“L’illustrazione popolare”, settimanale domenicale, pubblicò a puntate numerosi racconti di Alexandre Dumas. La caccia al leone fu pubblicato in quattro numeri, dal novembre al dicembre 1873.

Gérard, un esperto cacciatore di leoni, racconta le sue avventure in Algeria: uomo dal carattere calmo e riflessivo, descrive le sue sensazioni durante la caccia al leone, sottolineando la maestosità dell’animale e il rispetto che prova per lui, nonostante sia il suo antagonista.

Non mancano leggende arabe in cui il leone parla con gli uomini, si innamora di una fanciulla, e alla fine la divora perché offeso da un suo commento a proposito del suo alito cattivo. Infine si descrive la caccia intrapresa da Gérard ad un leone che terrorizzava un villaggio arabo, che si conclude con l’uccisione del leone, ma anche con la morte di uno dei suoi collaboratori.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Mi trovavo a pranzo dal mio vecchio amico Porcher, l’uomo che m’ha resi più servigi di tutte le mie conoscenze di Parigi, e che crede sempre d’essere abbastanza pagato di tutto, quando precipito da lui alle cinque dicendo: – Porcher, vengo a desinar da voi. – Ma quella sera egli aveva gran pranzo col quale si festeggiava l’ultimo successo drammatico di mio figlio.
Ero assiso vicino a Roger de Beauvoir, l’inesauribile e grazioso improvvisatore; le donne si erano già alzate da tavola e gli uomini cominciavano a rotolare il loro sigaro fra le labbra. Io cercavo un pretesto plausibile per isfuggire all’avvelenamento della nicotina, quando la porta s’aprì e il mio servitore venne a dirmi:
– Signore, essi sono in via d’Amsterdam e vi aspettano da mezz’ora.
Presi il cappello, strinsi la mano a Roger, abbracciai Alessandro ed uscii.
– Chi è che aspetta vostro padre in via d’Amsterdam? domandò una voce.
– Gérard, l’uccisore di leoni, e il suo sphais Amida, – rispose Alessandro.
Richiusi la porta e non intesi altro: dieci minuti dopo entravo in Via d’Amsterdam al N. 77.
Essi erano infatti là, tutti e due assisi, ciascuno da un lato del camminetto, Gérard a destra, Amida a sinistra; Gérard col suo elegante costume di sotto-luogotenente, rosso, orlato d’oro, avviluppato nel suo gran burnous nero e col suo kepì turchino di cielo, che aveva posato sulla tavola grande, che mi serve di scrittoio.

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