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(voce di SopraPensiero)
Pubblicato nel 1939 è l’ultimo testo di prose pubblicato durante la vita dell’autrice – Oltre uscirà postumo nel 1947 –. Sono prose di memoria: dedicato ai suoi soggiorni a Pavia (“Rossa Pavia città della mia pace”) il primo libro del volume, a testimonianza dei soggiorni autunnali della scrittrice sull’onda dell’amicizia con la nobildonna pavese Luisa Boerchio, dei quali ci dà anche notizia Cesare Angelini con il quale Ada Negri ebbe intensa amicizia epistolare. Pavia dedica alla scrittrice una via, un vicolo attorno alla chiesa di Canepanova, da lei assiduamente frequentata.
I libri successivi sono punteggiati di ricordi e riflessioni; frammenti di vita tranquilla, agreste, ma anche sulle rive del Mar Ligure. Campeggiano i capitoli su Spante, borgo umbro, e sulla casa in Liguria, a Spotorno. Non manca il ricordo di due straordinarie figure femminili: Eleonora Duse e Madre Cabrini che di Ada Negri fu concittadina.
Disponibile on line l’audiolibro a questo indirizzo:
con lettura un po’ monotona ma comunque perfettamente fruibile.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
A una finestrella della casetta del campanaro, che s’appoggia alla Torre di Città, di fianco al Duomo, una donna giovine rammenda calze. La finestrella è bassa, al livello d’un mezzanino. Altre calze appena lavate son distese ad asciugare a una corda che va, nell’interno, da un lato all’altro della finestra. Certo, lí c’era un’inferriata al posto dell’intelaiatura a vetri; e, se ancóra vi fosse, vi starebbe meglio, dato l’insieme. Fra la mole quadra, massiccia, pesante dell’antichissima torre e quella grandiosa del Duomo che, con la severità della facciata, il bianco contrasto delle due logge a colonnine sul bruno fosco della pietra, il fastigio del cupolone, schiaccia quanto si trova dintorno, la donna del popolo agucchiante alla finestra appare come un’umile cosa, un niente umano perduto fra secolare immobilità d’architetture. Ma, in lei, che grazia! S’indovina, dalla piccolezza delle calze messe ad asciugare, un bambino nella casa: un tombolotto che forse sta facendo la siesta, o gioca co’ suoi balocchi.
La donna è bella, con trecce nere ravvolte sulla nuca, un profilo sereno chino sul rammendo. Non la intimidiscono per nulla i due monumenti pieni di storia che la serrano in mezzo, guardandola dall’alto. Effimera, compie lietamente il lavoro che lega con semplici atti la sua vita breve alle cose eterne.
Scarica gratis: Erba sul sagrato di Ada Negri.