3 luglio 2006

Una veloce ‘navigazione’ tra le pagine del sito https://www.liberliber.it/, può facilmente trasportarti fino alla rassegna multimediale, per renderti partecipe dell’attenzione che il medesimo sito Internet ha attirato da parte dei mezzi di informazione, fin dal momento della sua nascita.

Laura Montanari annuncia per prima, nel numero del 9 marzo 1995 de La Repubblica, la nascita del progetto ‘Manuzio’, l’idea base del sito Liber Liber: “Fra tanta informatica, fra tante sigle e codici, un po’ di letteratura italiana anche su Internet, la rete delle reti. Basta premere un tasto del computer e attraverso MC-link si entra nel progetto ‘Manuzio’, ovvero trentadue titoli. Si possono leggere poesie di Pascoli oppure, per intero, il capolavoro manzoniano, o ancora rivedersi i capitoli della Costituzione italiana. L’idea della biblioteca telematica (…) in Italia è venuta a un gruppetto di appassionati di informatica (…). Stefano Basagni (…) fa parte di questo gruppo – Sappiamo adesso che ogni giorno almeno una ventina di persone entra, via computer, da ogni parte della terra, da New York a Vancouver, a curiosare tra i volumi della nostra piccola biblioteca – “.

Da quando quel gruppetto di ragazzi cominciava a lavorare al più ambizioso progetto di inserire nella biblioteca La Bibbia, sono trascorsi 11 anni, periodo sufficiente perché si pasasse dai venti navigatori, ai circa 400 mila che ad oggi visitano mensilmente Liber Liber per scaricare liberamente libri.

Pochi giorni dopo lo stesso quotidiano si occupava di nuovo di Liber Liber addirittura in Affari & Finanza, la pagina economica de La Repubblica. Quasi contemporaneamente in rete veniva presentato ai navigatori il progetto di Liber Liber, attraverso anche l’apprezzabile tentativo di illustrarne l’idea di fondo, da parte di Internet News: “Ufficialmente costituita nel 1994 è la promotrice del progetto Manuzio, dal nome dell’editore veneziano che nel Cinquecento perfezionò le tecniche di stampa inventate da Gutenberg e inventore del carattere corsivo ( […]). Il progetto ha l’obiettivo di concretizzare un nobile ideale: quello di mettere la cultura a disposizione di tutti trasferendo libri cartacei su supporto elettronico”.

Nel ’97, a soli tre anni dalla realizzazione del progetto Manuzio, Liber Liber vince il premio “Cult ’97 della cultura in Rete”, assegnatogli dagli stessi web- nauti, nell’ambito della rassegna del Salone del Libro. La notizia appare tra gli altri, su Repubblica.it e su L’Espresso. Risalgono invece all’anno successivo i primi articoli dedicati interamente a Liber Liber. La presenza costante su La Repubblica e Repubblica.it, è un chiaro segno del successo che il sito sta riscontrando fra gli utenti di Internet.

È una giornalista del portale de La Repubblica appunto, a raccontarne la storia per intero in un articolo del gennaio ’98: “È iniziato per caso, da un gruppo di appassionati di letteratura e di informatica che partecipavano a una conferenza telematica dedicata alla narrativa. ( […]) dodici volontari per tre mesi hanno lavorato come amanuensi con i Malavoglia sulle ginocchia, ribattendo sulla tastiera lettera per lettera, pagina per pagina ( […]). Fino a una telefonata, arrivata dalla Polonia, di uno studente non vedente che ringraziava perché finalmente poteva ‘leggere’ La Divina Commedia. Da allora, i testi sono in un formato (ISO Latin) accessibile da tutti i tipi di computer e anche con un display braille”.

La giornalista ci regala anche una curiosità, che a ben guardare, sembra una metafora del progetto Manuzio: “Il libro più costoso venduto in Italia, il De Aetna (opera minore di Pietro Bembo redatta nel 1496 ed edita proprio da Aldo Manuzio e di recente venduto all’asta di Christie’s a Roma per 464 milioni), è lì nella sua forma elettronica, per gentile concessione del suo anonimo proprietario. Con i suoi caratteri tipografici che hanno segnato gli albori della storia dell’editoria, a fare i conti, sono quasi ottanta milioni a pagina. Gratis su Internet”.

Ma Liber Liber fa parlare di se anche per quanto riguarda il suo aspetto grafico: Adnkronos nel ’98 ne annuncia infatti la ‘nuova veste’: “Il patrimonio della biblioteca, composto da oltre 500 milioni di caratteri, è stato interamente ristrutturato permettendone una più agevole consultazione a tutti i suoi utenti, con particolare attenzione per i lettori non vedenti. Tra le novità più interessanti l’edizione elettronica del ‘Don Chisciotte della Mancia’ di Miguel De Cervantes Saavedra di grande interesse, anche grazie alle bellissime illustrazioni d’epoca di Gustav Dorè”.

Colpisce come la presenza di Liber Liber sia puntuale fin dall’inizio sul quotidiano La Repubblica e sui suoi ‘derivati’, mentre si debba attendere il ’99 per vederlo apparire sulle riviste dell’universo informatico. Non considerando un articolo apparso su Computer, ancora de La Repubblica, su Pc Open finalmente il 14 giugno del ’99 Marco Calvo, presidente dell’associazione Liber Liber, rilascia una breve dichiarazione in cui accenna tra l’altro ai primi problemi tecnici sorti ‘a causa’ del successo riscontrato dall’iniziativa: “Il successo di questo sito è notevolissimo. La sua dimensione è in continua crescita e, ad oggi, è di oltre 17.000 file per un totale di 673 MB di solo testo. L’afflusso di visitatori èsui 10.000 navigatori al mese. A fronte di questo successo, si aprono le problematiche tecniche che una crescita di questo tipo implica. Infatti, i server che ci sono stati messi a disposizione dall’Università di Milano cominciano a scricchiolare […]”.

Numerosi altri sono stati gli interventi del Dr. Calvo sia sul web, sia sulle reti Rai, sia in radio. Interviste volte a spiegare il più esaurientemente possibile il senso, gli obiettivi, e i progetti in corso di Liber Liber, nonché le principali caratteristiche della grande novità, naturalmente correlata al sito, dell’E-BOOK.

Ma se La Repubblica segue con costanza, e fino ai giorni nostri, il percorso di Liberliber, il primo quotidiano nazionale, Il Corriere Della Sera, si presenta con evidente ritardo all’appuntamento con la nuova frontiera elettronica della letteratura. È soltanto nel nuovo millennio che vi appare un articolo in cui l’essenzialità grafica del sito viene posta in contrasto con la ricchezza dei suoi contenuti. Il quotidiano recupera l’anno successivo citando Liber Liber in più articoli, in contesti comunque ristretti alla presenza in rete di particolari autori classici.

Il 27 gennaio dello stesso anno Marco Calvo rilascia un’ esaustiva intervista (“Liber Liber: quando Internet significa cultura”) a Punto informatico, un sito web, in cui proprio per il supporto particolarmente favorevole, riesce a spiegare fin nei dettagli in cosa consiste la sua associazione.

Principi che emergono chiari anche in ulteriori articoli, come in quello di Gianni Maritati, del Messaggero di Sant’ Antonio: “È importante notare che dell’associazione (Liberliber) fanno parte Marco Calvo, Gino Roncaglia, Fabio Ciotti e Marco A. Zela, gli autori del più celebre manuale della rete, Internet 2000 e del saggio Frontiere di rete: Internet 2001. Entrambi i testi (pubblicati da Laterza) sono presenti anche online, completamente gratuiti. Gli autori, infatti, sono convinti che il libro elettronico non soppianterà mai quello tradizionale, ma che anzi le due forme sono destinate a convivere, come buoni alleati, rispondendo a esigenze diverse e complementari”. Oppure quello di Claudio Silvestri del quotidiano Roma, che conclude la sua bella e utile pagina in questo modo: “La preoccupazione degli editori verso queste iniziative è lecita, ma in una prospettiva più ampia l’accesso gratuito alle fonti del sapere non può essere che un incentivo alla crescita del sapere stesso, questo, almeno, sembra insegnarci la storia del libro”.

Tra i molti spazi dedicati a Liber Liber, il più dettagliato e preciso è senza dubbio un articolo apparso sul sito SuperDante Magazine, nella rubrica Parole Parole, scritto da Alessia Cremonini e Ruggero Montalto, nel novembre 2001.

E mentre arriva il 2004, anno in cui si celebra il decennale di Liber Liber, gli articoli che gli vengono dedicati si moltiplicano. L’ormai consueto largo spazio che il sito trova sul portale di Repubblica.it non fa che riconfermarne la costante crescita. La riprova, semmai ne servisse una, può stare nel fatto che anche due tra i più stimati nomi del giornalismo italiano, scriveranno di Liber Liber nell’arco di un anno: Vittorio Zucconi il 25 gennaio del 2005 e Ernesto Assante lo scorso gennaio, entrambi per La Repubblica.

In realtà Assante, accorto critico musicale particolarmente attento alle nuove tecnologie, si occuperà nello specifico di LiberMusica, l’ultimo progetto dell’associazione Liber Liber: “Musica da scaricare gratuitamente e legalmente da Internet? Si può, anzi, si deve. perché è nato LiberMusica (https://www.liberliber.it/progetti/libermusica/index.htm), un progetto gestito dagli stessi organizzatori di Liber Liber, nato più di undici anni fa ( […]). Seguendo lo stesso principio LiberMusica vuole costruire un’audioteca digitale che consenta di scaricare gratuitamente e legalmente musica sia classica che popolare, quella fuori diritti come quella dotata di licenza aperta.” Assante dà voce direttamente ai curatori del progetto per consentir loro di spiegare la propria posizione rispetto alla difficile situazione della discografia internazionale: “Il progetto LiberMusica non è in antitesi al download commerciale di musica, non siamo contrari alla legittima remunerazione degli autori e della case discografiche, così come il nostro Progetto Manuzio non è stato concepito per danneggiare – e non ha mai danneggiato, di fatto – il mercato editoriale. Con LiberMusica vogliamo distribuire legalmente e gratis milioni di brani musicali, per dimostrare, come abbiamo fatto con i libri negli ultimi anni, che strade alternative esistono e che meritano di essere esplorate con più consapevolezza. Nelle nuove tecnologie che stiamo sperimentando vediamo un’opportunità e non una minaccia”.

LiberMusica così come Liber Liber vanno visti dunque come nuove opportunità per vedere, leggere e ascoltare di più, e non come nemici dell’editoria o della discografia, soprattutto perché non puntano alla sostituzione dei supporti tradizionali, bensì ad incrementarli, con l’unico particolare ben poco trascurabile di questi tempi, di non chiedere soldi ai propri utenti.