Raccolta di novelle che per volontà dei parenti fu data alle stampe l’anno dopo la morte dell’autore. Il presente e-book è tratto però dall’edizione che, alla fine degli anni ‘90 dello scorso secolo, fu curata dalla nipote Ginetta Zagarrio radunando l’intera opera letteraria dell’autore.

Troviamo già nel titolo il filo conduttore della raccolta che è permeata della fedeltà di Biagio Zagarrio al passato, alla terra e ai miti che sono stati lo sfondo e l’ambiente della sua infanzia. Ma i confini non sono quelli autobiografici che verrebbero percepiti come una gabbia: vengono al contrario superati e, attraverso il filtro della sua memoria, entriamo in contatto con la vita e gli uomini della sua Sicilia. Pur se nei limiti della sua ispirazione e del suo stile, limiti dei quali Zagarrio appare consapevole e dai quali non cerca di evadere, l’elemento cardine che impreziosisce e valorizza la sua prosa narrativa è la sincerità e la spontaneità che scaturiscono da un’ispirazione autenticamente genuina. Questo gli consente di dar vita a dei bozzetti che sfuggono alle necessità più articolate della novella. Il ricordo viene fissato in ritratti scaturenti da una memoria che sgorga soprattutto per il bisogno interiore dell’autore, come fosse un tentativo di far chiarezza dentro di sé.

La semplicità del mezzo narrativo non appare quindi come un limite, anzi, è del tutto funzionale a rendere la schiettezza e l’evidenza delle immagini. E queste restano vivissime nella memoria del lettore: dalle rapide descrizioni della vita militare di giovani soldati che si sentono certamente estranei all’imposizione della divisa, ai primi lavoratori protagonisti delle lotte popolari in Sicilia e morti sotto il piombo di oppressori antichi. Alcuni personaggi testimoniano invece della vita familiare dell’autore stesso, come il memorabile zio Ciccio, e come l’albero di carrubo del racconto omonimo – forse la più nota tra le novelle di questa raccolta, se non altro per essere presente in antologie scolastiche – che è come un vero e proprio componente della famiglia, che non può essere lasciato ai nuovi proprietari quando la proprietà deve essere venduta. Resta al lettore la sensazione di essersi imbattuti in una descrizione matura e consapevole e contemporaneamente serena ed equilibrata della realtà della sofferenza umana.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del primo racconto Il danaro:

Quando la madre entrò nella stazione vi erano poche persone.
«Scusate, quando passerà il treno?»
L’impiegato si era appena voltato a guardarla.
«Ne passano tanti», ed aveva proseguito lungo i binari.
La madre l’aveva seguito.
«Quello coi soldati: c’è mio figlio.»
L’uomo si era fermato: «Non saprei, buona donna. Chiedetelo al Capo; là.» Ed aveva indicato la porta.
La porta era accostata ed il ticchettio delle macchine riempiva la stanza.
«Scusate: il treno…» la voce era timida; sul berretto l’uomo aveva tante strisce d’oro; dalla parete l’aveva investita lo sguardo del ritratto grande e sotto vi era Gesù in croce.
«Quale treno?»
«Quello coi soldati.»
«Non so di preciso.»
«C’è mio figlio.»

Scarica gratis: Il nostro paradiso perduto di Biagio Zagarrio.