(voce di SopraPensiero)

L’autore pronuncia e pubblica questo discorso subito dopo la nomina a capitano di stato maggiore. Evidente come senta molto la tradizione militare che caratterizzava la sua famiglia, appena stemperata dalla sua propensione agli studi umanistici.

A pochi mesi dalla prima battaglia della Marna che in pratica vanificava il progetto tedesco patrocinato da Alfred von Schlieffen, Gatti prospetta la necessità di una lunga guerra di trincea nella quale vengono spostate e impiegate truppe enormemente più numerose che nelle guerre del passato. E più che dal passato l’esito della guerra dipenderà in modo preponderante da “fatti morali” che saranno destinati a scardinare difese che potrebbero sembrare impenetrabili. Nella fase che ha preceduto l’entrata in guerra dell’Italia questo genere di argomentazioni sembravano adatte a superare nella popolazione le posizioni pacifiste e neutraliste.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Signore, Signori,
Non più, come nel periodo magnifico dell’arte, gli uomini discendono gioiosamente verso la guerra.
Era, nelle cristalline mattinate d’aprile, sulla terra nemica, il divallare per cento strade della forza. Innanzi agli eserciti, gli ussari rossi di Lassalle, o i dragoni azzurri di Kellermann volteggiavano senza posa. I vecchi fantaccini seguivano, con gli occhi rapaci intenti, il viso sfregiato, denti larghi lupini. Venivano dalle Alpi e andavano verso i deserti dell’Egitto, partivano dalla Castiglia e giungevano all’ultima Prussia. La loro anima era violenta, orgogliosa ed eroica. Erano, e si sapevano grandi. Rappresentavano veramente, scarsi e chiusi in sè, in mezzo alla innumerevole folla che tremava e ammirava, la forza: la forza piena, ridente, vagabonda, impetuosa, crudele e mortale, alla quale, nelle terribili crisi generatrici delle nuove età, il diritto affida l’opera, sicuro della giustizia ultima del risultato.
Gli uomini che la guidavano erano «grandi come il mondo». Costituivano tutti un tipo perfetto di una specie umana. Un giorno l’esercito repubblicano aveva visto comparire sulle Alpi, dove moriva di fame e di freddo, il più grande fra loro: quell’adolescente dal profilo tagliente, gelido, impenetrabile, che cavalcava innanzi a tutti, e aveva aperto a tutti una così smisurata via di gloria.

Scarica gratis: La guerra di Angelo Gatti.