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Non si tratta di uno dei romanzi più conosciuti di Salgari, e fa parte di un breve “ciclo” insieme con un altro romanzo fra i meno conosciuti, Il Re dell’aria, anche quest’ultimo reso presto disponibile tramite Liber Liber. Sandokan e i Corsari non c’entrano, in questa storia avventurosa e di proto fantascienza ma decisamente “salgariana” che fu pubblicata nel 1904, con le illustrazioni di Rodolfo Paoletti, e poi ripubblicata numerose volte, anche recentemente e con altri illustratori.
L’azione si svolge in Cina, e gli eroi sono due sudditi dello Zar provenienti da Odessa, uno dei quali è un commerciante di the, l’altro un amico cosacco che lo accompagna. Accusati di un delitto e condannati a morte, vengono strappati al boia dall’improvvisa comparsa di un “mostro volante”, un aerotreno meccanico, guidato da un misterioso “comandante”, poliglotta e buongustaio. Il comandante promette di accompagnarli in salvo fuori dalla Cina, verso l’India o in Europa, dopo aver sbrigato alcune sue misteriose faccende, e li ospita sul velivolo, che incorre in alcune avventure in cui il ruolo dei cattivi è giocato dall’esercito manciù, dai Mongoli, dai Tibetani e così via.
La tecnologia che muove l’aerotreno, pur non essendo chiarita nei dettagli, non è la sola di cui si avvale il “comandante”, che utilizza anche un congelatore per conservare le sue prelibatezze gastronomiche. E il Comandante (o meglio, Salgari per bocca sua) si lancia in previsioni sull’avvenire del mondo, minacciato dalla sovrappopolazione, che fortunatamente non si sono verificate come immaginava (pag. 378 cap. xxvii):
«‒ Sicchè voi credete che fra due o trecento anni la nostra terra non sarà più capace di nutrire tutta la sua popolazione.
‒ Molto prima, signor Rokoff. Da un calcolo fatto da eminenti scienziati, parrebbe che quell’epoca fatale dovesse scadere dopo il duemila.»
Le avventurose vicende narrate, accompagnate dalle descrizioni di usi e costumi di popolazioni asiatiche, ricordano i Viaggi straordinari e le invenzioni di Verne, non tanto la mongolfiera di C**inque settimane in pallone, quanto il Nautilus e i suoi avventurosi viaggi sotto il mare, sotto la guida del Capitano Nemo.
La vicenda dei Figli dell’aria si conclude con la liberazione in luogo sicuro dei due simpatici russi, ma lascia irrisolti molti misteri sull’aerotreno ed il suo comandante, che solo il secondo volume potrà svelare.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Pekino, l’immensa capitale del più popoloso impero del mondo, che da migliaia d’anni si erge, al par di Roma, come sfida al tempo, a poco a poco s’immergeva fra le tenebre.
Le immense cupole a scaglie azzurre dai riflessi dorati dei giganteschi templi buddisti; i tetti gialli dal lampo accecante degli sterminati palazzi della corte imperiale; i mille ghirigori di porcellana del tempio dello spirito marino che racchiude le tre incarnazioni del filosofo Laotsz; i candidi marmi del tempio del cielo; le tegole verdi del tempio della filosofia; la foresta immensa di guglie e d’antenne sostenenti mostruosi draghi dorati cigolanti alla brezza; le punte arcuate di metallo dorato delle torri, dei bastioni, delle muraglie enormi della città interdetta, scomparivano fra le brume della sera. Il fragore però che si ripercoteva in tutti gli angoli della città mostruosa, quel fragore sordo e prolungato prodotto dal movimento di tre milioni d’abitanti, dal rotolare di miriadi di carri e di carretti e dal galoppare di cavalli, quella sera non accennava a cessare, malgrado il proverbio cinese che dice: «la notte è fatta per dormire».
Scarica gratis: I figli dell’aria di Emilio Salgari. Edizione Antonio Vallardi, 1930