In due giorni d’agosto del 1937, nel pieno della calura estiva, matura il delitto di un diplomatico inglese e si svolge l’inchiesta del commissario De Vincenzi, coadiuvato, per pura coincidenza di eventi, dall’investigatore Vladimiro Curti Bò, che già aveva collaborato col commissario milanese nel romanzo precedente, gravitante attorno al mondo dell’ippica, Il mistero della Vergine. Ritroveremo Curti Bò nella quindicesima e ultima avventura investigativa del Commissario De Vincenzi.

La Gondola della morte è invece la decima, pubblicata la prima volta dalle edizioni Ariete nel 1938 e ripubblicata identica alla prima edizione nel 1942 da Sonzogno – edizione che abbiamo preso come riferimento per questo e-book –; con il titolo Doveva accadere (e con non poche variazioni e tagli) fu il primo dei due romanzi di De Angelis pubblicati nel 1946 nella collana “I gialli Astra”, l’altro fu Il banchiere assassinato al quale venne imposto in questa occasione il titolo Nebbia.

Dopo queste riedizioni il nome e l’opera di De Angelis scomparvero dal panorama editoriale fino alla riscoperta da parte di Del Buono nel 1963. Oggi sembra invece che il commissario De Vincenzi goda di ottima salute e sia diventato un buon prodotto per l’editoria; purtroppo, come spesso accade in questi casi, la “riscoperta” – alla quale il progetto Manuzio credo abbia dato un contributo non trascurabile – ha condotto a miriadi di imprecisioni e a riedizioni affrettate e molto poco attendibili. In una edizione, venduta in formato e-book sulle principali piattaforme, presentata come Tutte le inchieste del commissario De Vincenzi – già il titolo non risponde al vero perché manca la quindicesima e ultima – proprio La gondola della morte si offre a lettrici e lettori con addirittura la mancanza di oltre due pagine di testo (del cartaceo) sostituite da puntini di sospensione e il distanziamento del paragrafo successivo. Cerchiamo di resistere il più possibile, almeno noi, a queste trascuratezze e superficialità che finiscono per rendere inutilizzabili e non attendibili tanti sforzi di recupero e di riproposizione di testi di pubblico dominio.

Forse ancor più che in altre sue inchieste, De Vincenzi segue in questo caso il suo metodo che possiamo definire “psicologico” per mettere alle corde gli indiziati e scoprire le varie sfaccettature della colpevolezza, che mai come in questa occasione è variegata e autointersecante. Questa volta Freud – le cui intuizioni sono sovente presenti sia nella trama che nel modo di pensare di De Vincenzi – è indirettamente citato, anche se come personaggio al quale forse è meglio “non credere” al pari del predicatore-truffatore che nel romanzo ha grande ascendente sulle donne. Ma De Vincenzi è più che mai un investigatore letterario: i suoi interlocutori citano Spinoza e Baudelaire e lui stesso confida a Curti Bò di aver letto e conoscere l’opera di Casimir Broussais, che, tra l’altro, non mi risulta sia mai stato tradotto in italiano. In proposito il dialogo tra De Vincenzi e Curti Bò è chiarificatore della differente metodologia investigativa dei due:

[Curti Bò] — No, non vi citerò il mio proverbio. Ma voi ditemi in che cosa si eguagliano l’interesse con la passione.

[De Vincenzi] — In che cosa non si eguagliano il soggetto con l’oggetto? Lo stimolo con le conseguenze? Vi ricordo che Casimiro Broussais riduceva le passioni a tre classi: animali, sociali e intellettuali.

Gli indizi, anche se talvolta appaiono stringenti, rimangono sfumati di fronte a una valutazione sulla capacità morale, intellettuale e, soprattutto, psicologica di un potenziale colpevole. Ecco un altro illuminante frammento di dialogo:

[Curti Bò] — Credete più alle evidenze o alle vostre intuizioni?

[De Vincenzi] — Secondo. Quando un’evidenza non quadra con la mia ipotesi, prima di scartare l’ipotesi mi dico che anche l’evidenza può essere errata.

Quello che appare certo è che i due si integrano bene, anche quando tengono almeno parzialmente coperte le loro carte. De Angelis rimane comunque coerente con la necessità storica del “genere” poliziesco e investigativo, cioè di presentare il delitto sotto forma di mistero, perché questo significa assolverne in partenza la società. Risolvere il mistero significa quindi provare quell’innocenza. Se il poliziesco nasce con il mistero questo giustifica l’assenza della “fabula”, cioè l’antefatto alla quale assenza solo due personaggi potrebbero ovviare: il criminale e la vittima. Tutti gli altri personaggi e, equiparati a loro, lettrici e lettori, ignorano la “fabula” e non possono essere responsabili né attivi né passivi del delitto. Nel trovare la soluzione – che nel poliziesco non ammette letture alternative – la società si ricompatta opponendo all’unicità del criminale la propria “unità”.

De Angelis è, anche in questo romanzo, molto abile: gli indizi vengono presentati come quei particolari elementi del racconto nei quali il nesso significante-significato appare alterato. Il “significante” ha sempre diversi significati e produce diversi sospetti. Anche questa è la colpa del criminale: aver creato una situazione di ambiguità semantica, che mette in discussione le forme consuete di comunicazione e interazione fra le persone. Il detective diventa quindi colui che dissolve l’entropia ripristinando nessi univoci tra significanti e significati. Cultura e intuizione di De Vincenzi sono armi formidabili in questa direzione.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

La vicenda ebbe principio la sera del 10 agosto e si chiuse il 12 dello stesso mese di quest’anno di grazia 1937.
Quarantotto ore, insomma.
Quarantotto ore arroventate dal solleone, questo conta.
Due giorni sono brevi e sono lunghi. Per lady Anna Quebenquey durarono un’eternità. Per lord Edgard Quebenquey, secondo figlio del sedicesimo duca di Prandley, furono assai brevi, invece, tanto da non avere neanche principio.
Per Vladimiro Curti Bò furono giorni di duro travaglio. Ma egli visse l’estate di Venezia, sotto il segno della bendata dea dai trentasette occhi di brace e sempre serbò il ricordo rutilante della ruota bicolore, che ha una croce di nichelio nel centro e tante caselline attorno, esatte e rettangolari come bare.

Scarica gratis: La gondola della morte di Augusto De Angelis.