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Siamo al quinto ed ultimo Tomo della Cronica di Matteo Villani. Vi sono contenuti il Libro X (103 capitoli) e il Libro XI (102 capitoli), del quale, a partire dal cap. 61, il cronachista diventa Filippo Villani, essendo il padre Matteo deceduto nell’epidemia di peste del 1363.
Il codice Ricci, da cui è tratta questa edizione è mutilo delle pagine conclusive del Proemio, di tutto il capitolo secondo e dell’inizio del terzo capitolo del Libro X.
Nei capp. 24-25 Villani narra di come si scoprì una congiura di alcuni fiorentini e fa i nomi di Niccolo di Bartolo del Buono, e da Domenico di Donato Bandini. Se, secondo alcuni storici di allora, i personaggi e la congiura non fossero particolarmente rilevanti, oggi invece si tende a leggere nell’interpretazione dell’evento da parte di Matteo Villani un maggiore acume politico, per aver letto in questo evento un diffuso sentimento di ostilità contro la linea autoritaria impressa al governo fiorentino di parte guelfa. Normalmente i capitoli sono molto brevi, ma in questo caso, come nel caso dell’assedio di Cesena (Volume terzo. Libro VII), l’autore si diffonde in dettagli. Come in altri libri, alle informazioni relative agli scontri ma anche alle relazioni diplomatiche tra i comuni italiani e tra gli stati e allo spadroneggiare in Italia delle compagnie di ventura ‘d’oltramonti’, si alternano le narrazioni di eventi naturali straordinari o pestilenze ma anche due singolari racconti su un «dimostramento di smisurato amore di padre a figliuolo» (cap.32) e un «contrario esempio d’incredibile crudeltà di madre» (cap. 33).
Il libro XI chiude la Cronica. Dopo il cap. 60 in cui Matteo Villani descrive l’invasione di cavallette – che egli chiama ‘grilli’ ‒ nelle parti di Ancona, la mano passa al figlio Filippo. È il 1363 e Matteo muore nella nuova epidemia di peste. Filippo, nel proemio alle sue pagine, racconta la morte del padre e indica i motivi che lo spingono a «seguitare di scrivere».
Nel testo ci sono lacune dal cap. 92 al cap. 95. Le relazioni di Filippo si alternano da molto stringate a molto estese e dettagliate. Particolare cura è data nella descrizione delle compagnie di ventura di provenienza inglese e il loro ingresso in Italia nel febbraio 1364, nel cuore di un inverno particolarmente aspro e pungente. Tra i vari loro capitani è citato Giovanni Aguto o Acuto (cioè John Hawkwood) ‒ si ricordi il bellissimo monumento equestre in affresco eseguito da Paolo Uccello (1436) e conservato nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze – , il quale fece ‘patto’ con i fiorentini per non aggredire più la loro città ma per assisterli nelle loro campagne contro i comuni nemici. A dì 29 luglio 1364 a Cascina, in un ennesimo scontro, i fiorentini vincono i pisani e la presenza e la capacità di Acuto, ‘volpone vecchio’ e ‘sagace messere’, sono fondamentali per la vittoria e per il raggiungimento della pace.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del X Libro:
La superbia, la quale prima nel cielo mostrò la sua malizia, se nelle menti terrene si trova non è da maravigliare, considerato che l’umana natura indebilita per lo peccato del primo uomo è ne’ vizii inchinevole e pronta. Questo peccato quanto sia grave, e quanto sia in ira di Dio, per lo suo fine l’ha sovente mostrato; porne alcuno esempio in nostri ricordi forse non fia da biasimare, se non da coloro che per morbidezza d’animo sono amatori delle brevi leggende, o da coloro che per tema di spesa veggendo la moltitudine de’ fogli non osano fare scrivere. Serse re d’Asia, avendo avuto più tempo nelle guerre prospera e felice fortuna, insuperbito, lo mare coperse di navi, e intra Sesto e Abido, due isolette di mare, per pomposa memoria di suo innumerabile esercito sopra le navi fè ponte, e a riceverlo tutta la Grecia non parea sofficiente, nè a ricevere nè a pascere la sua brigata; e infine da poca gente vituperato e sconfitto, e in uno piccolo legno tornò in suo paese morta tutta sua gente. Sennacherib maravigliosamente esaltato per beneficio della ridente fortuna, con l’animo altero montò sopra le stelle spregiando gli Dii, e massimamente quello degli Ebrei, come se fossono minori e meno possenti di lui; costui veggendo l’esercito suo tagliato, vilmente fuggì, e nel tempio degl’Idoli suoi da’ suoi proprii figliuoli vilmente fu tolto di vita. Dario re potentissimo, più volte sconfitto dalla poca gente d’Alessandro re di Macedonia, infine da’ suoi propri congiurenti vilmente fu morto. Ciro re di Persia e di Media, eccellentissimo di potenza….
Scarica gratis: Cronica. Tomo V di Matteo Villani e Filippo Villani.