Pirandello, dopo aver letto l’antologia di racconti “macabri” La forbice di legno, consigliò l’autore di lasciar perdere Poe e di ritornare all’umorismo… Ma l’amichevole e scherzoso consiglio è forse ingeneroso. Troviamo in questa raccolta di sette racconti una buona parte dei temi tipici del racconto horror, dallo scienziato pazzo al trasferimento di anime e di materia, dagli “pseudobiblia” alla rianimazione dei morti.

Vent’anni prima del famoso Charles Dexter Ward di Lovecraft, Carlo Dadone, noto scrittore umorista, confeziona la novella che dà il titolo alla raccolta per la «Domenica del Corriere». Il “Rianimatore” questa volta non è uno scienziato bizzarro o uno studente brillante e geniale. È invece un alcolista, ex inserviente all’ospedale, ora addetto a “rassettare” i cadaveri. E la tecnica di rianimazione non è una complicata combinazione di effetti elettrici alla Frankenstein o di mirabolanti sieri. E raggiunge lo scopo di ristabilire la verità su una vecchia ingiustizia.

La trama è certamente debole, ma proporzionata e coerente con lo spazio e il pubblico del periodico che ospitò la novella nel lontano 1901 con il titolo Il barbiere dei morti; nella versione riproposta in questo volume viene apportata qualche variazione: la parola chiave pronunciata dal “rianimato”, utile a rintracciare il tesoro, non è più “mosca” ma “forbice” (da qui la variazione del titolo). Altre due novelle di questa raccolta vennero ospitate dalla «Domenica del Corriere»: L’invincibile e Chiaroveggenza? – qui con il titolo Il divino tesoro – entrambe ristampate recentemente nella raccolta Il gran ballo dei tavolini a cura di Fabrizio Foni.

C’è da dire che tutti i temi macabri sono addolciti dalla delicata penna di Dadone. L’emulo del dottor Moreau, dottor Parcker, non trasforma animali in umani con complesse operazioni chirurgiche ma trasferisce anime struggentisi d’amore; lo pseudobiblia non serve a evocare demoni o terribili divinità, ma a dare la gioia immensa che si può provare guardando il manoscritto della Commedia di Dante; il trasferimento di materia riesce sempre alla perfezione – non come nel notissimo The fly di Langelaan – lasciando guardie carcerarie e tribunali con un palmo di naso; lo scienziato pazzo è molto più pazzo che scienziato e viene reso innocuo da un fermacravatte. Si può dire che l’autore non riesca a mimetizzare del tutto la sua indole di umorista dietro alle tematiche macabre che sono tuttavia sviluppate con una certa originalità e vena creativa.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Tra i frequentatori dell’Osteria la Cicala dov’ero in pensione, primeggiava, per le stranezze sue originali, Ottone Brandt detto il Cimbro; un vecchiotto alcoolico impenitente, un omino alto così, nervoso, irascibile, capace di vivere un mese come un orso senza buttar fuori una parola, per poi prorompere ad un tratto, e per ore ed ore, con una parlantina stizzosa, aggressiva, armato degli argomenti e dei paradossi i più strampalati; e guai a ridere, a contraddirlo; scattava come un calabrone, giurava che da nessuno, lì dentro quell’osteria, si sarebbe lasciato imporre; che piuttosto era capace di andarsene, per sempre; intascava furioso i suoi giornali, e lanciati in pretto tedesco chi sa mai quali estremi improperi, scappava disperato… per ritornare il giorno dopo, alla stess’ora, torvo e taciturno come un Napoleone a Sant’Elena.
Ah, non lo conobbi subito intimamente, il povero Brandt! E anch’io risi molto di lui, e non seppi tosto indovinare come sotto l’apparenza rude di quella sua misantropia dolorosa si nascondesse invece un’anima buona, un cuor d’oro che aveva sanguinato per inenarrabile sciagura!

Scarica gratis: La forbice di legno di Carlo Dadone.