville non perseguisse né un progetto letterario né un progetto agiografico. Pur non essendo uno storico ma ponendosi come semplice testimone – non c’è prova che avvalori che Joinville non sia stato un testimone diretto -, egli risulta sincero e credibile nella sua testimonianza. Egli non era neanche un chierico abile nella scrittura e neppure un cronista abituato alla ricerca di informazioni orali o scritte. Joinville era un cavaliere ed il suo approccio è autentico e disinteressato. Quando scriveva dell’inizio del regno di Luigi IX o quando menzionava fatti a cui non aveva assistito, esprimeva riserve su quanto gli giungeva per sentito dire e riconosceva quanto derivato da altri editorialisti. E qualche volta si possono rilevare errori. Ma dal 1248, data d’inizio della crociata, la narrazione è pressoché scevra da errori. La sua storia è piena di vita, di aneddoti e persino di umorismo. È più una testimonianza personale del re che una storia del regno.

Joinville dichiara apertamente che le fonti del suo libro sono duplici. Per tutto ciò a cui egli ha assistito durante i circa ventidue anni trascorsi a fianco del re, egli naturalmente si servì della sua testimonianza diretta. Per riferire le ‘sante parole’ e le ‘buone azioni’ di Luigi IX, di cui non era stato testimone, in particolare la sua ‘santa’ morte, egli utilizzò le fonti da lui giudicate attendibili oppure le versioni in lingua volgare delle Grandes Chroniques de France per il periodo 1254-1270, spazio di tempo nel quale Joinville non era sempre stato presso il re. Per raccontare la morte del re, Joinville si valse della testimonianza del figlio di Luigi, il conte Pierre d’Alençon, che aveva assistito al luttuoso evento e che gliela raccontò senza intermediari.

È assai probabile e naturale che la presentazione generale dei fatti sia stata condizionata dalla sua stessa personalità, dalle sue opinioni, dalla sua ammirazione per il re. La sua sfiducia nei confronti del governo di Filippo IV possono averlo portato a dipingere Luigi IX come il sovrano ideale. Per Le Goff quindi Joinville, nello scrivere la sua Vita di San Luigi, ha forse anche un altro fine: probabilmente l’idea non era tanto di scrivere le sue memorie quanto una biografia del re santo nella quale emergesse la loro intimità, come rivalsa nei confronti appunto di Filippo IV, il quale, al contrario di Luigi, aveva messo completamente in ombra l’anziano cavaliere.

Peraltro è da rilevare anche quanto, senza alcun intento dichiarato, l’Histoire de Saint Louis sia un’importante testimonianza della società francese del Medioevo: l’opera svela l’anima del perfetto cavaliere del XIII secolo ed è anche assai rappresentativa dello spirito religioso delle classi feudali di quell’età, quello spirito “de chevaliers et de gentiz hommes“, che credono che Dio “a pouvoir de faire toute chose” ma che considerano con benevolenza anche la vita terrena, rifuggono dal martirio, dicono onestamente che preferiscono commettere trenta peccati mortali anziché esser lebbrosi… salvo poi essere ripresi con veemenza dal loro re santissimo. Traspare tuttavia nelle pagine che Joinville sia dimidiato tra l’ammirazione per il coraggio cavalleresco del re e una certa disapprovazione per la sua temerarietà e imprudenza.

La storia del manoscritto

La storia letteraria del libro di Joinville è certamente interessante. Data l’età piuttosto avanzata dell’autore e data la sua intima e diretta conoscenza del soggetto non è immaginabile che egli abbia sentito la necessità di fare altre copie per correggere le memorie che egli aveva redatto. Il manoscritto originale dell’opera di Joinville, terminato presumibilmente nel 1309, venne – così dice la tradizione – consegnato dal cavaliere nelle mani del futuro Luigi X (1289-1316) ma nel catalogo della biblioteca di Louis le Hutin, recentemente rinvenuto, strano a dirsi, quest’opera non compare. Sono noti a tutt’oggi diversi cataloghi di biblioteche reali del XIV secolo, ma in nessuno di questi compare l’Histoire de St Louis. Il manoscritto originale o qualsiasi copia da esso derivata sembrava perduta.

Nel 1741 il medievalista Jean-Baptiste de La Curne de Sainte-Palaye trovò a Lucca un manoscritto del XVI secolo, che evidentemente rappresentava il testo più antico di qualsiasi altro del testo di Joinville. Fu definito il manoscritto ‘lucchese’. Ma appena pochi anni dopo, nel 1746, fu trovata a Bruxelles una copia del XIV secolo, e questa è l’autorità manoscritta standard per il testo di Joinville. Questo manoscritto, il più antico conservato, detto ‘di Bruxelles’, – che è possibile visionare nel sito Gallica della Bibliothèque nationale de France ( https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/btv1b8447868p ) è molto vicino all’originale. Compare nell’inventario del 1373 della biblioteca di Carlo V. Dall’analisi dell’iconografia si può stimare che sia stato composto negli anni 1330-1340, una ventina di anni dopo il manoscritto originale. Questa copia rimase nella biblioteca reale poi passò nelle mani di Philippe le Bon, duca di Borgogna, prima di arrivare a Bruxelles, dove fu dimenticata. Il manoscritto venne riscoperto solo nel 1746, durante la guerra di successione austriaca, quando la città, all’epoca capoluogo dei Paesi Bassi austriaci, venne posta sotto assedio dall’esercito francese condotto da Maurizio di Sassonia ed espugnata in breve tempo. Ora questo manoscritto è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Francia. È un volume di 391 pagine in pergamena con il testo disposto su due colonne. La copertina è in marocchino rosso decorata in oro con i gigli di Francia. La prima pagina è ornata da una miniatura – riprodotta in questa pagina – che raffigura Jean de Joinville mentre presenta il suo libro a Louis le Hutin. Il testo è diviso in paragrafi e arricchito da capilettera decorati.

La Bibliothèque nationale de France conserva altri quattro manoscritti dell’opera di Joinville, due del XVI secolo (uno di questi, il ‘lucchese’, fu copiato dall’originale di Joinville nel 1550), uno del XVII-XVIII (copia del manoscritto ‘lucchese’) e uno del XVIII secolo (copia dal manoscritto ‘di Bruxelles’).

La prima edizione a stampa fu eseguita nel 1546 a Poitiers da Enguilbert de Marnef et Jean de Marnef a partire da una copia povera – forse appartenuta a Renato di Valois-Angiò di Provenza nel XV secolo -, e fu più volte riprodotta fino al rinvenimento del manoscritto ‘di Bruxelles’. La migliore edizione moderna – si tratta di un’edizione critica – è considerata la Histoire de saint Louis par Jean sire de Joinville suivie du Credo et de la lettre à Louis X. Texte ramené à l’orthographe des chartes du sire de Joinville et publié pour la Société de l’Histoire de France par M. Natalis de Wailly, Paris, Renouard, 1868.

L’edizione italiana qui presentata

Giovanni Galvani (1806 – 1873), filologo modenese, nel 1843 pubblicava nel periodico “Continuazione delle Memorie di Religione, Morale e Letteratura”, una sua lezione accademica sulla utilità che si può ricavare dallo studio del francese antico, lingue d’oc e d’oïl, per la storia dei volgari italiani, e la faceva seguire dalla traduzione della Istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia, scritta da Giovanni sire di Gionville siniscalco di Sciampagna. Nel caso particolare si trattava di una traduzione dalla lingua d’oïl, essendo l’autore della memoria nativo di Joinville, nella zona di Champagne. L’editore Gaetano Romagnoli, constatato che l’opera – lezione accademica e testo di Joinville – non erano più state pubblicate, ne promosse questa edizione nel 1872.

La sesta crociata, ovvero L’istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi 9. di Francia è la prima delle traduzioni in italiano delle memorie di Joinville. Il titolo di questa prima traduzione in italiano è errato: l’opera scritta da Joinville tratta non della sesta ma della settima crociata (1248-1254), guidata da Luigi IX di Francia. Il testo italiano è decisamente antiquato e in certo qual modo riproduce le difficoltà di lettura che può avere una lettrice o un lettore francese di fronte al testo originale di Joinville. Tuttavia dopo l’esercizio di qualche riga, la lettura diventa molto più scorrevole. Questa traduzione è stata seguita da una edita nel 1944 a cura di Renato Arienta dal titolo Storia di San Luigi e più recentemente, nel 2000, da una, omonima e con testo originale a fronte, a cura di Armando Lippiello e con la prefazione di Jacques Le Goff. Entrambe queste edizioni ‘moderne’ sono di difficile reperibilità.

Segnaliamo il video sull’intervento dello storico Alessandro Barbero al Festival della Mente di Sarzana 2011 dal titolo Come pensava un uomo del Medioevo? Il cavaliere in cui si parla proprio di Jean de Joinville e della sua opera. https://www.youtube.com/watch?v=luQ2xS1CYBg

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

Quel santo uomo che fu Re San Luigi tutta sua vita amò e ridottò Dio di tutto suo podere, siccome bene apparve nelle opere sue, poi che, siccome Dio è morto per lo suo popolo, altresì ha messo il buon Re più volte suo corpo in dannaggio ed avventura di morte per lo popolo di suo reame come sarà tocco qui appresso. E come il buon Signore Re amasse il suo popolo di fino amore bene apparve in ciò che, istando una fiata in grande malattia che avealo sorpreso in Fonte-bell’-acqua, che l’uomo dice Fontanabelò, disse a Monsignor Luigi suo figliuolo primo nato: «Bel figliuolo, io ti priego che tu ti faccia amare al popolo di tuo reame, perchè veramente io amerei meglio che uno Scozzese venuto d’Iscozia o qualunque altro lontano straniero governasse il popolo del Reame bene e lealmente, che tu ti reggessi sprovvedutamente e a rimprovero.»

Scarica gratis: La sesta crociata, ovvero L’istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi 9. di Francia di Jean de Joinville.