Pubblicato nel 1908, questo romanzo della Tartufari, autrice anche di versi ma più popolare nei romanzi, segue la carriera nascente di un giovane poeta, Luca, giunto dalla natia San Marino a Roma come insegnante di liceo, ma con un sogno nel cassetto, scrivere. Luca vive con la famiglia della moglie, Cleo, in un ambiente piccolo-borghese che disprezza e deride le sue aspirazioni letterarie.
Cleo adora Luca, vive per confortarlo, ed è sommamente fiduciosa che il mondo ne apprezzerà le capacità poetiche appena si presenterà l’occasione. Cerca quindi, all’insaputa del marito, di conoscere il grande critico letterario Baldei, che attratto intensamente dall’ingenuità della giovane, le promette di leggere le opere di Luca e di scriverne, nel bene o nel male. Baldei mantiene la promessa, e allo stesso tempo si innamora della giovane sposa.
Un volume di poesie ed un romanzo fanno di Luca un autore di successo tra il pubblico e la critica. La prova letteraria successiva è una tragedia in versi, di ambientazione esotica e messa in scena dalla compagnia di un celebre attore, Caprarica. Se attendere una risposta da un editore o leggere una critica letteraria su un giornale non avevano mai scosso la fiducia dell’autore nei suoi mezzi e nelle sue capacità, la messa in scena teatrale e il confronto immediato con il pubblico pagante scatenano tutti i timori di Luca sul proprio successo teatrale. Nel frattempo Baldei si innamora sempre più profondamente di Cloe, diventando geloso del profondo rapporto che la lega al marito e che non lascia nessuno spazio alla sua adorazione.
La tragedia rappresentata in teatro segna il punto di rottura per un’altra tragedia che va preparandosi nella vita reale, coinvolgendo Cloe e i due uomini che la adorano. L’Autrice lascia comunque aperta una porta alla speranza, che lasci alla vera arte il modo ed il tempo di aprirsi la strada e venire riconosciuta dal mondo.
Tre personaggi principali e numerosi comprimari, i docenti colleghi di Luca, i familiari di Cloe, il mondo del teatro e quello della critica letteraria, compongono il quadro di una Roma borghese di inizio ’900, dove l’aristocrazia delle idee sta sostituendo l’aristocrazia di nascita; ma i temi di amore e morte assumono aperture universali, che coinvolgono i lettori ancora un secolo dopo.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Suonavano appunto le undici al grande orologio di Santa Maria Maggiore, quando la via Manin, in quel tratto che corre da via Farini a piazza dell’Esquilino, si affollò con impeto di giovani irrompenti a torme dal liceo Umberto I. C’era tanta festa nell’aria ancora frizzante, ma già attraversata da lievi aliti odorosi, che un’ebbrezza smodata di vivere ferveva sui volti degli studenti e ne accendeva gli sguardi.
Fu per alcuni minuti un chiamarsi, un rincorrersi, uno scambio di frizzi, un turbinìo di braccia che agitavano in alto libri e quaderni, un viluppo di gambe che si sgranchivano, un brulicare di teste, che si muovevano sotto le fogge varie dei cappelli e dei berretti, finchè a poco a poco la folla giovanile si disperse per le vie adiacenti.
Alcuni si allontanarono soli, pensosi, a capo chino, seguendo sul marciapiede la striscia aurata del sole; altri, spavaldi ed a gruppi, vociavano, ostentando disprezzo verso l’asinità dei professori; altri, a coppie, si comunicavano a bassa voce qualche ameno secreto o sostavano per ammirar meglio qualche graziosa signorina, che affrettava il passo ad evitar lo scoppiettìo di ardite esclamazioni ammirative.
Un giovanetto mingherlino, dalle mani morbide e i baffi nascenti, raggiunse di corsa un ciociarello venditore di viole e ne comperò due mazzolini, che fece scomparire con sorriso di beatitudine nelle tasche della giacca, mentre i compagni lo schernivano di lontano con motti e fischi.
Gli ultimi studenti usciti, una ventina circa, dall’aspetto più maturo e gli abiti più accurati, fecero capannello davanti al portone della scuola per ascoltare un giovane scarno e giallastro, il quale perorava, scrutando intorno coi mobili occhi indagatori.
Scarica gratis: Il volo d’Icaro di Clarice Tartufari.