In questo breve testo l’orientalista Angelo Maria Pizzagalli esamina le varie dottrine filosofiche della tradizione dell’India che possono essere ritenute “materialistiche” e come esse considerano il concetto di “materia”.

Pizzagalli parla innanzitutto dei materialisti indiani (di solito denominati Cārvāka o Lokāyata) che ritengono che i sensi siano l’unica fonte di conoscenza e nota che in questi pensatori manca il concetto di materia.

Solo nel sistema Sânkhya si arriva a formulare il concetto di materia come prakrti, distinto da altre entità che spiegano come è possibile la percezione. Pizzagalli nota che il Sânkhya considera la materia non come qualcosa di passivo ma come qualcosa che genera attività, cosa che ricorda concetti come quelli di energia ed elettricità formulati dalla fisica nata nell’Occidente moderno.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit del libro:

La storia del pensiero indiano si va ogni giorno più precisando, i filologi da una parte colla pubblicazione e lo studio dei testi e coll’analisi lessicale, i filosofi dall’altra colla valutazione dei sistemi, e le discussioni sui loro rapporti hanno gettato molta luce su vaste zone, rimaste oscure della storia della filosofia dell’India. Ogni sistema ha avuto l’onore di un grande nome Europeo, come suo illustratore; così il Vedânta ha avuto il Deussen, il Sânkhya il Garbe, il Nyâya-Vaisheshika il Jacobi. Tutti hanno lavorato sulle tracce del Colebrooke, il vero fondatore della storia della filosofia indiana. Anche il sistema materialista ha trovato i suoi illustratori, ma per esso il problema si presentava particolarmente difficile, mancava infatti una esposizione indiana del sistema e il primo illustratore di esso il Muir dovette estrarre i dogmi dei materialisti da varie opere indiane. La pubblicazione dell’opera di Mâdhava, il Diogene Laerzio dell’India, diede la prima esposizione sistematica del materialismo indiano. Ma anche l’esposizione di Mâdhava, breve, composta di elementi staccati e di origine diversa, non soddisfece. Gli studiosi pensarono allora di estendere le loro ricerche. Il numero dei passi, che si riferiscono al materialismo indiano, ne fu singolarmente accresciuto, ma la storia della dottrina in sè non ne ricevette molta luce. Si confrontino il mio studio sui materialisti, quello del Tucci, quello recente di Dakshinarañjan, le citazioni di passi si fanno sempre più copiose, per altro le linee del sistema rimangono sempre le stesse, e rimane soprattutto l’impressione che non si tratti di qualche cosa di organico, come per gli altri sistemi, ma piuttosto che di un sistema, di un insieme di dottrine, di origine diversa accozzate stranamente insieme.

Scarica gratis: Il concetto di materia e il materialismo indiano di Angelo Maria Pizzagalli.