In questo testo del 1929 il Randi compie un excursus dettagliato e documentato sulle condizioni storiche e geografiche che hanno portato a definire le popolazioni che sono insediate sul territorio dei Balcani. La prima parte è quindi utile a tutt’oggi per comprendere e studiare l’origine e la specificità delle varie etnie e dei loro conflitti, almeno fino al quasi completo allontanamento dei turchi dal territorio balcanico.

Nella seconda parte la necessità del regime dell’epoca, al quale il Randi aveva entusiasticamente aderito, che vedeva nella questione dalmata un utile cavallo di battaglia per le rivendicazioni espansionistiche italiane, porta l’autore a formulare soprattutto slogan propagandistici tesi ad auspicare e pronosticare un’egemonia italiana su tutta la penisola balcanica.

La descrizione della storia politica dell’irredentismo italiano in Dalmazia e delle relazioni internazionali risulta perciò distorta dall’ideologia e costretta in categorie di interpretazione del reale rigide e inserite in un’ottica palesemente ingannevole tendendo a sovrapporre e confondere le ragioni della Dalmazia con quelle di Trieste o dell’Istria occidentale. In Dalmazia la comunità italiana era comunque minoritaria da secoli e concentrata in alcuni centri costieri ed isole. Randi ne era consapevole e in altre opere evidenzia efficacemente le peculiarità della civiltà urbana mediterranea capace di fondere elementi sia slavi che neolatini. Purtroppo quando il richiamo dell’“opportunità politica” si fa così pressante le complessità storiche e culturali vengono accantonate a favore di una visione semplicistica e stereotipata.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Malgrado la vicinanza geografica, i Balcani ed i Balcanici sono poco conosciuti in Italia. Le cause sono molte; ne rileveremo la principale: che per studiare i Balcani occorrono una preparazione, una fatica e una pazienza non comuni.
Per viaggiare i Balcani, coll’intenzione di comprenderli, se non proprio di scoprirli, non bastano sei lingue: serbo-croato, bulgaro, greco, romeno, turco, albanese; il viaggiatore poi si accorgerebbe di aver bisogno anche di qualche dialetto. Chi poi mettesse il piede sul terreno palustre delle ricerche bibliografiche, non potrebbe camminare senza conoscere anche il francese, il tedesco, l’inglese, il russo, il ceco. Il mondo balcanico è un impasto di latinità, di ellenismo, di bizantinismo, di slavismo, di islamismo, di germanesimo, campi differenti e non accessibili a tutti. Per ciò coloro che si sono accinti a descriverlo o hanno dato lavori superficiali, oppure si sono arenati nella zona di prima penetrazione.
Di recente un giornalista tedesco (austriaco), Federico Wallisch, ha cercato di presentare un quadro nuovo, originale, folklorista dei Balcani, con un libro, intitolato Der Atem des Balkans (L’alito dei Balcani). In questo libro il Wallisch descrive l’uomo balcanico «dalla culla alla tomba».

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Scarica gratis: I popoli balcanici di Oscar Randi.