Questo testo fa il punto dello stato della ricerca relativamente ai meccanismi che inducono il letargo nei mammiferi, con particolare riferimento alla marmotta, al ghiro, al riccio, al moscardino e allo spermofilo. Scritto nel 1912 è un’analisi di dati e di valutazioni che all’epoca rappresentava il compendio più completo sull’argomento.
Pochi anni dopo sarebbe entrata in vigore la prima normativa sulla vivisezione e tante “esperienze” descritte in questo libro, e che appaiono davvero poco significative oltre che inutilmente crudeli, non avrebbero più potuto avere luogo.
Proprio le “indagini” del “feroce vivisettore Richet” (più volte citate da Polimanti) furono tra le molle che spinsero alcuni antivivisezionisti come l’allora giovane Gennaro Ciaburri, Furno Dellino, Nigro Licò a farsi promotori della legislazione che nel 1927 poneva i primi limiti a pratiche crudeli e sostanzialmente poco utili sia alla medicina che alla conoscenza in biologia e zoologia. Magendie, che certamente non risparmiava sul numero delle vittime per i suoi studi, disse, poco prima di morire che “nessuno, essendo infermo, avrebbe convenienza a chiamare al proprio capezzale un medico che attingesse le sue cognizioni dalla pratica della vivisezione, essendo questa pratica causa di numerosi errori”.
La comprensione del comportamento e della fisiologia dell’animale ha maggior senso se rapportata alle pressioni ambientali reali alle quali è sottoposto e non si può non ricordare che Polimanti stesso, in qualità di direttore della stazione idrobiologica del Trasimeno e con le sue intuizioni sull’uso delle riprese cinematografiche nella ricerca scientifica, abbia dato un contributo significativo per incamminarsi su percorsi di ricerca più consoni ai principi etici contemporanei.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Molteplici furono lo ragioni, che mi decisero a scrivere questo libro sul letargo dei mammiferi. (Parlo di letargo e non di ibernazione, perchè, come si vedrà in seguito, questa parola adoperata dalla maggior parte degli autori non è assolutamente appropriata per spiegarci questo fenomeno).
È stato questo uno degli argomenti, che maggiormente mi abbia interessato nel corso dei miei studi. Difatti sino dal 1895, quando io cominciai a studiare le variazioni di peso, che si osservavano nelle marmotte durante il loro letargo, sino ad oggi, questo ha sempre molto attirato la mia attenzione, e qui ho diretto i miei studi, sia nei laboratori da me frequentati, come anche durante i viaggi da me compiuti. Non mi è parso poi discaro il riunire in una monografia tutte le osservazioni fatte dagli autori antichi e moderni sopra questo tema. Possiamo dire, che il letargo occupò maggiormente le menti dei biologi antichi, con i poveri mezzi che avevano a loro disposizione, piuttosto che quelle dei biologi moderni e ciò perchè nessun fisiologo tentò di trattare questo argomento, credendo che fosse riservato agli zoologi e viceversa pensarono questi dal canto loro. Bunge nel suo trattato di fisiologia, dedica un capitolo al letargo e quantunque abbia trattato con quella rara maestria e genialità, che lo distinguono, questo importantissimo tema, poco naturalmente si è potuto dilungare sopra di esso. In questi ultimi tempi anche il Merzbacher ci ha dato una interessantissima fisiologia generale del letargo, però, come di questa così anche del lavoro di Bunge, possiamo dire che siano dei buoni bozzetti, ma non certo un lavoro compiuto e rifinito.
Scarica gratis: Il letargo di Osvaldo Polimanti.