Il ratto di Sabina.

Le avventure di Kutt-Hardy
Il Rivale di Sherlock-Holmes

di
Giovanni Bertinetti [Herbert Bennet]

tempo di lettura: 13 minuti


Una mattina, e sono appunto sette anni – cominciò Cutt-Hardy – io fumavo deliziosamente nel mio salotto, in attesa di qualche bel caso ove impiegare le mie attitudini speculative.
Tutto ad un tratto, senza che nessuno l’annunziasse, entrò nel salotto il signor Cattered, il celebre miliardario che fondò il primo trust. Io l’avevo conosciuto pochi mesi prima ad un grande ricevimento ove avevo avuto occasione di scambiare qualche parola con sua figlia, miss Sabina, bellissima ereditiera di qualche miliardo.
— Signor Cutt-Hardy – disse con voce tremante Cattered – ho bisogno di voi.
— Lo vedo – risposi accennando ad una poltrona. – Vi è certo capitato qualcosa di straordinario perchè un uomo pacato come voi sia così sconvolto.
Infatti il viso del celebre miliardario rivelava il più profondo sbalordimento.
Dopo qualche secondo di silenzio Cattered disse con accento vivamente commosso:
— Quel che mi succede è semplicemente inesplicabile. Io abito con mia figlia Sabina il palazzo di Walker Street
— Il più bel palazzo di New-York – dissi io – specialmente rimarchevole per la magnifica terrazza-giardino che lo sovrasta… Continuate.
— Io sono, voi lo sapete certamente – disse Cattered con un visibile sforzo – separato da molti anni da mia moglie, la quale si trova… non so dove… Questo per dirvi che io vivo solo con mia figlia. I nostri appartamenti sono attigui. Ieri sera, secondo il solito, nell’andare a letto, Sabina è venuta a darmi il consueto bacio sulla fronte: nulla rivelava in lei il più leggero cambiamento di stato d’animo. Or bene, questa notte io fui svegliato da un rumore, che tra il sonno e la veglia non mi riuscì di specificare, ma che mi indusse nell’animo uno strano presentimento, Voi lo sapete, io sono l’uomo il più positivo di questo mondo e non ho tempo di occuparmi di certe piccolezze, eppure quel rumore mi costrinse a levarmi da letto e a cercare da chi fosse stato provocato. Andai nel corridoio, stetti in ascolto: nulla. Allora domandai sottovoce e poi più forte: Sabina, Sabina. Nessuno rispose. Un po’ inquieto, feci per spingere l’uscio della porta che mette nella camera di mia figlia, ma esso era chiuso internamente. Bussai più volte, ritornai a chiamare: nulla. Allora svegliai la servitù ed aiutato dal cameriere sfondai la porta ed entrai. Quale terribile sorpresa!
Il letto era vuoto: gli indumenti di mia figlia giacevano su una sedia accanto, le sue scarpine erano a piè del letto, ma Sabina non c’era.
Siccome noi abitiamo l’ultimo piano del Palazzo, ebbi il terribile pensiero che Sabina, in un momento d’improvvisa follia, si fosse precipitata dalla finestra nel parco sottostante. Ma la finestra era ermeticamente chiusa e non indicava in verun modo d’essere stata aperta.
Come potete immaginare diedi ordine ai servi di ricercare mia figlia in ogni angolo del palazzo, ma inutilmente: non ci fu possibile trovare veruna traccia. Per la porta Sabina non può essere uscita, perchè chiusa internamente, dalla finestra nemmeno… e poi dalla finestra ove sarebbe andata?… Signor Cutt-Hardy, il fatto oltre, all’essere doloroso, è addirittura inesplicabile…
— Vi siete recato ad avvertire la polizia? – interruppi io.
— Non ancora, prima… volli parlare con voi.
— Avete fatto bene… Non suscitate inutilmente uno scandalo. Vostra figlia si ritroverà, essa non può essere volatizzata. Anzitutto siete ben certo che dopo avervi dato il solito bacio, vostra figlia sia andata a letto?
— Certo, perchè la cameriera di Sabina l’ha spogliata come di consueto…
— Avete l’automobile abbasso?
— Sì.
— Non perdiamo tempo. Bisogna innanzi tutto che io veda la camera di vostra figlia…
Un quarto d’ora dopo ero col signor Cattered al palazzo di Walker Street.
Esaminai la camera e, tenuto conto di tutte le circostanze del fatto, compresi anch’io che esso si presentava molto difficile da risolvere. In che modo miss Sabina aveva potuto uscire o venire rapita dal suo letto?
La mia prima cura fu quella di esaminare il pavimento con la mia inseparabile lente, la fidata collaboratrice a cui devo molti servigi.
Con grande sorpresa di Cattered io mi gettai bocconi sul pavimento ed esaminai attentamente. Dopo qualche minuto io avevo potuto scorgere qualche indizio, il quale, benchè impercettibile, avrebbe potuto condurmi sulle traccie.
— Va bene – dissi – vi posso assicurare per intanto una cosa: che vostra figlia è uscita dalla finestra. Questo è matematico.
John Cattered mi guardava sbalordito.
— Ma allora essa s’è gettata giù – soggiunse con voce tremante.
— Questo no – dissi, – ma molto probabilmente si è gettata… in sù.
Non era quello il momento di scherzare, ma voi lo sapete, è la mia abitudine di vedere il lato umoristico anche nei momenti più tragici della vita.
— Signor Cattered, vuole avere la compiacenza di condurmi sulla sua terrazza? Vi si gode un panorama meraviglioso.
Andammo sulla terrazza, la quale è una vera meraviglia. Essa copre tutto il palazzo ed è coltivata a giardino.
Dopo aver contemplato per alcuni istanti il panorama non per gusto estetico, ma per concentrarmi sulle mie riflessioni, dissi al povero padre:
— Questo giardino in che modo è irrigato?
La domanda fu trovata fuori di proposito dal signor Cattered, il quale mi guardò in un certo qual modo che voleva dire: non potreste farmi in questo momento altre interrogazioni? Ma per cortesia rispose:
— Un ascensore porta su l’acqua da una cisterna che si trova abbasso.
— E quest’ascensore dov’è?
— Eccolo – mi disse il miliardario che cominciava a trovare meno inopportuna la mia domanda.
Io guardai il muro esterno del palazzo e constatai la felice circostanza seguente: l’ascensore passava proprio tra le due finestre della camera di Sabina.
— Caro signor Cattered – dissi – vi posso assicurare che vostra figlia non si è gettata in giù, ma è venuta o è stata portata per mezzo dell’ascensore dell’acqua su questa terrazza.
— Ammettiamo pure… ma di qui ove è andata?
— Ecco quello che sapremo in seguito… Intanto permettete che vi risponda per me la mia lente.
Esaminai ancora il suolo della terrazza e domandai:
— Perchè avete fatto spargere quassù della sabbia?
— Non ci ho mai pensato…
— Eppure questa è sabbia.
Infatti una leggera striscia di sabbia si poteva osservare sotto ai nostri piedi…
— Questa sabbia, signor Cattered, è il filo d’Arianna…
— Avrete già scoperto?…
— Quasi…. ora discendiamo pure…
Uno sbuffo violento fece volar via il cappello del miliardario: io glielo raccolsi dicendo:
— È un vero peccato: questo vento porta vostra figlia molto lontano.
Cattered non comprendeva. Io dovetti mettere i punti sugli i.
— Vostra figlia, signor Cattered, fa ora degli studi d’areonautica.
— Ah! Ho capito! Voi credete che Sabina…
— Miss Sabina è stata rapita in un areostato, e la sabbia non ne è che la zavorra… Ciò è molto fin de siècle… Ora discendiamo e ditemi chi ha potuto rapire vostra figlia, oppure da chi ha avuto il piacere di farsi rapire?
— Io lo vorrei sapere da voi – disse Cattered. – Ma come mai essa non ha gridato… non ha chiesto aiuto…
— Ecco una circostanza che sarebbe inesplicabile… se io non avessi un perfetto odorato. Ora, che la mia convinzione è formata, vi posso dire che il guanciale esaminato nella camera di vostra figlia ha evidenti traccie di cloroformio…
— Ma chi ha potuto rapire mia figlia?
— Io ve lo dirò, ma prima devo entrare, se voi lo permettete, un po’ nella vostra vita intima.

*
* *

Seduto nel meraviglioso salone di John Cattered io domandai:
— Mi spiace di interrogarvi su un punto delicato della vostra esistenza, ma è necessario… Voi siete separato da vostra moglie?
— Questo lo sanno tutti: a suo tempo la nostra separazione ha anche provocato un certo scandalo… Ma che c’entra questo doloroso incidente colla sparizione misteriosa di mia figlia?
— Ecco, forse non c’entra… forse ne è il punto principale… Il Tribunale vi ha accordato, al momento della separazione, miss Sabina?
— Sì.
— E vostra moglie non si è opposta?
— Certamente… ma io volevo punirla privandola appunto di sua figlia. Non era ciò nel mio diritto? – domandò John Cattered con un violento moto di collera – dopo quanto mia moglie… Signor Cutt-Hardy, voi pensate dunque che mia moglie abbia fatto rapire…
— Calma, non precipitiamo, mi mancano sinora i dati per venire a questa conclusione… Ad ogni modo il più importante per ora è di seguire le traccie di vostra figlia.
— Ma in che modo? – disse Cattered con un sorriso di dolorosa incredulità. – Se voi ammettete che Sabina fu rapita in un areostato come mai è possibile seguirne le traccie nell’aria?
— Certo non è facile… ma è la mia vocazione quella di sciogliere i problemi che paiono insolubili. Intanto voi andate a riposare: l’emozione vi ha sconvolto un po’ ed io andrò alla ricerca di miss Sabina.

*
* *

Lo stesso giorno incominciai le mie ricerche. Mi recai da un mio amico meteorologo, il professor Weber, e gli domandai:
— Potreste dirmi quale direzione avevano ieri i venti su New-York?
— Certo, ma che vi interessa?
— Lo saprete un altro giorno.
— Nord-nord-ovest.
— Va bene, grazie. – E me ne uscii.
Siccome, checchè ne pensi Santos-Dumont, non è ancora inventato l’areostato dirigibile, così era presumibile che gli areonauti avessero seguito questa direzione.
Telegrafai a qualche amico sulla linea nord-nord-ovest se per caso avessero segnalato qualche areostato; ma questa fatica fu perfettamente sprecata.
Mi balenò anche il pensiero di informarmi della residenza della signora Cattered, ma giudicai questo tentativo ozioso, perchè non era logico il supporre che miss Sabina vi fosse già arrivata, essendo l’areostato in balìa dei venti.
La giornata passò quindi infruttosa. Alla sera mi recai da Cattered che mi domandò ansiosamente:
— Ebbene?
— Per ora, nulla, ma non c’è da meravigliarsene, intanto tenete questa fuga nel più assoluto silenzio. Non parlatene con nessuno ed ingiungete ai vostri servi di fare altrettanto.
In quel mentre il giardiniere entrò nel salone tenendo in mano uno strumento ed esclamando:
— Ecco quello che abbiamo trovato nel giardino!
Esaminai lo strumento a lungo.
Esso era un barometro speciale perfezionato.
Senza dubbio esso era caduto dalla navicella nel momento in cui questa portava via miss Sabina.
La scoperta avrebbe potuto essere importante se da quell’istrumento fosse stato possibile risalire al suo proprietario. Ma questo sarebbe stato un tentativo un po’ difficile. Ad ogni modo, trattandosi di un nuovo modello di barometro, messo da pochi mesi in commercio, come mi ricordavo d’aver letto in una rivista scientifica, io presi nota del nome del costruttore: Bob Winker, London-Streett, 124.
Mi ci recai col barometro in mano e chiesi al sig. Bob Winker:
— È possibile conoscere il nome di chi ha acquistato da voi quest’istrumento?
Il sig. Bob sorrise e disse:
— Caro mio signore, ne vendo tanti!
— Avete rappresentanti?
— No: Chi vuol acquistare il barometro Winker deve venire qui.
— Benissimo… E questo barometro è indispensabile agli areonauti?
— È appunto fatto per i soli areonauti. Sono immensi i vantaggi di questo nuovo sistema che ha ottenuto il plauso di tutte le Accademie…
Il signor Bob Winker avrebbe certamente continuato a magnificarmi le buone qualità del suo barometro se in quel momento non fosse entrato il fattorino telegrafico.
— Permettete? – mi disse aprendo il telegramma.
— Prego, fate pure.
Il sig. Bob lesse il telegramma e disse con accento di uomo vittorioso:
— Ecco una nuova prova della bontà del barometro Winker. Me ne chiedono uno telegraficamente…
— Strano – dissi con aria incredula. – Bisogna che il vostro cliente ne abbia una estrema necessità…
— Come? Non credete? Leggete voi stesso.
Io presi con indifferenza il telegramma e lessi con una grata sorpresa:

«Spedite subito barometro Winker Boston, SheefferWilliam Street, 12.

— Avete ragione – risposi – molto probabilmente questo Sheeffer è un vostro cliente?
— Non lo conosco…
Io me ne uscii ringraziando il signor Bob Winker.

*
* *

All’indomani io partivo per Boston nella speranza di essere sulle buone traccie.
Quale ragionamento mi aveva condotto a questa speranza?
È semplicissimo. Quel tale Sheeffer, per richiedere telegraficamente un barometro, doveva certo avere i suoi buoni motivi: ora tra questi motivi perchè non vi poteva essere quello di sostituire un barometro a quello perduto nel giardino del palazzo?
Se, come aveva detto Bob Winker, egli era l’unico depositario del barometro in questione, certo l’areonauta misterioso avendo perduto il suo, ne aveva bisogno di un altro, e non poteva ricorrere che a Winker.
A rigor di termini egli si sarebbe potuto servire di un altro qualsiasi sistema di barometro; ma essendo il modello Winker il più perfezionato, non era illogico supporre che il signor Sheeffer non volesse servirsi di altri.

*
* *

Andai dunque alla ricerca di Sheeffer in William Street, 12, e vi trovai un uomo di 50 anni, quasi calvo, silenzioso, serio, che viveva in una piccola camera ammobigliata.
Io mi presentai come un commesso viaggiatore di strumenti meteorologici; dissi che avendo saputo che egli si occupava di questa scienza, avevo pensato ad offrirgli i miei servigi, ecc. ecc.
Il sig. Sheeffer mi guardava molto meravigliato: mi domandò da chi mai avevo avuto la notizia mirabolante che egli si occupasse di meteorologia. Egli era un impiegato modesto in una casa di commercio ed aveva ben altro pel capo che d’occuparsi di cose inutili.
Allora io gli domandai a bruciapelo:
— Ma non avete chiesto ieri telegraficamente al signor Bob un barometro Winker?
— Ah! – disse Sheeffer. – Ho capito… Ma non è per me… Sono stato incaricato di ricevere qui quel barometro da un signore che ho conosciuto ieri alla pensione.
— Non sapete il nome di questo signore?
— No, so che è da un giorno a Boston, come ieri disse lui e che domani ripartirà… Egli è alla Pensione Master, via Reed, n. 14… Mi ha anzi regalato un dollaro per fargli questa piccola commissione.
Salutai il mio informatore e mi recai immediatamente alla Pensione Master.
Comandai un pranzettino e studiai sul viso di quelle varie persone chi poteva essere l’areonauta in attesa del barometro Winker.
Mentre facevo questo studio, un fattorino entrò a recapitare ad un signore giovane, elegantemente vestito, una lettera.
Il signore la lesse ansiosamente, continuò a mangiare ma più in fretta, e si dispose per uscire.
Io feci altrettanto. Pagai ed appena il signore uscì gli tenni dietro.
Perchè avevo seguito quel signore con tanta sicurezza?
La risposta è semplicissima. Perchè gli avevo veduto estrarre un cronometro speciale di quelli usati dagli areonauti. Non poteva esser altri che il mio uomo.
Appena fuori, il signore prese un cab e diede un indirizzo che non mi riuscì di capire. Ma io presi un altro cab, ordinando al cocchiere di seguire il primo.
I due cab uscirono dalla città. Dopo circa quattro ore di corsa, il primo cab si fermò in aperta campagna. Il signore ne discese, guardando con aria diffidente il cab che lo seguiva.
Io feci mostra di non accorgermene e feci continuare la strada, ma giunto ad uno svolto feci fermare, discesi in tempo per vedere il signore fermarsi in un sentiero ed avvicinarsi ad una grande farm.
Che vi andava a fare? Chi era colui? Diedi ordine al cocchiere di attendermi sulla strada e seguii a distanza il signore nascondendomi dietro i cespugli.
Il misterioso individuo entrò nella farm.
Ma allora non ebbi bisogno di spingere più oltre le mie indagini. Al di sopra della farm vidi disegnarsi la calotta di una sfera; era l’areostato.
Feci subito questo ragionamento: l’areostato attende in quella farm di provvedersi di materiali o forse è dietro ad esser riparato: ho quindi il tempo di telegrafare al signor Cattered e farlo venir qui ben scortato dalla polizia.
Così feci. Rimontai sul cab, telegrafai a Cattered, ed il giorno dopo miss Sabina era nelle braccia di suo padre…

*
* *

— Ma – disse un interlocutore di Cutt-Hardy, – chi era il rapitore?
— Il rapitore, anzi i rapitori, appartenevano alla celebre società di Moor, il brigante modernissimo, che operava le sue spedizioni con tutti i più recenti metodi scientifici.
— Ma lo scopo del ratto?
— È evidente: gli affigliati di Moor volevano tentare di riscuotere dal padre qualche milione di riscatto. Ma la spedizione è andata a male e riuscimmo in tempo a salvare la povera Sabina e a far arrestare i due areonauti della troupe di Moor.
— Scusate – osservò ancora un ascoltatore di Cutt-Hardy – l’operazione vi è riuscita meravigliosamente, ma però dovete convenire che a mezza strada avete avuto una mossa sbagliata: quella di credere che il rapimento fosse opera della signora Cattered.
— È vero; ma l’ipotesi, essendo logica, mi ha aiutato a trovare la verità. Non importa che l’ipotesi nelle mie ricerche sia sempre vera, basta che sia verosimile. Così pure procede la scienza nelle sue scoperte.

Fine.


Troverai tanti altri racconti da leggere nella Mediateca di Pagina Tre (clicca qui!)


Liber Liber

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamo realizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione integrale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, video e tanto altro: https://www.liberliber.it/.

Fai una donazione

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri. Fai una donazione: https://www.liberliber.it/online/aiuta/.


QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Il ratto di Sabina
AUTORE: Bertinetti, Giovanni [Herbert Bennet]

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
https://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

TRATTO DA: Il rivale di Sherlock-Holmes / di Herbert Bennet. - Torino : S. Lattes e C., 1907. - 163 p. ; 19 cm.

SOGGETTO: FIC022050 FICTION / Mistero e Investigativo / Brevi Racconti