Podcast: Apple Podcasts | RSS
Difficile dire qualcosa di nuovo su questo celeberrimo romanzo di Verne.
L’interesse di questa traduzione risiede soprattutto nell’essere quasi certamente la prima traduzione italiana: pubblicata nel 1873, lo stesso anno in cui l’originale apparve per la prima volta in volume.
Questo pregio comporta di contro alcuni difetti, riscontrabili nella resa in italiano, in qualche punto approssimativa o frettolosa, o nell’uso di toscanismi che rendono in qualche caso la lettura lievemente difficoltosa; allo scopo di migliorarne la comprensibilità, si è fatto seguire il testo da alcune note (segnalate dal numero seguito da *), opportunamente “linkate”, che permetteranno, a chi lo desidera, di ottenere dei brevi chiarimenti. Le note già presenti nel testo originale sono invece numerate normalmente.
Con tutto questo, il romanzo mantiene intatte le caratteristiche dell’originale: il fascino per la scoperta dell’esotico, l’entusiasmo per le meraviglie della scienza, la descrizione dei caratteri (a partire dal protagonista, l’ineffabile e imperturbabile Mr. Fogg; e poi il tenace ispettore Fix, l’onesto e brillante Passepartout – qui bizzarramente chiamato Gambalesta – e infine la dolce e bella Mrs. Auda), tutti pennellati dall’autore con brevi, ma vividi tratti, che il lettore faticherà a dimenticare. Si segnala infine la geniale trovata proprio alla fine del romanzo che, benché scientificamente non proprio corretta, sorprenderà di certo chi già non conosca il romanzo.
Sinossi a cura di Roberto Rogai
Dall’incipit del libro:
Nell’anno 1872, la casa recante il numero 7 di Saville-row, Burlington Gardens, – casa in cui morì Sheridan nel 1814, – era abitata da Phileas Fogg, esq., uno dei membri più singolari e più segnalati del Reform Club di Londra, quantunque sembrasse studiarsi di non far nulla che potesse attirare l’attenzione.
Ad uno dei più grandi uomini di Stato che onorano l’Inghilterra, succedeva dunque in quella casa codesto Phileas Fogg, personaggio enigmatico, di cui nessuno sapeva niente, fuorchè essere un fior di galantuomo, ed uno dei più bei gentlemen dell’alta società inglese.
Si diceva che rassomigliasse a Byron, – nella testa, poichè era senza difetti ai piedi – ma un Byron senza passioni, freddo, impassibile, da poter vivere mille anni senza invecchiare fisicamente.
Inglese, senz’alcun dubbio, Phileas Fogg non era forse Londinese. Non lo si era mai visto nè alla Borsa, nè alla Banca, nè in alcuno degli ufficii della City. Nè i bacini nè i docks di Londra avevano mai ricevuto una nave avente per armatore Phileas Fogg. Codesto gentleman non figurava in alcun comitato d’amministrazione. Il suo nome non era mai risuonato in un collegio d’avvocati, nè al Tempio, nè a Lincoln’s inn, nè a Gray’s inn. Non litigò mai nè alla Corte del Cancelliere, nè al Banco della Regina, nè allo Scacchiere, nè in Corte ecclesiastica. Non era industriale, nè negoziante, nè mercante, nè agricoltore.
Scarica gratis: Il giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne.