Dal 1884 al 1888 D’Annunzio cercò di prendere parte a tutti gli avvenimenti della società elegante per trovare gli spunti necessari a tessere la trama di un nuovo libro: “Il Piacere”, pubblicato per i tipi dell’editore Treves nel maggio del 1889.
Il protagonista de “Il Piacere” rispecchia in qualche modo l’alter ego del D’Annunzio stesso. Non a caso la storia d’amore tra Andrea Sperelli ed Elena Muti copre l’arco di tempo che va dal novembre 1884 al marzo 1885, proprio quanto era durata l’intensa passione di Gabriele D’Annunzio per Olga Ossani; anche l’episodio d’addio tra i due è trasfigurato nel primo capitolo del romanzo.
In questo stesso periodo D’Annunzio immagazzina nuove esperienze culturali e viene maturando il culto dell’estetismo raffinato e decadente. Egli, frequentatore di salotti, animatore di dibattiti, interessato alla realtà politica, divenne immediatamente artista di tendenza, personaggio pubblico, uomo genialmente scandaloso, polemista acuto e irriverente. Come evidenziò Croce, con D’Annunzio “risuonò nella letteratura italiana una nota, fino ad allora estranea, sensualistica, ferina, decadente”.
D’Annunzio, con “Il Piacere”, cerca di mettere in luce le complicazioni e le deviazioni della vita mondana e amorosa del protagonista “ultimo discendente d’una razza intellettuale”, educato dal padre a costruire la propria esistenza come “un’opera d’arte”. Inoltre, mettendo in risalto “l’anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale” di Andrea Sperelli, rivela quella mancanza di volontà, di autenticità e di forza morale che si ritroverà in tanti personaggi decadenti, crepuscolari, inetti e indifferenti che affollano la letteratura di questo secolo.
Duplice e ambigua appare dunque questa figura in cui convivono il grandioso e il meschino: in modo altrettanto duplice, D’Annunzio si immedesima e si distacca da essa.