Le capitaine Fracasse fu pubblicato a Parigi nel 1863, prima sulla “Revue Nationale” e successivamente in volume. Gautier aveva iniziato a elaborare l’idea della trama di questo romanzo fin dal 1836 e lo aveva concepito soprattutto come puro divertimento di fantasia. Le avventure del Barone di Sigognac (capitan Fracassa è il nome d’arte che il protagonista assume dopo essersi adattato a fare vita di attore di provincia) sono ambientate nella prima metà del secolo XVII. Gautier era studioso attento, grazie anche all’occhio giornalistico, della poesia del ’600 e certamente questi studi gli furono utili per ricostruire i costumi, l’atmosfera, gli ambienti di questa epoca storica. In Italia questo romanzo è conosciuto forse più come libro per ragazzi, grazie alle numerose riduzioni che adattano la narrazione a una stringatezza degli eventi che non è certo nelle corde dell’autore, il quale indugia invece in dettagliate descrizioni. Tuttavia tali descrizioni non sono mai pesanti e barocche, appaiono invece sempre coerenti con l’obiettivo di trasportare l’immaginazione di chi legge nello scenario di un’epoca, spaziando dall’ambiente nobiliare a quello popolare, attraverso la vita della compagnia di attori girovaghi all’interno della quale il giovane nobile caduto in miseria Sigognac trova una sua collocazione esistenziale e sentimentale.

La traduzione di Lipparini in questo senso mi appare ottima, capace di riprodurre il linguaggio spesso immaginifico dell’autore rimanendo sempre aderente all’obiettivo di avvincere chi legge allo svolgersi degli avvenimenti. Questo anche per mezzo del sapore fiabesco che pervade tutto il romanzo reso attraverso una straordinaria inventiva e una finissima ricchezza di linguaggio e di colore.

La vicenda è fin troppo nota e la riassumiamo molto brevemente. Si inizia con l’inatteso arrivo durante una notte tempestosa di una compagnia di teatro, in cerca di un provvisorio riparo, al castello in rovina dell’antico casato dei Sigognac, il cui ultimo giovane discendente trascorre affamato e in miseria la sua tristissima esistenza. È l’occasione per lui di partire, attratto anche dal subitaneo amore per la bella attrice Isabella dal passato e dalle origini misteriose… Si succedono da questo momento colpi di scena e avventure inverosimili, dall’incontro tragicomico col brigante Agostino accompagnato dall’intrepida ragazzina Chiquita, che avrà ruolo non certo secondario nel proseguo del romanzo, a quello ben più decisivo col conte di Vallombrosa. In questo caso Capitan Fracassa avrà modo di mettere in luce le sue eccezionali doti di invincibile spadaccino. Gli imprevedibili sviluppi che conducono al ripristino dell’antico splendore del casato dei Sigognac e al coronamento del sogno d’amore di Isabella e Capitan Fracassa si susseguono letteralmente fino all’ultima pagina.

La straordinaria capacità inventiva di Gautier si era già manifestata in altre occasioni. Ricordiamo, fra i tanti esempi, il formidabile romanzo a quattro voci (insieme a Gautier gli autori sono De Girardin, Sandeau e Méry) La croix de Berny, strutturato come dialogo tra i romanzieri – che si sbizzarriscono in memorabili pezzi di bravura – entro una complicatissima trama sentimentale dove una sola donna è amata da tre uomini. Per altro l’eclettismo di Gautier aveva già avuto modo di esprimersi spaziando da una poesia raffinata e colta a una narrativa avventurosa ma anche libertina e irridente. Collaborando alla “Presse”, alla “France littéraire” e al “Moniteur” dove scriveva articoli di critica d’arte, di musica e di costume, poté affinare le sue inclinazioni e, dopo il romanzo epistolare Mademoiselle de Maupin, giungere infine al successo editoriale di grande popolarità con Le capitaine Fracasse. Per questo è sempre stato impossibile incasellare in un “genere” questo romanzo. Definito quindi, di volta in volta, romanzo “picaresco” o “romantico”, di “cappa e spada” e “d’amore e avventura”, è invece un romanzo che si svolge su più piani dove l’avventura e la vita di teatro appaiono un pretesto per avvolgere sentimento e erotismo con elementi davvero non convenzionali e dissacranti, soprattutto tramite la figura volutamente contraddittoria del duca di Vallombrosa, prima violento, crudele e dissoluto e poi premuroso fratello e leale amico.

I personaggi cosiddetti minori sono tutti tratteggiati con grande vigore e bravura: dai componenti della compagnia teatrale, alla giovanissima Chiquita, e agli esponenti del sottobosco violento parigino portatori della loro particolare visione dei concetti di onore e dignità, come lo spadaccino Lampourde, che avrebbe dovuto uccidere capitan Fracassa, ma rimane a tal punto folgorato dalla sua abilità di schermidore da diventarne fedele fiancheggiatore nell’opera di ristabilimento della giustizia e di salvaguardia dell’onore di Isabella. Tra le loro brevi vicende e le recite della compagnia degli attori non è difficile per chi legge scorgere allusioni e citazioni filosofiche e letterarie. Persino i personaggi del mondo animale, il cane Mirello, il gatto Belzebù il vecchio cavallo Baiardo, hanno un’anima e nel loro spazio diventano protagonisti. E Belzebù, morendo finalmente di indigestione dopo una vita da affamato, si rivela nel finale come «il buon genio dei Sigognac.»

La traduzione di Lipparini è corredata da una interessante introduzione dello stesso.

Almeno due le trasposizioni cinematografiche da ricordare: quella del 1942 di Abel Gance con il titolo La maschera sul cuore e con protagonista Assia Noris e quella del 1961 di Pierre Gaspard-Huit, quest’ultimo al momento visibile anche su YouTube.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Di là da una di quelle colline calve e gobbe sparse per le Lande, tra Dax e Mont-de-Marsan, si ergeva, regnando Luigi XIII, una di quelle case di campagna che son cosí comuni in Guascogna e che i villani chiamano pomposamente castelli.
Due torri rotonde, incappucciate da tetti a smoccolatoio, fiancheggiavano gli angoli di un fabbricato, sulla cui facciata due solchi profondi rivelavano un antico ponte levatoio reso ozioso dall’interro del fossato; e davano al maniero un’aria quasi feudale, con le vedette a pepaiuola e le banderuole a coda di rondine. Un tappeto di edera che fasciava a metà una delle torri, spiccava bellamente col suo verde cupo sul tono grigio della pietra, già vecchia a quei tempi.
Il viaggiatore, scorgendo da lungi il castello, col disegno dei suoi comignoli a punta sul cielo, sopra le ginestre e le scope, poteva crederlo una dimora adatta a un barbagianni di provincia; ma, avvicinandosi, avrebbe mutato parere. Il viale che conduceva dalla strada alla casa, invaso dai muschi e dalle erbacce, era ridotto a un sentieruolo bianco, da paragonarsi a un passamano scolorito sopra un mantello spelato. Due rotaie piene d’acqua piovana, dove abitavan le rane, testimoniavano che in antico tempo delle carrozze v’eran passate, ma quei batraci eran cosí sicuri, che dimostravano un possesso ormai lungo e la certezza di non esser noiati. Sulla striscia aperta fra le erbacce, e inzuppata da un acquazzone recente, non si scorgeva orma di piede umano; e i ramoscelli di macchia, carichi di goccioline brillanti, sembravan fermi e immobili là da un pezzo.

Scarica gratis: Il capitan Fracassa di Théophile Gautier.