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Il Cuore di De Amicis, un vero monumento della letteratura per ragazzi, conosceva solo lacrime e commozione almeno fino all’ormai notissimo e citatissimo Elogio di Franti di Umberto Eco, che ha avuto il grande pregio di “sdoganare” una riflessione più attenta e “sociale” sul famosissimo testo deamicisiano.
Non a caso successivamente in molti (tra i tanti Arbasino, Leo Chiosso, Cavazzoni) si sono espressi in modo critico analizzando personaggi e sentimenti narrati dal diario di Enrico. Ma a pochi mesi dalla prima pubblicazione di Cuore e dal suo crescente successo concretizzatosi in numerosissime edizioni successive e traduzioni nelle principali lingue, una voce – espressione di una sensibilità evidentemente diversa – ferocemente critica era comunque sorta. Ignorata e sepolta in pochissime biblioteche per quasi un secolo, è stata riscoperta nel 1985 da Marino Cassini che ne parlò nell’articolo “Barnard 1887: operazione al «Cuore»” pubblicato sulla rivista LG argomenti, rivista del centro studi letteratura giovanile a cura del servizio biblioteche del comune di Genova. Da allora il testo di Aloysius T. è entrato in qualche bibliografia relativa alla critica deamicisiana.
Mi sono dedicato molto, sfogliando decine di riviste e giornali d’epoca, per cercare di capire a chi poteva essere attribuito lo pseudonimo dietro al quale l’autore di quel lontano libretto aveva deciso di celarsi, ma non mi è stato possibile trovare indizi.
Aloysius concentra la sua attenzione soprattutto sulla scarsa verosimiglianza e la poca adesione al reale dei racconti del Cuore. La figura del padre di Enrico è messa più di una volta in ridicolo. La dimensione tendente a un sentimentalismo sdolcinato, che sembra volta a celare i contrasti evidenti tra realtà e fantasia, è stigmatizzata da Aloysius che considera “missione della stampa onesta l’assoggettarlo ad esame il più guardingo, perchè in materia d’istruzione elementare, la vigilanza non è mai soverchia.” Fa comunque riflettere il fatto che il “malvagio” Franti abbia goduto, ben prima della difesa di Umberto Eco, la possibilità di essere sottratto al ruolo manicheo di eterno e irrecuperabile “cattivo”.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
L’ebbi finalmente anch’io il libro preconizzato, che da due mesi irradia il mondo e titilla i nascenti impulsi d’amore nelle educande, nelle giovanette docenti, nei ragazzi linfatici, e molce i cuori di certe madri, le cui tenerezze ivi son rispecchiate nell’esuberanza de’ loro abbandoni. Ormai più di duecentomila anime lo lessero da capo a fondo, senza contare i barboni sapienti, che se ne sbrigano a salti, abbaiando poi una delle tre sentenze molto complesse: Bello – brutto – così, così… –; senza contare i diavoletti quasi sempre pigri alle sollecitazioni del papà, della mamma, dei maestri; sempre esultanti di scappare a quella penitenza, ove fortuna offra loro la felicità di dedicar ai sensi tutte le forze dell’organismo animale.
Molti diarî, più o men reputati, salutarono il nuovo testo educativo, quale un dono di mago benefico; l’hanno elevato a segno di vanto nazionale; lo decantarono qual nuovo serto di stelle sul capo dell’Autore, già carco di nimbi.
La Gazzetta del Popolo di Torino, 8 Marzo 1884, vuotava il suo – sacco nero – in onor di De Amicis, augurandogli buon imbarco e buon viaggio per l’America: «Tornate presto, e rendete più luminosa l’aureola di gloria che cinge il vostro capo. I nostri più vivi e schietti auguri al nostro illustre concittadino che si reca nel nuovo Mondo per tener alto il vessillo dell’arte italiana.»
Scarica gratis: Grinze nel «Cuore» di E. De Amicis di T. Aloysius.