Giuseppe D’Emilio e Arturo Fabra recensiscono Extra Omnes di Gaja Cenciarelli (Editrice Zona); segue un’intervista all’autrice.
Non «un altro” libro su Emanuela Orlandi e nemmeno «il» libro su Emanuela Orlandi, ma di sicuro un libro che dà fastidio.
Ci riferiamo a Extra Omnes di Gaja Cenciarelli edito da Zona, più di centocinquanta pagine fitte e documentate sulle inchieste che hanno ruotato attorno alla scomparsa della giovane Orlandi, uno dei casi infiniti più famosi degli anni Ottanta.
Il libro è parte della collana «900 storie» dove viene chiesto ad uno scrittore (come recita l’introduzione alla collana stessa) di ripercorrere con la memoria fatti recenti della nostra cronaca storica per renderli vivi, attuali e parte della propria esperienza di vita e di crescita. E in questo il libro è assolutamente riuscito.
Non solo: presenta con puntualità i risultati e le trascrizioni di interrogatori, telefonate e mistificazioni che hanno ruotato attorno alla scomparsa di Emanuela, a quella di Mirella Gregori, alla morte violenta di Alois Estermann (capo della Guardia Pontificia) e di sua moglie Gladys Meza Romero per mano di Cèdric Tornay suicidatosi poi a sua volta, ovvero l’unico delitto avvenuto tra le mura Vaticane degli ultimi cento anni.
La figura di Emanuela, per l’autrice, si affianca a quella di una sua compagna di classe e amica, Chiara, destinata a seguire la via della tossicodipendenza e a vivere in pochi anni l’intero arco di vita che una donna «normale» vive in almeno settanta. E ciò che resta nella memoria del lettore e della scrittrice è affrontare il senso di vuoto, della perdita «insensata» che è parte della vita. Perdita di una figlia che per i suoi genitori è il mondo intero, vissuta come notizia, come evento mediatico oppure come “sentito dire” da compagne di classe ed ex insegnanti. Una perdita davanti alla quale l’arma migliore è l’indifferenza.
Pensiamo che tutti, a parte i giovanissimi, ricordiamo bene i manifesti che tappezzarono l’Italia dopo la scomparsa di Emanuela, il suo volto e l’espressione che aveva. Rimasero appesi per tanto tempo finché non diventarono parte del paesaggio, del «rumore di fondo» della nostra vita. E nemmeno gli speciali televisivi dedicati al caso, le ipotesi messe sul tavolo da criminologi, esperti, giornalisti e chiacchieratori di professione alla fine riuscirono più a interessarci.
Lo sappiamo: in tante aree del mondo scompaiono migliaia di persone al giorno, ma in realtà non ci interessiamo nemmeno di loro.
L’indifferenza è forse una difesa per sopravvivere in un mondo frustrante, dove non esistono risposte certe, dove noi stessi impariamo, per poi insegnare ai nostri figli, che la maggior parte delle volte niente è bianco o nero, ma tutto è grigio, e che per questo non esistono strade sicure da percorrere.
Ma il libro si discosta da questo, pur presentando la figura di una ragazza in formazione, che inevitabilmente gioca essa stessa la carta dell’indifferenza per non guardare ciò che potrebbe risultarle fastidioso o troppo impegnativo. Il ritratto che ne esce è quello di una coetanea di Emanuela e Chiara che è rimasta viva non si sa per quale motivo. Perché, come Emanuela, sarebbe potuta scomparire per i motivi più diversi, oppure, come Chiara, avrebbe potuto intraprendere il cammino della tossicodipendenza. Eppure non è successo.
Il motivo? Inspiegabile, diremmo, esattamente come il motivo della scomparsa di Emanuela, e come la tossicodipendenza.
Ed è questo che suscita “fastidio” leggendo; perché non esiste una strada sicura, ma solo quella che percorriamo senza sapere esattamente dove ci porterà o quando o come finirà. Non aspettatevi risposte definitive, dunque, al caso Orlandi. Pensatela come volete, sperate che sia viva oppure convincetevi che sia morta, ma la verità è appannaggio di altri, così come il nostro è (soprav)vivere, un termine che Gaja Cenciarelli insegna a usare proprio in questo libro.
Iniziamo dalla tua vita, dal tuo lavoro…
Passo la vita abbracciata al computer. Sì, scherzo. Il computer non lo abbraccio, ma di sicuro il tempo che trascorro con lui, davanti a lui, per lui è più lungo di quello che passo con qualsiasi altro membro della mia famiglia. E il perché è presto spiegato: traduco libri, dall’inglese. Narrativa, saggistica. E di conseguenza, essendo i traduttori letterari la categoria più sottopagata e sfruttata del mondo dell’editoria (o una delle più), sono decisamente costretta a passare un’infinità di tempo in compagnia del PC. A ogni modo, adoro il mio lavoro, perché mi permette di stare ventiquattr’ore al giorno in compagnia dei libri, e già questo mi ripaga di tutti i sacrifici. Veder nascere un libro, sia traducendolo sia occupandomi dell’editing, è un’emozione seconda solo allo scriverlo!
Parliamo ora del tuo romanzo, Extra Omnes, magari partendo dal titolo, che significa “fuori tutti”, la frase che viene pronunciata nella Cappella Sistina quando si chiudono le porte, quando i cardinali devono restare soli per eleggere il nuovo Papa…
Sì, esatto. È proprio il momento clou in cui inizia il conclave, in cui il mondo esterno viene escluso. In qualche modo il titolo rende giustizia alla sensazione che ho avuto affrontando e studiando il caso di Emanuela Orlandi. A mio parere è come se il Vaticano avesse voluto escludere noi tutti da certe verità, tagliarci fuori, “lavare i panni sporchi” in casa.
Ho amato molto scrivere questo libro perché mi ha dato l’opportunità di trattare due eventi che per me, dentro di me, sono inestricabilmente legati. La scomparsa di Emanuela Orlandi – una ragnatela densa di interessi politici ed economici, al centro della quale, incredibilmente, c’era una ragazza di quindici anni – ha costituito uno spartiacque nella mia vita. Ha provocato una sorta di “crescita” improvvisa. Forse uno dei motivi per cui ho scelto di scrivere di questa vicenda è strettamente collegato a una ragione più personale, più privata: il senso di identificazione con Emanuela Orlandi, che quando è scomparsa aveva la mia stessa età. Non voglio e non posso permettere – è una sorta di dovere civile che avverto profondamente dentro di me – che su di lei cada il sipario del silenzio. Bisogna assolutamente continuare a parlare di tragedie come questa. Con il rispetto dovuto alle famiglie, beninteso. Tra l’altro, la vicenda di Emanuela per me si intreccia a una terribile esperienza personale che mi ha vista coinvolta da spettatrice, sì, ma interessata. Ed è il secondo eventi cui accennavo poc’anzi. La storia autobiografica che la scomparsa di Emanuela ha riportato alla luce è stata difficile da ripercorrere, ma credo di averlo voluto fare anche per rendere giustizia all’amica di cui parlo nel mio libro.
Giuseppe Genna, su Carmillaonline afferma che: “Gaja Cenciarelli con Extra Omnes realizza un’opera fondamentale, una tipologia precisa di lavoro culturale che su Carmilla ci siamo spesso auspicati venisse affrontata: Cenciarelli, coetanea della Orlandi, racconta il caso compiutamente, intrecciandolo con il proprio sguardo di ragazzina che, ai tempi del sequestro aveva 15 anni. I Settanta e gli Ottanta raccontati dalla prospettiva di chi li ha vissuti essendo bambino: una possibile soluzione e chiusura di ferite in una nazione a lacerazioni multiple, che paiono non suturabili”. Del resto, la collana “900 storie” dell’editrice Zona si prefigge proprio di assumere quest’ottica nel trattare avvenimenti recenti…
Sì, la collana “900 storie” diretta da Carlo D’Amicis si basa sulla fusione tra autobiografia e cronaca. L’autore che si prefigge di raccontare un “mistero irrisolto del Novecento” sceglie il caso che più di ogni altro per lui riveste – o ha rivestito – importanza anche nella sfera privata. È come un amo gettato nella memoria che si trascina dietro ricordi, sensazioni, emozioni.
Abbiamo qualche anno più di te (non diciamo quanti…) e ricordiamo di aver vissuto la vicenda di Milena Sutter con la stessa intensità che trasmetti nel tuo romanzo a proposito della Orlandi. Giuseppe ha un ricordo, in particolare: un giornale per bambini, forse il Corriere dei piccoli allegò a un numero un medaglione di latta che riproduceva il volto della rapita…
Il caso di Milena Sutter lo ricordo anche io. Ma allora, perlomeno – se non erro -, si riuscì a sapere che fine avesse fatto quella povera ragazza. Le circostanze e i moventi erano relativamente chiari. Non ci furono dubbi sulla sua esistenza in vita. Quanto a Emanuela Orlandi la situazione è più complessa e ancora più straziante per la sua famiglia. Non si sa se sia viva o morta, chi l’abbia rapita, come, dove l’abbiano portata, e soprattutto perché. Soprattutto “perché”.
Recentemente, a parte forse l’omicidio di Cogne, non ci pare di individuare degli avvenimenti (relativi in prima istanza a singoli individui) che hanno inciso sull’immaginario collettivo quanto la vicenda di Emanuela Orlandi. Si tratta di un nostro limite, di una nostra “perdita di sensibilità” o è un fatto oggettivo?
No, credo di poter essere d’accordo con voi. Il caso Orlandi è stato unico nella sua grandezza, intesa in senso ovviamente drammatico. Troppi temi cruciali sono stati toccati, troppe personalità coinvolte: lo sfondo al sequestro Orlandi era inquietante, una storia da fantapolitica. C’era il Papa, il cardinal Marcinkus, la mafia, il Banco Ambrosiano e Calvi, il blocco orientale e i servizi segreti dell’allora URSS e della Germania dell’Est, i lupi grigi. C’era tutto quanto bastava (e avanzava) per colpire la “fantasia” (e talvolta la morbosità) della gente. Non dimentichiamo i comunicati inquietanti del fronte Turkesh, gli appelli del Santo Padre e l’altra, terribile scomparsa – ancor più crudele, in qualche modo – di Mirella Gregori. Impossibile che un evento di una simile portata tragica non colpisse l’immaginario collettivo.
Assieme a Giuseppe collabori a vibrisselibri; tu che in questa “casa editrice anfibia” ricopri un ruolo di responsabilità, vuoi parlarne?
Vibrisselibri è nata da un’idea del vulcanico Giulio Mozzi, uno dei più importanti scrittori e talent-scout contemporanei. È una casa editrice on line ma, unica nel suo genere, è anche un’agenzia letteraria. Cosa significa questo? Il nostro slogan – inventato dal responsabile dell’Ufficio Comunicazione, Mauro Mongarli, valentissimo copywriter – recita “La carta non è tutto ma aiuta”. Le due collane presenti in catalogo si chiamano “Sans Papier” (narrativa), e “Anfibi” (saggistica). Quelli che pubblichiamo sono libri a tutti gli effetti: passano attraverso un competentissimo comitato di lettura, coordinato da Lucio Angelini, scrittore e traduttore, e da Luca Tassinari, lettore attentissimo e di grande cultura. I testi, una volta approvati dal comitato di lettura, arrivano in redazione, di cui io sono la responsabile, e affrontano editing, revisione e impaginazione. Una volta pubblicati on line – grazie all’aiuto del responsabile dell’Ufficio Web, Fabio Fracas – , entra in campo l’Ufficio stampa coordinato da Stefania Nardini, giornalista di lunga esperienza. Ai nostri libri manca solo una cosa: la carta. Sono come i sans papier francesi, cittadini senza documenti di una nazione che non li riconosce in quanto tali. E i testi pubblicati da noi non hanno la carta per entrare nella Repubblica delle Lettere. Il nostro scopo è procurar loro questo approdo cartaceo. La casa editrice finisce dove inizia l’agenzia letteraria. Per il momento abbiamo pubblicato due libri: L’organigramma, romanzo di Andrea Comotti, in cui il protagonista Nicotrain si trova a ripercorrere il tragico attentato di piazza Fontana, e il saggio Una tragedia negata di Demetrio Paolin, in cui l’autore analizza le tendenze della narrativa italiana contemporanea alle prese con la “descrizione” del terrorismo; vibrisselibri è una casa editrice a tutti gli effetti, insomma, ma a differenza delle altre case editrici on line, non si ferma alla Rete, convinta com’è che i libri “completi” siano tuttora quelli di carta.
Progetti futuri?
Sto scrivendo un romanzo che mi sta portando via ogni residuo di energia scampato alle traduzioni e all’impegno con vibrisselibri… Spero di poterlo finire in tempi non propriamente biblici.
Link e approfondimenti
- http://www.editricezona.it
- http://it.wikipedia.org/wiki/Gaja_Cenciarelli
- http://www.carmillaonline.com/archives/2006/09/001933.html
- http://www.vibrisselibri.net
- http://www.sinestetica.net (il blog di Gaja Cenciarelli)
Per acquistare il libro presso la libreria online “Webster”, partner di Liber Liber: