La “guerra mondiale” del titolo è, naturalmente, la guerra del 1914-18: nel 1921 quando uscì il primo volume, era la guerra mondiale per antonomasia. Curiosamente, la cronistoria non inizia nel 1914 o in altra data di poco precedente, – magari nel 1906 con il trattato di Algeciras per la spartizione del Marocco – ma addirittura l’autore fa risalire le notizie al 1878, quando la sconfitta della Turchia con la Russia diede il via al progressivo disgregamento dell’Impero ottomano, gettando le basi per nuovi conflitti, che culmineranno nelle guerre balcaniche del 1912-13 e poi nella Grande guerra.
Divisa in due volumi, l’opera non è una storia organica, ma una raccolta di materiali, di notizie, da utilizzare per una eventuale futura storia. L’impressione è quella di essere un lettore di giornali contemporanei, interessato alle notizie politiche, militari e sociali. L’autore è cosciente – e se ne scusa – dei limiti di tale raccolta, condizionata dalla censura governativa, dalle notizie propagandistiche e dalla difficoltà di ottenere pubblicazioni da paesi stranieri, specialmente quelli nemici. In particolare quando sarà il momento di riportare le notizie della guerra civile russa, susseguente la rivoluzione del 1917, dichiarerà espressamente che le notizie sono pubblicate per puro scrupolo di cronista, ma non avranno alcun grado di certezza.
Il primo volume, come detto, comincia dal 1878 ed arriva alla conclusione della guerra. La prospettiva globale delle notizie è interessante per un lettore abituato a considerare soltanto il fronte italiano o – se va bene – il fronte occidentale franco-tedesco. Conoscendo i fatti della Seconda guerra mondiale, è facile trovare spunti curiosi: si scopre per esempio che la Norvegia ha avuto un ruolo importante nel mettere in difficoltà la guerra sottomarina dei tedeschi (forse è per questo che nel 1940 la Germania occupò senza preavviso Norvegia e Danimarca), e che l’ambasciatore del Giappone, alleato dell’Intesa nel 1914, e aggressore degli USA nel 1941 dichiarò:
«L’ambasciatore giapponese a Washington dichiara che “è una mostruosità politica credere il Giappone capace d’allearsi col Messico contro gli Stati Uniti, una mostruosità morale credere il Giappone capace di servire gl’interessi della Germania. Il Giappone ha una concezione dell’onore che differisce sensibilmente dalla concezione che ne hanno i Tedeschi. Il Giappone s’è impegnato per l’onore verso i suoi alleati e combatterà con essi sino alla fine. Parlo in nome del mio Imperatore e del mio Governo.”»
Per quanto riguarda l’Italia, si legge che la mattina di Caporetto (24 ottobre 1917):
«Il ministero della Guerra, generale Giardino, annunciando l’imminente offensiva austro-germanica, proclama che l’Italia non teme l’attacco e che la Patria è inviolabile. La Camera vota per acclamazione l’affissione del discorso.»
e il siluramento di Cadorna viene annunciato come una promozione:
«In tale Comitato entrano i generali Foch per la Francia, Wilson per l’Inghilterra, e Cadorna, che perciò lascia l’ufficio di Capo dello Stato Maggiore, per l’Italia.»
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
Quando, al cominciare della guerra, accettai dal comm. Hoepli l’incarico di scriverne la cronistoria, nè egli, nè io, nè alcun altro pensava che essa avrebbe durato tanto a lungo e preso tanta estensione. Ricordo che sui giornali di allora si discuteva se la guerra sarebbe durata sei settimane o sei mesi, e che per poco non veniva tacciato di pazzo chi s’arrischiava a parlare di un anno. Anche quelli, che, pure avendo salutato con gioia l’istituzione della Corte d’arbitrato dell’Aja, non nutrivano una eccessiva fiducia nella sua efficacia per dirimere i conflitti internazionali, e quelli che non giuravano sul «nuovo Vangelo», come molti lo chiamavano, dell’Angell, il quale, con copia di fatti e vigore di dialettica, voleva dimostrare che una guerra fra le grandi Potenze non era possibile, per l’interdipendenza economica delle Nazioni, erano tuttavia convinti che le condizioni e relazioni economiche dei vari Stati non avrebbero permesso più che una guerra di pochi mesi, a meno di voler correre incontro a irreparabili disastri economici.
Le profezie degli un e degli altri ebbero nei fatti la smentita più solenne.
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