The Aspern Paper, che fu pubblicato a Londra nel 1888, segna l’inizio della più abbondante produzione narrativa dell’autore, ma segue di qualche anno l’opera sua forse più conosciuta, The Portrait of a Lady. Si potrebbe quasi dire che dopo aver raccontato la vicenda di un matrimonio sbagliato, James racconti adesso la fuga da un matrimonio che sarebbe stato sbagliato ancor più. Ma The Aspern Paper è molto di più di questo, consolidando la piena maturità di James che costruisce un contrasto formidabile tra la apparente linearità degli avvenimenti narrati e la complessità e ambiguità della caratterizzazione dei personaggi, delle situazioni, della descrizione degli ambienti. Arnold Bennett disse che James

“è acuto e intricato come Meredith, ma non come Meredith materialista […] È un artefice straordinario. Voglio dire che costruisce con abilità squisita, infallibile, e scrive come un cherubino. Anche dov’è più manierato e esasperante, ci dice quel che ha da dirci…”.

In questo romanzo breve queste qualità emergono al massimo grado. La vicenda si svolge mantenendo sullo sfondo una Venezia – città amatissima dall’autore – morbida e crepuscolare di fine Ottocento che fornisce allo svolgimento della narrazione la sua anima e il suo corpo nonché una inquietante atmosfera spettrale, la più adatta a custodire, di fronte ad ogni intromissione, segreti e misteri forse inconfessabili.

La narrazione è in prima persona e al passato; il protagonista narrante è un critico americano in cerca di notizie sulla vita di un poeta suo connazionale – l’Aspern del titolo – della prima metà del XIX secolo. La vera identità del narratore non viene mai conosciuta dal lettore, ma a questi appare invece chiara fin dall’inizio la sua determinazione senza compromessi a servirsi di ogni mezzo per entrare in possesso dei documenti che Juliana Borderau, ultranovantenne che fu probabilmente in gioventù in rapporti intimi con Aspern, potrebbe avere conservato. “Non c’è bassezza che esiterei a commettere, quando si tratti di Jeffrey Aspern” afferma il narratore quando spiega l’iniziale tessitura del canovaccio sul quale tesse il suo intrigo.

Tramite un’altra connazionale, Mrs Prest, viene a conoscere le precarie condizioni economiche nelle quali vivono Juliana Borderau e la sua nipote di mezza età, Tina, ostinate nel loro isolamento dal mondo. Riesce quindi a penetrare sotto falso nome come inquilino nello spettrale palazzo in rovina nel quale le due donne vivono. Tra queste due donne e il nuovo inquilino si instaura quindi una dialettica bizzarra, fatta di avida ambiguità da parte della sospettosa Juliana, di ingenua speranza per la nipote Tina, e di infida sollecitudine messa in opera dallo sleale inquilino per guadagnarsi prima la fiducia e poi la complicità di Tina stessa. Doppiezza che Juliana riesce a mettere alla prova mostrando, con il pretesto di volerlo vendere, un medaglione con miniatura che ritrae Aspern. Il precipitare degli avvenimenti dovuto all’audacia imprudente del protagonista consente a Tina – la “vecchia ridicola, patetica e provinciale” – di ritrovare una per lei inusitata fermezza.

“Vicenda che sa di romanzo giallo” afferma Giovannetti, attento e delicato traduttore di questa prima traduzione italiana di una delle più importanti fatiche letterarie di Henry James, nella quale possiamo forse scorgere la rivelazione del suo segreto d’artista alla continua ricerca di riconoscimenti concreti e tuttavia, per una sua congeniale e insopprimibile contraddizione, fedele solamente a se stesso.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Avevo preso a confidente la signora Prest. Senza di lei in realtà avrei fatto ben poca strada, poichè l’idea decisiva di tutta la faccenda la dovevo soltanto ai suoi consigli d’amica. Era lei che, tagliando netto, aveva sciolto il nodo gordiano. Non si suole far credito alle donne d’alcuna larghezza di vedute, quando ci sia da agire; eppure esse vi danno qualche volta con singolare serenità in una questione uno scorcio ardito, cui gli uomini da soli non sarebbero mai arrivati. «Non avete che a farvi prendere in casa come inquilino». Non credo che da solo sarei mai arrivato a questo. Io facevo troppo larghi giri intorno all’ostacolo volendo essere troppo furbo e proponendomi ogni specie di combinazioni per diventare un semplice conoscente, quand’ecco la signora Prest suggerirmi felicemente che, per diventare un conoscente, non c’era di meglio che cominciar col farsi un inquilino di casa.

Scarica gratis: I documenti Aspern di Henry James.