Allo scoppio della prima guerra mondiale, nell’agosto del 1914, l’Italia faceva parte, con Austria-Ungheria e Germania, della Triplice alleanza. Immediatamente il governo italiano informò gli alleati che non si riteneva obbligato a entrare in guerra al loro fianco, a causa della natura aggressiva e non difensiva della guerra da parte dell’Austria-Ungheria.
Nei mesi successivi, il ministro degli esteri Sonnino, sulla base dell’articolo 7 dell’alleanza, che prevedeva compensazioni nel caso di guadagni territoriali o di altro tipo nei Balcani da parte di uno dei contraenti, avviò una lunga trattativa con il governo imperiale richiedendo la cessione di territori “italiani” posseduti dall’Impero. La trattativa, nonostante l’appoggio diplomatico che la Germania diede all’Italia, si rivelò infruttuosa.
Difficile dire se il tentativo di Sonnino fosse sinceramente volto ad evitare un conflitto fra Italia ed Austria, con l’ottenimento pacifico di terre irredente (conforme al tentativo diplomatico parallelo di Giolitti, che affermò potersi guadagnare “parecchio” dalla neutralità), oppure se la trattativa, condizionata da pesanti “sine qua non” da parte italiana, avesse solo lo scopo di portare ad una rottura dell’alleanza, come poi avvenne il 4 maggio 1915, lasciando libera l’Italia nelle sue azioni.
Sta di fatto che pochi giorni prima (il 26 aprile) il governo italiano aveva stipulato un patto segreto con la triplice intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia), impegnandosi ad entrare in guerra contro l’Austria-Ungheria entro un mese.
Il 20 maggio del 1915 il ministro degli esteri presentò al parlamento italiano i documenti contenuti in questo “libro verde” ufficiale per giustificare la richiesta di crediti necessari all’entrata in guerra dell’Italia. Dopo l’approvazione del parlamento, venne inviata, il 23 maggio, la dichiarazione di guerra.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Prego V. E. di fare al conte Berchtold la seguente comunicazione verbale:
L’attuale avanzata militare dell’Austria-Ungheria in Serbia costituisce un fatto che non può a meno di formare oggetto di esame da parte dei Governi italiano ed austro-ungarico sulla base delle stipulazioni contenute nell’articolo VII della Triplice Alleanza. Dall’articolo stesso deriva al Governo austro-ungarico, anche per occupazioni temporanee, l’obbligo del previo accordo con l’Italia e l’obbligo dei compensi. Il Governo Imperiale e Reale avrebbe pertanto dovuto interpellarci e mettersi con noi d’accordo prima di far passare la frontiera serba al suo esercito. Nell’occasione, e per meglio far risaltare la nostra attitudine, dobbiamo rammentare al Governo Imperiale e Reale che esso, fondandosi appunto sul disposto dell’articolo VII ci impedì, durante la guerra nostra contro la Turchia, di compiere diverse operazioni militari che avrebbero certo abbreviato la durata della guerra stessa. Le operazioni navali ai Dardanelli dettero pure luogo a formali riserve del Governo Imperiale e Reale. L’Italia ha un interesse di prim’ordine alla conservazione della piena integrità e dell’indipendenza politica ed economica della Serbia.
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