(voce di SopraPensiero)

Questo testo raccoglie i più importanti scritti di cosmologia del famoso naturalista che, praticamente contemporaneamente a Darwin, formulò la teoria della selezione naturale. I documentati ragionamenti, densi di riferimenti sia a sostegno che in opposizione alle sue ipotesi, che Wallace offre al lettore per dimostrare l’estrema improbabilità di vita al di fuori del pianeta Terra sono, in estrema sintesi, il puntello cosmogonico per la sua particolare visione sull’insorgenza delle caratteristiche della mente umana sul cammino evolutivo.

Dice infatti: “Avendo largamente discusso queste condizioni, ed avendo spiegato le ragioni per le quali esse sono importantissime, anzi indispensabili alla vita, siamo quindi passati a dimostrare come tali condizioni siano adempiute sulla terra, e quanto numerosi, complicati e spesso precisi siano gli adattamenti necessari per darle origine e mantenerla, e come essi siano stati uniformi per tutto il grande lasso di tempo occorso allo sviluppo della vita.” Per poter affermare qualche riga sotto che “coloro cioè i quali ritengono che la mente è essenzialmente superiore alla materia e distinta da essa, non possono credere che la vita, la coscienza, il pensiero siano derivazioni della materia […]”. Queste ipotesi il Wallace aveva sviluppato nel suo scritto “Darwinism” del 1889 e che vide parziale traduzione in italiano nel 1912 con il titolo “Il darwinismo applicato all’uomo”.
Traduzione di Giacomo Lo Forte, deceduto nel 1921, insegnante, divulgatore, collaboratore all’orto botanico di Palermo, autore di testi scolastici; noto anche con gli pseudonimi Dante Leonardi e Libero Ausoni.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Quando l’intelligenza dell’uomo raggiunse un sufficiente sviluppo per intendere la propria natura e quella del globo sul quale vive, non potè non sentirsi profondamente attratta dallo spettacolo grandioso del cielo stellato e dal luminoso scintillìo delle stelle, quali Sirio e Vega, dalla luce più estesa e più ferma di Venere e di Giove, dai singolari aggruppamenti degli astri in costellazioni, i cui nomi fantastici, indicanti la loro somiglianza con animali o con oggetti terrestri, sono loro bene appropriati e perciò furono generalmente adottati, insieme con quelli delle stelle, apparentemente innumerevoli, sparse nel firmamento, le quali più sono lontane e più perdono del loro splendore. Ma molte di queste stelle sono visibili soltanto nelle notti limpide, e per coloro che hanno la vista acuta formano un insieme di tanta grandiosa bellezza, che sembra impossibile il potersene fare un’idea concreta ed esatta. È perciò che esse aprono un campo sterminato all’immaginazione dell’osservatore.
La relazione delle stelle col sole e con la luna nel loro rispettivo movimento, fu uno dei primi problemi dell’astronomia, e fu risoluto soltanto dopo accurate e continue osservazioni, le quali dimostrarono come la invisibilità di quelle durante il giorno fosse assolutamente dovuta allo splendore della luce del sole.

Scarica gratis: Il posto dell’uomo nell’universo di Alfred Russel Wallace.