L’idea del dramma è stato suggerito a Werner dall’amico Goethe.

Nel suo Il dramma di Zacharias Werner (ora anche in Manuzio: (https://liberliber.it/autori/autori-g/giuseppe-gabetti/il-dramma-di-zacharias-werner/), Giuseppe Gabetti cita la biografia scritta da Hitzig (traduciamo qui la citazione in tedesco):

«Werner mi raccontò che di recente aveva parlato a lungo con Goethe del compito di riassumere una trama importante in modo tale da riempire un solo atto e apparire tuttavia chiaramente motivato e pienamente sviluppato. La conclusione della discussione fu che entrambi avevano deciso di fare un tentativo su un quadro tragico e su un materiale di contenuto gentile, un quadro di maledizione e uno di benedizione, per cui Goethe disse a Werner le parole che sono rimaste fedelmente nella mia memoria: – Tu farai il quadro di maledizione meglio di me: io farò il quadro di benedizione meglio di te -.»

Un caso di cronaca nera, letto su un quotidiano, fu l’occasione suggerita sempre da Goethe per una piccola tragedia ad atto unico, forse influenzato anche da una leggenda svizzera (“La Dama grigia”) in cui una locandiera uccide il figlio tornato dopo molto tempo senza averlo riconosciuto. Il titolo Il ventiquattro febbraio fa riferimento alla data in cui sono avvenute nel racconto le due tragedie della morte del vecchio padre del protagonista, Kunz, con la maledizione a lui ed alla sua progenie:

«– Maledizione su voi, maledizione sulla vostra razza! su voi, sulla vostra razza ricada il sangue del padre! Siate parricidi del parricida, come oggi voi….»

e anni dopo, nella stessa data, l’uccisione, da parte del figlio di sette anni, della sorella di due, con un coltello, e la nuova maledizione scagliata su di lui da Kunz.

Quando comincia l’azione, è di nuovo il 24 febbraio: Kunz e la moglie, caduti in povertà, si aspettano di essere arrestati per debiti la mattina successiva. Bussa alla porta, non riconosciuto, il figlio Kurt, che ha girato il mondo ed ha fatto fortuna: è ricco e vorrebbe aiutare i genitori, ma non vuole farsi riconoscere senza essere sicuro di essere perdonato. Viene accolto ed ospitato, ma mentre dorme, verrà ucciso da Kunz, che lo vuole derubare dei denari necessari a pagare i debiti. Solo in quel momento, viene riconosciuto e la tragedia si compie.

Werner aveva l’ossessione, dice Giuseppe Mazzini in Della fatalità considerata come elemento drammatico, di alcuni giorni che riteneva fatali, e il 24 febbraio del 1804 aveva perso la madre, e nella stessa data un’altra persona cara (non meglio identificata).

Due parole sull’edizione cartacea di riferimento: la tragedia, del 1808, è stata pubblicata in Italia, tra l’altro, in coda ad una raccolta (del 1865) di due brevi testi di Alexandre Dumas, senza nessuna indicazione della sua presenza nel frontespizio del volume. La scoperta risulta una piena sorpresa per lettrici e lettori. In questa edizione digitale abbiamo ritenuto opportuno pubblicare separatamente i tre testi contenuti nel volume: I due figli della Madonna e Una caccia d’elefanti nel Ceilan di Alexandre Dumas padre e questo atto unico di Werner.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Le undici, e mio marito non torna! Pure questa mattina egli si è messo alla volta di Leuko assai per tempo. Purchè il povero uomo non sia capitato male! Siamo da capo con questo ponente indiavolato. Uh! che fracasso, che turbinio! Si direbbe che il demonio in persona urlasse dal Gelliorna e minacciasse sfracellarlo e avventarlo contro la Gemmi, come Kunz avventava il coltello… Che paragone mi viene in mente!… Ma sì, eravamo di questa stagione: il vecchio, Dio faccia pace all’anima sua, morì appunto nel mese di febbraio. Aimè! passarono tanti anni, eppure… quando ci penso, quando penso a quella sera, mi piglia ancora il raccapriccio. Ma che fa mio marito? Gesù mio! e se una valanga lo avesse inghiottito… orribile idea! – E non v’è una scheggia di legno nel camino, non un boccone di pane in tutta la casa, ma sì dolore e miseria, miseria e dolore…. Fin l’ultima camicia ci hanno portato via gli avari creditori! Come mi sento oppressa quest’oggi! La maledizione si compie: tremendo è il quarto comandamento! Le altre madri hanno almeno un figliuolo: ma il nostro andò tapinando pel mondo fin da ragazzo, maledetto da un padre maledetto, e lordo del sangue di sua sorella. Dicono che sia morto da un pezzo; fossi morta anch’io! almeno avrei finito di penare. Cantiamo, via: gli è un proverbio, che il canto ci aiuti contro lo spirito maligno, quando ci si pianta innanzi minaccioso col libro de’ nostri peccati alla mano.

Scarica gratis: Il ventiquattro febbraio di Friedrich Ludwig Zacharias Werner.