Baldacci scrisse questo breve lavoro divulgativo nel 1939, all’indomani dell’annessione dell’Albania al regno d’Italia. Ma di questioni albanesi si occupava da decenni e in particolare dal 1925, conducendo studi in collaborazione con istituti del posto in ambito scientifico.

Troviamo quindi in questo scritto una breve descrizione geografica, un molto superficiale accenno storico ma soprattutto le valutazioni in merito alle possibilità di sviluppo agricolo e zootecnico, che sono considerate molto buone, sottolineando a più riprese la necessità preventiva di estese bonifiche.

Ovviamente nulla di quanto proposto da Baldacci potè essere attuato, visto l’imminente scoppio della II guerra mondiale, nonostante l’Albania fosse da 12 anni protettorato italiano; vari enti in questi 12 anni investirono in Albania 1800 milioni di lire italiane. Ma la situazione agricola era rimasta a livello estremamente primitivo e tale permaneva anche quando, nel 1944, le forze popolari presero il potere trovando una situazione dove solo il 9,6% dell’intero territorio era posto a coltura e il 95,6% di queste colture erano dedicate ai cereali, in pratica quasi unica coltivazione conosciuta dai contadini albanesi.

La sola industria era quella mineraria, di proprietà straniera. Le prospettive illustrate da Baldacci erano tristemente rimaste esclusivamente nel limbo delle buone intenzioni.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Delle tre penisole mediterranee, dei tre grandiosi reliquati di ponti geologici distrutti che interessano l’intero mondo antico, la Balcania, quasi polipo abbrancato alla riva destra del Danubio, è rimasta la più lontana dall’Africa. Infatti l’estremo isolotto di Gaudhos nel mare meridionale di Creta è distante dalla costa cirenaica quasi 300 km., mentre la fossa del Bosforo e dei Dardanelli unisce la Balcania all’Asia, molto più che lo stretto di Gibilterra non colleghi la Penisola iberica con l’Africa.
Astraendo dai suoi rapporti geologici, la Balcania si fonde per la sua storia biologica tanto con l’Asia quanto con l’Africa attraverso reliquati innumerevoli fitogeografici e zoogeografici che in quest’ultimo cinquantennio hanno offerto materia preziosissima di studio agli esploratori della vita più remota che unì i nostri tre continenti.
Delle tre penisole la Balcania è la più estesa, la più ricca di rilievi e la più articolata, ossia quella dotata di penisole minori e di arcipelaghi di cui uno, l’occidentale, è il dalmatico e l’altro, orientale, l’egeo. Essa comprende il triangolo bagnato dall’Adriatico e dallo Jonio all’Ovest, dall’Egeo al Sud, dal mar Nero, dal mar di Marmara e dai Dardanelli all’Est, e dalla Sava e dal Danubio inferiore al Nord.
Tutte queste condizioni geofisiche corrispondono ad altrettante condizioni geopolitiche di grande importanza per la vita economica dell’intera regione nelle sue relazioni tra l’Adriatico, il Ponto, l’Egeo e il bacino danubiano.
L’Albania forma una delle regioni occidentali della Penisola balcanica e nessuno dei paesi d’oltre mare è più vicino all’Italia che l’Albania, tanto che, quando l’orizzonte è luminoso, da tutte le alture della Japigia si vedono ad occhio nudo le rive di là dello stretto che prende il nome da Otranto.

Scarica gratis: Il paese degli schipetari di Antonio Baldacci.