(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Istoria civile del Regno di Napoli di Pietro Giannone, volume sesto.

Dall’incipit del libro:

Morto re Carlo II nacque subito quella famosa quistione tra il zio ed il nipote sopra la successione del Regno; poichè dall’una parte il giovanetto Re d’Ungheria mandò Ambasciadori a Papa Clemente a dimandar l’investitura, non già come nipote, secondo l’error di Tiraquello, ma come figliuolo di Carlo Martello primogenito del Re Carlo II. Dall’altra parte Roberto Duca di Calabria, ch’era allora col Papa in Avignone, diceva, che l’investitura doveasi a lui, come a figlio, e più prossimo in grado al Re morto. Fu con molte discussioni avute innanzi al Collegio de’ Cardinali esaminato il punto: nel che importò molto al Duca di Calabria l’opera di Bartolommeo di Capua Dottore eccellentissimo, ed uomo, che per aver tenuto il primo luogo molt’anni nel Consiglio di Re Carlo, era divenuto per molta isperienza prudentissimo in pratiche di Stato. Costui trattò con molto valore la difesa del Duca, e tra le opere di Luca di Penna, e di Matteo d’Afflitto leggiamo le sue allegazioni ch’egli compose per questa causa. Scrisse ancora per Roberto, Niccolò Ruffolo valente Dottore di que’ tempi, le cui allegazioni leggiamo impresse ne’ volumi di Luca di Penna. E Gio. Vincenzo Ciarlanti vuole, che Roberto avesse seco condotto ad Avignone anche Andrea d’Isernia pur famoso Giureconsulto, perché insieme col Capua prendesse la sua difesa. Chi sostenesse le parti di Caroberto non abbiam memoria; e se dobbiamo prestar fede a ciò, che di questa contesa ne scrisse Baldo Perugino, non fu egli presso il Papa difeso, come ad una cotal difficile ed intrigata quistione si conveniva.