Con questa breve comunicazione alla ventesima riunione della Società Italiana per il Progresso delle Scienze nel settembre del 1931, Bonaventura fa il punto sullo stato della ricerca in merito a come e in che misura il lavoro intellettuale provochi affaticamento. Partendo dalle ricerche classiche di Angelo Mosso, De Sanctis e Kraepelin, ne mette in luce i limiti e indica i possibili percorsi di indagine da seguire.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Mentre gli studi di psicofisiologia del lavoro manuale sono stati negli ultimi tempi intensificati, sotto la spinta dell’interesse pratico di migliorare le condizioni del lavoro nell’industria, il problema della fatica nel lavoro mentale non è stato ancora studiato così a fondo da lasciarne intravvedere la soluzione. Eppure anche questo problema ha un’importanza di prim’ordine: basti pensare che i due aspetti del lavoro sono inscindibili, e che proprio al coefficiente intellettuale è dovuto il miglioramento qualitativo della produzione, base del progresso. Nella presente Comunicazione verranno accennate alcune questioni generali e di metodo in ordine al rilevamento della fatica nel lavoro mentale, e si svolgeranno alcune osservazioni critiche per mettere in guardia contro le illazioni affrettate che taluni sogliono ricavare da un materiale sperimentale insufficiente.
Che il lavoro mentale stanchi, è un fatto di antica e comune osservazione: tutti proviamo un bisogno di riposo dopo alcune ore consecutive di applicazione p. es. nella lettura di un libro in lingua straniera, nell’esecuzione di calcoli aritmetici difficili, nell’elaborazione teoretica di dottrine scientifiche; ed è nota l’inquietudine e l’incapacità di tener ferma l’attenzione che assale gli scolari, specie nelle scuole elementari e medie, nella terza e nella quarta ora di lezione mattutina.

Scarica gratis: La fatica nel lavoro mentale di Enzo Bonaventura.